Definirlo solo un (talentuoso) bassista sarebbe riduttivo. Perché Saturnino Celani una ne pensa e cento ne fa. Noto per la sua storica collaborazione con Jovanotti (“l’incontro con Lorenzo è sui Navigli, a Milano, nel 1991”) è diventato anche imprenditore nel mondo della moda. Dopo la Saturnino Eyewear, ha creato le Saturnino Shoe e SatuSocks: calzini sia per uomo che per donna, fatte in cotone pettinato effetto spugna, dai colori brillanti. Vendute solo online. Ma come trascorre la sua giornata tipo a Milano?
24 ORE non stop a MILANO con SATURNINO
# “Sono arrivato a Milano che non conoscevo nessuno”
Marchigiano doc, forte è anche il legame con Milano. “Senza dubbio è una città che ti assorbe, ti influenza e ti ispira – ammette- Arrivai da Ascoli Piceno nel 1989, avevo 20 anni, me lo consigliò il mio insegnante di basso elettrico: “Vai a Milano, lì potrai trovare persone con cui condividere i tuoi progetti”, mi disse. E così feci. Quando arrivai non conoscevo nessuno. Ma da subito ho capito che qui tirava un’aria diversa. Lo stesso anno suonai in pubblico, prima nell’Aula Magna della Bocconi facendo le cover dei Police, e poi in un bel locale, il Tangram con il chitarrista Gigi Cifarelli. Quella sera mi ascoltò Patrick Djivas, il bassista della PFM. Mi disse che gli ero piaciuto e qualche anno dopo mi chiese di andare in sala di registrazione per incidere con Gatto Panceri”. Ma qual è la giornata tipo del bassista e imprenditore? Ecco l’intervista di Saturnino Celani per noi.
# Raccontaci la tua giornata tipo
Suono perché mi piace improvvisare. Le pianificazioni non mi sono mai andate molto a genio. Non riesco a darmi una routine. Non c’è una regola fissa, il mio lavoro è vario come ubicazione e contenuti. Ci sono giorni dedicati al business, con call e meeting, e altri dedicati alla creazione artistica. Magari comincio la giornata pensando “Questa mattina vado in show room poi lungo il percorso ricevo una telefonata e così stravolgo l’idea di partenza”. Il mio telefono per fortuna squilla spesso e accetto volentieri le proposte che mi piacciono. Quando devo registrare passo magari una giornata intera in studio, lo studio di registrazione è come un vero strumento. Milano offre il meglio. C’è lo studio di Pino Pischetola detto “Pinaxain via ia dei Fontanili, uno dei più bravi sound engineer in Italia. La prima sala di missaggio certificata Dolby Atmos in Italia. Domani vado da Daniele Lazzarin, in arte Danti mi stimola tantissimo. Da Cesare Marocco ho registrato la colonna sonora per “Marco inedito”: il documentario sugli ultimi cento giorni di Marco Pannella, diretto da Simona Ventura, e realizzato a quattro mani con il suo compagno, Giovanni Terzi. È stata davvero una bella esperienza. È importante che i giovani conoscano Pannella, gli dobbiamo le grandi battaglie di libertà.
# Sei un musicista di successo, perché creare un brand di occhiali e poi di calzini e scarpe?
L’accessorio è proprio ciò che più mi piace: deve essere sempre un dettaglio importante, deciso, con carattere, perché è dai dettagli che si denota l’originalità delle persone. Con gli occhiali tutto è partito quando un mio vecchio paio di “Ray-ban Wayfarer”, acquistato a New York molti anni prima in un negozio di occhiali vintage, si è rotto e, non potendo risaldare la parte lesa, il mio ottico mi ha detto “perché non realizzi una tua linea di occhiali”. Ho un socio illuminato e un team fantastico che mi ha accompagnato finora. Per i calzini mi affido a un calzificio storico in provincia di Lecce. Le Saturnino Shoes sono il risultato di un eccellente lavoro di squadra, a quattro mani con il designer Luigino Cardinali. Sono prodotte a Montegranaro, nelle Marche, distretto calzaturiero per eccellenza, secondo la tradizione del “fatto a mano” e del “su misura”. Non sono sneaker ma vera scarpe da riposo con suola in gomma e le puoi risuolare all’infinito avendo fondo a cassetta. Si possono ordinare solo online. Tempo di lavorazione tre settimane e ti arrivano a casa. Stiamo lavorando ad uno sviluppo dell’anfibio, il super-anfibio, pensato per i grandi palchi…La scarpa on stage ha la stessa importanza sul palco che ha il sottocasco per i piloti di Formula 1.
# A che ora ti svegli?
Mi piace svegliarmi presto per avere più tempo a disposizione per la giornata, che è sempre troppo breve quando hai il privilegio di fare quello che ti piace. Alle 8 sono già operativo.
