Beppe Sala per Milano città stato? Settembre si apre con un’intervista al Corriere in cui il sindaco, interrogato sulle prospettive del governo. elenca alcune delle ragioni dell’istanza di Milano città stato che chi ci segue conosce bene e che in questo astratto evidenziamo con il grassetto. Rilanciamo ancora una volta la richiesta a Sala: appoggiarci per una formale richiesta per trasformare Milano in una città regione coinvolgendo l’intera comunità dei milanesi e tutte le forze politiche e sociali del territorio, senza bandiere di partito o di personalismi, con al centro solo il futuro di Milano. Di seguito alcuni estratti dell’intervista che potete trovare qui: Intervista a Sala: “L’autonomia? Ai Comuni”
INTERVISTA A SALA SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 1/9/2019 (ESTRATTO)
Quali riforme?
«Vorrei che si profilasse una nuova stagione municipalista supportata da una nuova agenda urbana. Negli ultimi anni i Comuni hanno fatto meglio dei governi che si sono succeduti. I Comuni hanno ridotto il debito, lo Stato lo ha aumentato. Alla fine del mio mandato Milano ridurrà il debito del 15 per cento, pur avendo investito molto. Dare più poteri ai sindaci significa ripristinare l’equilibrio tra poteri e responsabilità. Noi sindaci abbiamo meno poteri e più responsabilità e ci aspettiamo più attenzione da questo governo».
In che modo?
«Nessuno è contrario all’autonomia ma è assurdo il modo con cui si sia tentato di dare più poteri alle Regioni. Una delle speranze che ripongo in questo governo è proprio il ribaltamento della logica autonomista. Anche i Comuni dovrebbero avere più autonomia».
Lo ritene possibile?
«Sì. Faccio notare che i sindaci delle più grandi città sono del Pd e dei Cinque Stelle e si possono riconoscere in questo governo. Chiamo a raccolta i colleghi sindaci: lo ripeto serve una nuova agenda urbana».
Il partito dei sindaci?
«Non lo vedo all’orizzonte. Io parlo con Appendino e Raggi, ma se si tenta di fare sintesi, le divergenze verrebbero a galla. Ritengo però che tutti saremmo allineati a lavorare sull’agenda urbana».
Quale altro capitolo c’è nell’agenda delle riforme?
«Credo che la priorità sia ridefinire le responsabilità tra centro e realtà locali. Ritengo ingovernabile un Paese con 8.000 comuni, 80 province, 15 ex province, 14 città metropolitane, 20 regioni. Una macchina infernale, impossibile da gestire. Si diano più poteri ai Comuni e si aboliscano province e si ripensino radicalmente le città metropolitane».
Lo dice da sindaco della città metropolitana?
«Per come anche all’estero intendono le città metropolitane in Italia solo 2 o 3 ne avrebbero i titoli. In ogni caso, si può dare vita a una nuova stagione di governo che lavori alla sburocratizzazione e alla semplificazione degli enti locali».
APPLAUDENDO LE SUE PAROLE, Rilanciamo ancora una volta la richiesta a Sala: appoggiarci per una formale richiesta per trasformare Milano in una città regione coinvolgendo l’intera comunità dei milanesi e tutte le forze politiche e sociali del territorio, senza bandiere di partito o di personalismi, con al centro solo il futuro di Milano.
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