7 curiosità sui GHISA che molti milanesi neanche conoscono

/ curiosità storiche sui vigili urbani di Milano

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Ghisa degli anni '30

I ghisa, il corpo dei di vigilanza municipale che garantisce l’ordine pubblico in modo legale e democratico, sono un vero e proprio simbolo di Milano. La loro storia è davvero interessante e sono molte le curiosità legate a loro. Scopriamone 7.

7 curiosità sui GHISA che molti milanesi neanche conoscono

#1 L’origine dei Ghisa: sostituiscono i Co d’Or

credits: sites.google.it

Nel lontano 1860, un anno dopo la battaglia di Magenta, che vide la vittoria della coalizione franco-piemontese sugli invasori austriaci, Milano si trovò libera, ma immersa in un caos dovuto alla quasi totale assenza delle nuove istituzioni governative.

Inizialmente la gestione dell’ordine pubblico venne gestita da ronde composte da Vigili del Fuoco, i cosiddetti Co d’Or, e componenti della Badia dei Facchini, l’associazione che raggruppava tutti gli uomini di fatica, che lavoravano prevalentemente al Verziere e per le Ferrovie. Il Sindaco Antonio Beretta, eletto il 26 gennaio 1860, propose e ottenne l’istituzione di un Corpo di vigilanza municipale che garantisse l’ordine pubblico in modo legale e democratico. Nascevano i Ghisa.

#2 Perché proprio il nome “Ghisa”?

credits: miles.forumcommunity.com

Furono scelti 50 uomini, tutti di altezza intorno al metro e ottanta, pertanto decisamente più alti rispetto alla media dei milanesi dell’epoca. Come copricapo avevano in dotazione un cilindro nero alto 30 cm che si stagliava tra la folla. Qualcuno fece notare che era come vedere un tubo della stufa, canun de stua, che era proprio fatto di ghisa. Da qui il soprannome che li avrebbe accompagnati fino ad oggi.

#3 I primi Ghisa: giovani fisicamente prestanti per la difesa della città

credits: paviaedintorni.it

Come già accennato vennero scelti giovani virgulti, militesenti, incensurati e di buona condotta, che sapessero leggere e scrivere correntemente. Inoltre, fisicamente prestanti per potere difendere e difendersi da qualunque aggressione, oggi nessun particolare requisito fisico viene chiesto agli aspiranti Vigili Urbani.

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Da sempre armati, come prima arma ebbero in dotazione una rivoltella a 5 colpi, che veniva occultata in tasca per questioni di decoro. I vigili non erano in strada per reprimere, ma per essere di aiuto alla cittadinanza. Una filosofia che non ha mai abbandonato il corpo dei vigili.

Il primo comando dei Ghisa fu insediato a Palazzo Marino e, dopo poco tempo, vennero approntati 6 mandamenti, gli attuali comandi di zona, per poter avere una maggiore capillarità sul territorio.

#4 Un nuovo soprannome: “Capel de campée”

Il 18 dicembre 1899 venne eletto Sindaco di Milano Giuseppe Mussi, il primo di una coalizione di sinistra. La prima preoccupazione fu quella di trasformare la vigilanza urbana cambiando tutte le regole in vigore. Venne abolito il periodo di ferma quinquennale così come l’obbligo di casermaggio, venne sciolto il gruppo dei vigili a cavallo in quanto ritenuto troppo militare e venne cambiata la divisa che era ritenuta troppo marziale. Il copricapo fu sostituito da un feltro a tese molto larghe, chiamato “all’italiana”. Nelle mani del vigile ricomparve la canna d’india in sostituzione della pistola e per l’inverno fu adottato un lunghissimo “trench”. Con questa divisa il vigile urbano sembrava più una guardia campestre, specie per il cappello, e i cittadini milanesi gli trovarono un nuovo soprannome “Capel de campée”.

Il 7 febbraio 1905 venne eletto Sindaco Ettore Ponti che, in vista dell’esposizione universale del 1906, cambiò l’organizzazione del Corpo dei Vigili Urbani tornando al modello militare, che accentuava l’esigenza di una preparazione atletica e fisica, conservando però tutto il carattere civile che aveva segnato la nascita del Corpo.