# Il primo pensiero?
Un pensiero di gioia, per avere accanto a me Alberta (Alberta Bargilli, produttore esecutivo Rai cultura, lavora negli studi di corso Sempione, ndr). Ho trovato la persona giusta. Sono ormai quasi due anni che stiamo insieme. Un po’ lei a casa mia o io da lei e mi sto impegnando perché questa storia continui ad essere bellissima. Come diceva John Lennon: “L’amore è come una pianta preziosa. Non puoi solo accettare di riceverla e lasciarla appoggiata sulla credenza o fare finta che sopravvivrà da sola. Dovrai continuare ad innaffiarla. Dovrai davvero prendertene cura e nutrirla”. E poi può sembrare banale mi sveglio contento di essere vivo e in buona salute. Quando avevo 14 anni sono stato vittima di un incidente abbastanza grave, rimasi otto mesi su una sedia a rotelle. Il lato positivo della faccenda? Con il rimborso assicurativo decisi di investire tutto nell’acquisto di strumenti musicali”.
# Come inizi la giornata?
Avvio le cose con calma, non amo entrare di corsa nella giornata. Circa mezz’ora di piegamenti braccia gambe e allungamenti per accelerare il metabolismo. Un’abitudine che ho preso durante il terribile lockdown e ho mantenuto, prima andavo in palestra. La colazione è un rito a cui tengo moltissimo: tre uova strapazzate senza nulla solo un pizzico di sale, una moka 4 tazze e kefir magro con mirtilli, poi un integratore la carnetina di due grammi. Di fronte piazzo il computer e seguo sempre una serie televisiva di Netflix che magari ho già visto in italiano e la rivedono in lingua inglese senza sottotitoli per fare pratica di inglese, è un metodo molto utile, me lo ha suggerito un insegnante di inglese per memorizzare le parole, se ci sono in sottotitoli non funziona. Infine rispondo alle mail, faccio zapping a caccia di notizie, con un occhio ai social. Ho appena comprato su Amazon una T-shirt vintage degli Smiths.
# La beauty routine?
Una volta un bimbo molto piccolo mi ha chiesto: “Ma perché tu non hai i capelli?” e io ho risposto: “Perché mi crescono già tagliati”. Mi faccio pochissimo la barba ma passo tanto tempo a radermi la testa. Deve essere impeccabile. E devo dire che la testa è abbastanza complessa come rasatura. Una doccia calda è la soluzione migliore per preparare la testa alla rasatura: ammorbidisce il capello e rilassa la pelle. Per detergere la cute uso lo stesso gel doccia allover capelli e corpo. A questo punto sono pronto per uscire. Prima giro fuori con Oliva. Vengo spesso a passeggiare al parco Sempione, che è vicino, molto vicino, a casa oppure facciamo un giro dell’isolato, Oliva ha memorizzato tutti i negozi dove le danno i biscotti.
# Ore 11
Dipende. Poche settimane fa sono andato con l’amico Massimo Poggini, un giornalista musicale di razza (autore della biografia di Saturnino Testa di basso) a parlare con gli studenti del liceo Manzoni di musica e di Lucio Dalla che lo racconta in un bel libro Immagini e racconti di una vita profondo il mare . Mi sono portato il basso e mi anno chiesto di suonare qualcosa. È stato il momenti più sfidante, perché avere la loro attenzione non è semplice. Una persona libera eterno sperimentatore. Oggi c’è molto conformismo e poca ispirazione autentica. È fondamentale invece creare itinerari di ascolto alternativo. Ai ragazzi ho detto: “non siate conformisti. Non sentitevi sbagliati a non seguire il branco. Non soltanto in fatto di gusti musicali.”
# Pausa pranzo
Dipende. A volte salto persino il pranzo. Se sono in casa, in zona Sempione c’è “La taverna dei golosi”, è come se fosse la mia cucina di casa: petto di Pollo alla Griglia con Zucchine…oppure un’insalata o un’ottima sfogliatina di ricotta e carciofi. Se sono nello show room, scendo da Eataly, che ho praticamente sotto l’ufficio. Mi piace anche il caffè della Triennale con le grandi vetrate che affacciano sul Parco, un posto delizioso e dopo faccio un giro anche al bookshop firmato da Patricia Urquiola, strepitoso. Ma soprattutto, per me, il massimo è telefonare last minute a un amico o ricevere una telefonata inaspettata: “Sei libero? Ci vediamo a pranzo?”.
