7+1 insospettabili curiosità sul dialetto milanese

A metà del Novecento oltre il 70% dei milanesi parlava abitualmente in dialetto. Vent'anni dopo si era scesi sotto al 50%. Oggi? Quasi nessuno

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Milano 1896

Secondo un’indagine realizzata a metà del Novecento oltre il 70% dei milanesi parlava abitualmente in dialetto. Vent’anni dopo si era scesi sotto al 50%. Oggi è dura sentirlo parlare sotto alla Madonnina. Eppure rappresenta un patrimonio fondamentale di Milano, i cui aspetti curiosi sono una fotografia della storia e della mentalità della città.

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7+1 insospettabili curiosità sul dialetto milanese

Milano inizio Novecento

#1 Le consonanti “scomparse”

Una delle caratteristiche tipiche del milanese sono le consonanti singole, dove nella parola corrispondente in italiano si ritrovano doppie. Ad esempio, si dice “bela” anziché bella, “penel” anziché pennello. 

#2 La metamorfosi delle consonanti

Le consonanti “p” e “t”, quando si trovano tra due vocali, assumono il tono della “b” e della “v”. Addirittura spariscono in alcuni vocaboli: “roeuda” anziché ruota, “cavèi” al posto di capelli”. La “d” si trasforma spesso in “t”.

#3 Eredità celtica

Credits: lasorgente.net – Milano Celtica

Hanno resistito allo strapotere del latino alcuni suoni caratteristici presenti nelle parlate gallo-celtiche: la più tipica è la “u” pronunciata duramente come quella dell’attuale francese o del tedesco o le vocali “oeu” (ad esempio il sostantivo “boeucc”, cioè il buco), suono inesistente in latino e sconosciuto in italiano.

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#4 Le negative alla tedesca

Altra influenza probabilmente asburgica è nella tendenza a costruire le frasi negative con la negazione alla fine, come accade per il tedesco. Ad esempio: “Ti te seet no o ti te seet minga“.

#5 I soldi sono francesi

Fino alla metà almeno del Novecento, anziché “cinquecento lire” si diceva spesso “cinchcent franc”, memoria risalente all’occupazione francese dei primi dell’Ottocento.

#6 Non esiste il passato remoto

Il dialetto milanese ha la stessa coniugazione dei verbi dell’italiano. Ma con una rilevante differenza:  mancano 2 tempi, il Passato ed il Trapassato Remoto. Per esprimere un’azione completamente trascorsa il milanese utilizza il Passato ed il Trapassato Prossimo. Cosa che è rimasta anche nell’italiano parlato: a Milano difficilmente si impiega il passato remoto. 

#7 Il “tradimento” del Manzoni

Il più grande romanziere italiano, il milanesissimo Alessandro Manzoni scrisse la sua opera in italiano, dopo aver sciacquato i panni nell’Arno. Di lui esiste solo una quartina scritta in milanese, dedicata all’amico Carlo Porta:

On badee che voeur fà el sapienton

el se toeu subet via per on badee;

ma on omm de coo che voeur paré mincion,

el se mett anca lu in un bell cuntee

Lo sciocco che vuol fare il sapientone

si vede subito che è uno sciocco;

ma l’uomo di ingegno che vuol apparire incapace

si mette anche lui in un bell’impiccio

#7+1 Wikipedia in milanese

Sapevate che esiste la versione in dialetto milanese di Wikipedia? Questo il link: http://lmo.wikipedia.org/wiki/Dialett_milanes

Fonti: La Gobba, Carlo Radollovich

Continua la lettura con: I 7 incredibili segreti del dialetto milanese

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.

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