Aumentò il numero a 400, perché la città aveva superato il mezzo milione di abitanti e rinsaldò i principi democratici del vigile urbano che doveva essere un milanese tra i milanesi. Il Ghisa milanese divenne il simbolo della giustizia e della democrazia.

#5 Il primo gruppo radiomobile

Pur avendo da subito alcuni automezzi in dotazione si deve arrivare al 1956 quando il vicecomandante Stefano Pastorino, un nome che diventerà patrimonio del Corpo per le sue innovazioni, formò il primo gruppo radiomobile. Suddetto corpo divenne operativo nel 1958, quando venne inaugurata la Centrale Radio nel nuovo Comando di Piazza Beccaria.

#6 Al Monumentale i Ghisa caduti in servizio 

credits: milanoweekend.it

Al Cimitero Monumentale, all’ingresso, posizionata sul lato destro nella Galleria sotto il Famedio, subito dopo la Prima guerra mondiale, venne posta una lapide coi nomi dei vigili urbani milanesi caduti sul fronte. Da allora venne aggiornata con i nomi dei caduti in servizio e di quelli della Seconda guerra mondiale.

Tra loro compare il nome di Contardo Rovati, un ghisa morto assassinato in servizio. Era una fredda serata del 18 dicembre 1914 quando Rovati venne trovato cadavere nei pressi dell’Arena Civica. Successivamente le indagini appurarono che l’autore dell’omicidio, Luigi Castiglioni, era un vagabondo, pluripregiudicato e già sottoposto alla misura del confino. Mentre veniva accompagnato in mandamento si voltò improvvisamente trafiggendo il cuore del vigile con uno stiletto, per poi darsi alla fuga. Nelle indagini, oltre alla vigilanza si impegnarono anche le varie forze dell’Ordine e le Guardie Daziarie, ma persino molti cittadini, rimasti sbigottiti dal crimine, diedero il loro apporto. Dopo 6 giorni di indagini si arrivò alla cattura e all’arresto del colpevole.

Oggi sulla lapide sono ricordati i nomi di 70 Ghisa. 16 Caduti nella Prima guerra mondiale, 27 caduti nella Seconda e 27 caduti mentre esercitavano il loro servizio ordinario.

#7 La prima donna Ghisa

credits: wikipedia.com

Dobbiamo arrivare al 1976 con Clementina Guarneri, prima donna ad essere assunta nel Corpo dei ghisa. Incontrò non poche difficoltà in quanto qualunque tipo di accorgimento, dai servizi igienici in poi, era stato studiato e costruito solamente per gli uomini. Una pioniera molto coraggiosa che aprì la strada alle molte donne vigile presenti oggi.

Continua a leggere: Le 7 cose che NON CI SONO più a Milano e che RIVOGLIAMO indietro 

ROBERTO BINAGHI

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Roberto Binaghi
Nato a Milano il 25 agosto 1965. Sin da bambino frequento l’azienda di famiglia (allora una tipografia, ora azienda di comunicazione e stampa) dove entrerò ufficialmente a 17 anni. Diplomato Geometra all’Istituto Cattaneo a 27 anni e dopo aver abbandonato gli studi grafici a 17, mi iscrivo a Scienze Politiche ma lascio definitivamente 2 anni dopo per dedicare il mio tempo libero alla famiglia e allo sport. Sono padre di Matteo, 21 anni, e Luca, 19 anni. Sono stato accanito lettore di quotidiani e libri storico-politici, ho frequentato gruppi politici e di imprenditori senza mai tesserarmi, per anni ho seguito la situazione politica italiana collaborando anche con L’Indipendente allora diretto da Vittorio Feltri e Pialuisa Bianco (1992-1994). Per questioni di cuore ho iniziato a seguire il mondo del basket dilettantistico ricoprendo il ruolo di dirigente della società Ebro per oltre 10 anni e della Bocconi Basket FIP dal settembre 2019 (ruolo che ricoprirò anche per la prossima stagione). Nel corso degli anni ho contribuito allo sviluppo di alcune start-up e seguito alcuni progetti di mia ideazione che hanno come obiettivo la rivalutazione del patrimonio meneghino oltre che un chiaro interesse sociale.