Viene definito familiarmente il “monte di Milano”. Si tratta infatti della prima montagnetta naturale di un certo rilievo uscendo da Milano.
Dista 30 chilometri da Milano e fa parte della provincia di Lecco. In dialetto brianzolo si chiama Muntavegia ed è abitata da 2.677 montevecchini. Una curiosità è il nome: il significato non è quello che sembra. Ci sono due diverse ipotesi.
La prima deriverebbe dal latino Mons Vigiliae (monte delle Vedette), involgarito nel tempo in Vegia che in dialetto brianzolo significa Vecchia.
Ma l’origine più probabile è quella celtica, Owignya od Owikya, indicanti la presenza di pecore, agnelli o cervi, alla quale sarebbe stato poi aggiunto il termine latino mont(em).
La gita a Montevecchia va considerata nella tradizione milanese per almeno sette buone ragioni.
7 buone ragioni per andare a MONTEVECCHIA, il “monte di Milano”
#1 Una vista magnifica su Milano
«Quella delle terrazze di Montevecchia è tra le più belle posizioni della Brianza: uno spalto altissimo, un balcone che si erge, fuori dalle nebbie, e si affaccia dritto a sud; nelle giornate di vento si vede dalla Cisa al Monte Rosa» (Mario Soldati)
Il punto più alto della collina del paese si trova a un’altitudine di 503 metri, da cui si gode una magnifica vista su Milano. Dopo il tramonto la vista su Milano si fa romantica.
#2 Lo strano microclima: più si sale e più fa caldo
Montevecchia gode di un clima particolare. In cima al paese il clima è differente rispetto ai paesi a valle: si riscontrano circa 2 gradi in meno d’estate e 2 gradi in più in inverno, nonostante la maggiore altezza. Questo strano caso di temperatura che aumenta in inverno con l’altezza è dovuto a una particolare esposizione solare che fa sì che sul versante meridionale del colle crescano piante da clima mediterraneo, come la vite, che dà un ottimo vino, e diversi tipi di erbe aromatiche.
#3 Il cibo: vini, formaggi e rosmarino
Il microclima di Montevecchia la rende ideale per la produzione di erbe aromatiche: basilico, timo, alloro e soprattutto salvia e rosmarino che sono riconosciuti come Prodotti agroalimentari tradizionali lombardi. E’ anche nota per i vini, in particolare il Pincianel, il classico vino rosso dell’Alta Brianza. Molto rinomati anche i furmagett de Muntavegia (o furmagett de faciröla), tipici formaggini freschi e stagionati, prodotti con latte vaccino e caprino.
Tra i luoghi suggeriti dove mangiare ci sono le Terrazze di Montevecchia, in via Alta Collina, specie per la vista meravigliosa, oppure Ca’ Soldato, uno spiazzo tranquillo in mezzo ai boschi ideale per pic nic immersi nella natura, raggiungibile attraverso passerelle di legno. Vi è anche un piccolo eco museo, non sempre aperto, per la verità.
#4 Il Santuario longobardo
Sul punto più alto della collina di Montevecchia sorge il santuario della Beata Vergine del Carmelo. Il santuario è di origini medievali e si attribuisce la costruzione della prima chiesetta ai Longobardi che la dedicarono a San Giovanni Battista, uno dei loro santi preferiti.
La chiesetta longobarda è resistita sino al 1570 quando un incendio la distrusse. Nel 1630 il santuario fu ricostruito.
#5 La Mecca dei ciclisti
La salita che porta a Montevecchia è un luogo molto popolare tra gli appassionati di ciclismo. Molti partono da Milano e dopo una salita facile che porta al semaforo sulla strada provinciale Cernusco Lombardone-Monticello Brianza, a quota 286 metri, la strada si impenna per poco più di 2 km, con diversi strappi secchi e pendenze che raggiungono il 19%. La salita più impegnativa termina nei pressi della chiesetta di san Bernardo, a circa 475 m di quota. Per chi vuole proseguire la strada prosegue pianeggiante, con alcuni leggeri saliscendi, dapprima asfaltata e poi sterrata, inoltrandosi nel bosco.
Una strada alternativa presenta pendenze ancora più forti dell’altro: si passa da Pertevano da dove si innalza un “muro” di circa 200 metri con pendenze che toccano il 25%. È uno dei tratti più impegnativi di tutta la Brianza.
#6 La natura: alla ricerca degli animali estinti
Montevecchia è sede dell’omonimo Parco naturale: il Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone. E’ un’area protetta che interessa dieci comuni. Anche se di ridotte dimensioni è un parco di grande rilevanza: risulta infatti essere il primo sito di grande interesse ambientale per chi viene da Milano che conserva aree boschive incontaminate e specie animali estinte in città, come il gambero di fiume, la salamandra e il tasso. Il fiore all’occhiello del parco è la presenza della rana di Lataste, una specie endemica della Valpadana seriamente minacciata. Inoltre, i boschi di questa zona sono ricchi di sorgenti naturali e, dal punto di vista geologico, il parco costituisce l’ultima propaggine di un anfiteatro morenico.
#7 La storia: le piramidi misteriose
Alla fine degli anni settanta nel parco di Montevecchia furono rinvenuti due accampamenti risalenti all’epoca dell’uomo di Neanderthal e dell’uomo sapiens, risalenti il primo a 60.000 anni ed il secondo a 32.000 anni fa. Sono alcuni fra i più antichi insediamenti umani rinvenuti in Lombardia.
Ma forse il motivo più entusiasmante per andare a Montevecchia sono le sue piramidi misteriose.
Sono state scoperte dall’architetto Vincenzo Di Gregorio nel 2001 grazie a un’ osservazione satellitare. Si trovano nella Val Curone e sono le cosiddette piramidi di Montevecchia, tre formazioni collinari con caratteristiche simili per disposizione e orientamento alle piramidi egizie della Piana di Giza.
Con un’inclinazione massima di 44 gradi e con un altezza dai 40 ai 50 metri, attorno alla loro formazione aleggia il mistero: queste colline sarebbero state modellate dall’uomo, realizzate artificialmente operando l’asportazione di centinaia di tonnellate di roccia, e utilizzate come siti astronomici e sacrali. Secondo il ricercatore, era un sito astronomico utilizzato dai Celti ancor prima dell’arrivo dei Romani, e secondo i calcoli le piramidi potrebbero essere state costruite dai 3 ai 10 mila anni fa (grazie a Fulvio Tonello per la segnalazione).
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