A Milano sappiamo quanto vadano di moda le Smart e in genere le city car. Questa passione per le micro auto, che consumano poco e si muovono agilmente, ha radici lontane.
Fu il tedesco Mosè Max Turkheimer, giunto in città giovanissimo con la propria famiglia, ad avere la brillante intuizione. Dopo avere iniziato con la produzione di bici e motociclette in via Lanzone, nel 1905 costituì una società denominata O.T.A.V., acronimo di Officine Turkheimer Automobili e Velocipedi, con sede produttiva in via Lambro.
L’idea era quella di produrre piccole vetture a due posti spinte da un semplice ed economico motore motociclistico di circa 800 cc.
Offrire cioè sul mercato una vettura ben diversa da quelle che si erano fino ad allora viste in circolazione, grosse, costose, adatte solo a nobili e ricchi con autista.
Lo scopo era quello di conquistare una nuova fetta di mercato: la borghesia milanese.
Nel listino fu inserito un solo modello, da 5,5 HP, che fu costruito in circa duecento esemplari. La carrozzeria era allestita dall’affermata Castagna di Milano, che in quegli anni già collaborava con Benz e Fiat.
Le vendite andarono bene il primo anno, considerando anche il discreto numero di vetture vendute all’estero. Le O.T.A.V. riuscirono anche a dimostrare il loro valore in alcune prove sportive e di resistenza.
Tuttavia, ben presto l’offerta superò la domanda, e la crisi societaria sopraggiunse già alla fine del secondo anno di vita. Nonostante la fusione con la Junior di Torino, la O.T.A.V. cessò l’attività nel 1909.Sembra che avesse anche tentato, in ultimo, come dimostrerebbero alcune fotografie, di mettere in produzione un secondo modello, questa volta un’automobile di maggiori dimensioni.
Max Turkheimer tornò così ad occuparsi di motociclette e velocipedi, e la loro produzione continuò per molti altri anni. La ditta passò infatti al figlio e al cugino, ed ebbe fortune alterne fino alla seconda guerra mondiale.
MAURO COLOMBO
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