Alla fine degli anni ’50, arrivò da Hong Kong un virus di tipo “H2N2” denominato Asiatica per via della provenienza. Gli anziani furono risparmiati grazie all’immunità delle precedenti influenze, mentre i giovani ebbero la peggio. In Italia ci furono 26 milioni di contagi e 30.000 decessi. Considerando che la popolazione di allora non arrivava ai 50 milioni di abitanti, un italiano su due venne contagiato.
30.000 morti in Italia: l’INFLUENZA KILLER del 1957 che colpì i GIOVANI
# Si sviluppò ad Hong Kong nel 1957 e si trasferì all’uomo dalle anatre
Fece il suo esordio nell’inverno del 1957, quella che venne definita l’Asiatica perché ebbe la sua genesi a Hong Kong. Arrivò ad ondate successive per poi avere un balzo nel 1969, ribatezzata in seguito Asiatica2. Colpì soprattutto i più giovani, i più anziani potevano contare sull’immunità sviluppata nel corso delle precedenti influenze, tutti di origine suina o aviaria (pollame o anatre), tutte rigorosamente Made in China o del Sud Est Asiatico. L’Asiatica si sviluppò a causa di un virus ti tipo “H2N2”, in un gruppo di anatre selvatiche, passò poi all’uomo.
# Tutti i sintomi riconducibili all’influenza
Presentava sintomi simili a quelli dell’influenza: febbre molto alta, mal di gola, tosse che sfociava in polmonite. Ci volevano settimane per riprendersi e nella maggior parte dei casi si sviluppavano complicazioni. L’organo più colpito era il polmone, alla febbre elevata si accompagnava la polmonite che in questo caso essendo di natura virale non rispondeva al trattamento con antibiotici, attivi solo verso batteri.
I medici venivano a visitarti a casa, portavano con sé una piccola borsa, al suo interno lo stetoscopio, un bollitore per sterilizzare le siringhe che non erano usa e getta come ora e l’apparecchio per misurare la pressione. Le siringhe servivano per iniettare l’antibiotico perché il ragionamento logico del tempo era che se il virus indeboliva il tuo sistema immunitario, i bacilli trovavano terreno su cui proliferare. Si sedeva sul bordo del letto e nel mentre sorseggiava il caffè che gli veniva offerto, ovviamente al tempo non esistevano gel per le mani, camici monouso o visiere.
# Gli intrugli magici. Per scongiurare il contagio o per rafforzare le difese si utilizzavano i rimedi più disparati.
- In primis l’aglio. Ogni regione aveva le sue ricette per consumare l’aglio. A volte veniva dato a digiuno al mattino prima di andare a scuola, in alcuni casi veniva appeso al collo ponendo lo spicchio all’interno di un pezzetto di cotone e posizionato come un ciondolo. Doveva stare a contatto della pelle e lì liberare il suo potenziale terapeutico. In alcuni casi si posizionava lo spicchio d’aglio nel cuscino, in altri si tagliava per posizionarlo nelle orecchie.
- Il brodo di gallina o cappone. “Gallina vecchia fa buon brodo”, si usava la povera gallina che aveva smesso di fare le uova. In città si andava dal macellaio e si comprava il cappone. Ma per renderlo davvero efficace doveva bollire per ore insieme a carota, sedano, cipolla, aglio e magari un chiodo di garofano.
- Poi c’era l’impiastro caldo che veniva preparato con la farina di semi di lino da posizionare sul petto per calmare quella tosse stizzosa e che non ti dava tregua nemmeno di notte.
- Altri rimedi erano il digiuno oppure la purga. L’intestino andava liberato da tutto e da tutti, batteri buoni o no. Lì si annidava il pericolo, facendo piazza pulita si dava al corpo e al sistema immunitario una mano per concentrarsi su quel virus nuovo.
# In Italia arrivò in estate. A fine pandemia 26 milioni di contagiati e 30.000 morti
In Italia fece un’esordio diverso rispetto alle classiche influenze stagionali. I primi casi vennero segnalati a Napoli in piena estate, città che nel mese di Agosto vide un terzo dei suoi cittadini colpiti. La pandemia italiana di allora si arrestò nel 1958, si registrarono 26 milioni di italiani contagiati, circa 30 mila deceduti di cui 20 mila furono militari.
Dopo la prima diffusione del 1957, il virus mutò e sviluppò una nuova forma, H3N2, provocando una seconda ondata di epidemia nell’inverno del 1968. La pandemia del 1968 determinò un numero di vittime inferiore rispetto alle pandemie precedenti, circa un milione a livello mondiale. Nel tempo i due virus hanno perso la loro aggressività, da virus pandemici sono diventati virus che provocano normali influenze.
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