Milano, lo sappiamo, ha spesso fatto da apripista ad ogni nuova ideologia. Così, anche in campo funerario, non appena il governo Depretis, per bocca del suo ministro Nicotera, autorizzò la cremazione del cadavere di Alberto Keller (1800-1874), rito da lui stesso richiesto per testamento due anni prima, la città non si fece trovare impreparata.
Il Maciachini aveva già realizzato il Tempio crematorio all’interno del cimitero Monumentale (pagato dallo stesso Keller), e così il 22 febbraio 1876, si ebbe la prima cremazione d’Italia, una delle prime d’Europa.
Fu utilizzata una semplice ara in pietra con fiammelle alimentate da gas illuminante (il gas che alimentava i lampioni stradali e le abitazioni dei ricchi), su progettato degli scienziati Celeste Clericetti e Giovanni Polli.
Dopo questa prima cremazione quasi simbolica, ne seguì una seconda con scarsi risultati. Il 17 marzo 1877 il terzo esperimento, sul corpo di un anziano morto all’ospedale per senilità, diede risultati ancora insoddisfacenti, visto che al termine del procedimento (durato due ore e mezza e costato un’ingente cifra, a detta del Corriere della Sera che seguì l’evento) il peso della salma superava i 3 chili, vale a dire il doppio di quanto ci si aspettasse.
Fu poi lo scienziato Paolo Gorini (1813-1881) a perfezionare un diverso tipo di forno, che prese il suo nome. La cremazione avveniva con fascine di pioppo o altra legna dolce sul principio della fiamma indiretta; la salma, era spinta all’interno del forno per scorrimento su rotelle. Poi veniva investita orizzontalmente per tutta la sua lunghezza dalla testa ai piedi dalle fiamme generate da una fornace a legna sistemata dietro e sotto il capo stesso. Il camino del fumo scendeva dapprima in basso sotto i piedi della salma per poi salire nel fumaiolo.
All’inizio di questo una seconda piccola fornace a legna bruciava ogni residuo. Il consumo era di circa due quintali di legna per la durata di due ore. Questo rivoluzionario metodo crematorio fu applicato dal 1877 presso il cimitero di Riolo, a Lodi. Successivamente, il metodo Gorini venne allestito nel Tempio del Monumentale, in sostituzione del vecchio e deludente sistema Clericetti-Polli.
Nonostante i tentativi di screditare la cremazione, osteggiata da più parti (ricordiamo il libretto del sacerdote Giacomo Scurati: “Se sia lecito abbruciare i morti“), sempre più persone disponevano per testamento che il loro corpo venisse ridotto in cenere. Nel 1896 fu necessario pertanto ampliare il tempio crematorio: l’architetto Augusto Guidini aggiunse verso il retro una nuova sala, capace di ospitare ben quattro forni metodo Gorini, chiusi da battenti in materiale refrattario. Gli stessi che, ormai in disuso dagli anni settanta, possiamo oggi vedere in stato di macabro abbandono.
Bibliografia
Gorini, P. “Sulla purificazione dei morti per mezzo del fuoco. Considerazioni, sperimenti e proposte” Milano, N. Battezzati, 1876
Scurati G. “Se sia lecito abbruciare i morti”, Milano, Tipografia S.Giuseppe, via S.Calocero, 1885
Corriere della Sera, 18 marzo 1877
MAURO COLOMBO
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