# Ore 15-19
Il momento privilegiato, quello della solitudine creativa. Adesso sto scrivendo pezzi per un progetto solista e ne ho realizzato un altro di stampo post punk con un quartetto femminile, flauto violino viola e tutti i giorni il basso, Il rapporto con lo strumento ha bisogno di una frequentazione costante anche mezz’ora ma tutti i giorni… ascolto musica. Sono un compulsivo musicale. Quindi, da compulsivo, mi piace saltare di palo in frasca a seconda di quello che mi emoziona. Più la ami, più ne vuoi conoscere e ne scopri di nuova. Adoro Il vecchio e immortale vinile. Benché l’audio digitale abbia sicuramente parametri di nitidezza pressoché insuperabili, il vinile ha qualcosa che va oltre il semplice ascolto, chiede raccoglimento, attenzione, tempo, un po’ come la cerimonia del the giapponese o la cottura della pasta. Un classico che amo ascoltare e riascoltare è Unknown pleasure dei Joe Divisionoy Division. L’album contiene dieci canzoni che oramai sono diventate leggenda; la chitarra sputa scintille come una fiamma ossidrica. Con il basso a reggere spesso l’impalcatura del tutto. Poi, all’improvviso, si abbatte una pioggia di note che provoca in profondità sussulti dell’io e in superficie tende un agguato alla nostra pelle.
# Il piacere non conosciuto di Saturnino quel è stato?
Mi è capitato di ascoltare per caso un brano di Giorgio Gaber che non conoscevo Un’illogica allegria. L’illogica allegria di cui parla Gaber che spesso ci sorprende, è quel un momento in cui ad un certo punto, da solo, realizzi che anche se il mondo va in rovina, riesci a trovare in piccole cose un motivo per stare bene. Per me è stata un’illuminazione. Accidenti mi sono detto, ho un presente meraviglioso e ero sempre proiettato avanti, a domani. Il piacere non conosciuto è questa cosa qui: essere nel presente, in quello che stato facendo, dicendo e ascoltando, è una gioia che non conoscevo.
# Qual è l’ora più bella della giornata?
Il tramonto, al parco Sempione. Il sole che tramonta all’orizzonte è una musica all’ultime sue note. Non mi ritrovo invece nel rito milanese dell’aperitivo non bevendo alcolici. A 17 anni sono andato in coma etilico e poi non ho più bevuto.
# Ore 20
Cena in casa. E spesso in compagnia di amici. Alberta è bravissima ai fornelli, io mi occupo dell’acquisto delle materie prime di qualità, alla base del successo dei piatti… In casa mi piace starci. Ascolto musica, suono, leggo e cerco di riordinare le idee. Nella sala con il grande divano bianco, tutto ruota intorno a un proiettore e all’impianto home theatre B&W, un vero cinema. Vivo la casa in modo molto intenso: non ci sono proprio, o non ne esco quasi. Ma con un non so che di passeggero: l’ho presa in affitto in una zona di Milano che mi piace molto vicino al Parco Sempione, in realtà mi voglio sempre sentire pronto alla fuga. In realtà un trasloco improvviso sarebbe una bella fatica: la casa, che nasce minimalista, poi è diventata massimalista, perché si riempie di cose, non riesco a fare il cosiddetto riordino io. Sono un accumulatore seriale, ci sono 4.500 cd. E tutti i regali dei fan. Una volta ho ricevuto il calco della mia testa in una scatola da parte di una ragazza. Come diceva Oscar Wilde: “il superfluo è l’essenziale”.
# Ma non eri il principe delle notti milanesi?
Era un periodo in cui ero da poco tornato single e spesso uscivo con l’idea di rimorchiare. Se mi invitano a una festa ci vado volentieri se mi piace, ma ho molto ridotto il presenzialismo fine a sé stesso. Salvo eccezioni. Sono stato a sentire Paolo Conte alla Scala. Francamente non ho capito le polemiche che hanno preceduto il concerto, perché lui in quel tempio ci può entrare e può farlo senza profanare nulla. Fra un concerto in uno stadio e quello in un teatro c’è la stessa differenza che passa fra un pranzo con cinquanta invitati e una cena a due a lume di candela: perché abbiamo l’ambizione di creare musica da ascoltare, non da ballare. Nei teatri c’è un silenzio religioso. Nel mio piccolo a febbraio con il coreografo e danzatore Nicola Galli presentato in prima assoluta Zelig, una commistione tra musica e danza alla scoperta di nuovi linguaggi al Teatro grande di Brescia.
# A che ora vai a dormire?
Quando sono stanco, fisicamente o mentalmente. Sul comodino ho impilati almeno mezzo metro di volumi, ora sto leggendo Il contrabbasso, dello scrittore tedesco Patrick Süskind, l’autore del best seller “Il Profumo”, me lo ha dato Emilio Russo (regista, drammaturgo e direttore artistico del Teatro Menotti). C’è l’dea di portarlo in scena. Un testo teatrale unico: visionario, irresistibilmente comico. È il monologo di un mite contrabbassista che vive in un monolocale completamente isolato dal resto del mondo. Divorato da un feroce amore/odio per il proprio strumento, frustrato da una carriera ai massimi livelli ma pur sempre nell’ultima fila dell’orchestra di stato, il protagonista si innamora di Sarah, una fascinosa (e ignara) cantante solista. E così, comincia ad architettare un piano folle…
# L’ultima cosa che fa prima di spegnere la luce?
Dare il bacio della buona notte ad Alberta.
Continua la lettura con: GIORGIO GABER, l’inventore del TEATRO CANZONE
CRISTINA TIRINZONI
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