Altro ATTACCO a Milano dal sud: “basta con la COLONIZZAZIONE LINGUISTICA”

La vittoria del Napoli in coppa guidata da Gattuso ha rinfocolato un’altra forma di revanscismo contro il nord e milano in particolare: quello linguistico

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Credits: gianlucadimarzio.com - Gattuso vittorioso in Coppa Italia

La vittoria del Napoli in coppa guidata da Gattuso ha rinfocolato un’altra forma di revanscismo contro il nord e milano in particolare: quello linguistico. 

Altro ATTACCO a Milano dal sud: “basta con la COLONIZZAZIONE LINGUISTICA”

# Proseguono gli attacchi contro la capitale economica del Paese: l’ultimo è il revanscismo linguistico

In questi ultimi mesi Milano è stata oggetto di attacchi per i motivi più disparati in particolare da rappresentanti politici e abitanti di alcune regioni del Sud. Ripercorriamoli: 
– il Ministro del Sud Provenzano che afferma “Milano non restituisce nulla all’Italia”,
– gli insulti ai cittadini “infetti” provenienti dal Nord del Paese in vacanza al sud prima del lockdown,
– la disparità di aiuti economici nei confronti dei paesi lombardi più colpiti dal virus rispetto a quelli del sud,
– la minaccia della chiusura dei confini a milanesi e lombardi da parte dei presidenti di Campania e Calabria,
– la richiesta di certificati di negatività al virus richiesti inizialmente da Sardegna e Sicilia,
– la richiesta di estendere la chiusura della Lombardia per tutta l’estate, fatta da uno dei membri della task force governativa contro “l’odio in rete”.

L’ultimo “attacco” in ordine di tempo è un revanscismo linguistico nei confronti delle cadenza e parlata del nord. Revancismo che già circolava sui social ma che la vittoria del Napoli guidato dal calabrese Gattuso in Coppa Italia contro la Juventus ha rinfocolato. L’accusa è che la parlata settentrionale sia diventata uno standard sinonimo di professionalità, mentre quella meridionale viene svilita dai “media settentrionali” per prassi e utilizzata solo in contesti comici e per rappresentare la mafia, e che addirittura alcuni rappresentanti del mezzogiorno si vedano “obbligati” a impostare a camuffare il proprio accento per sembrare credibili.

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# Il pensiero strisciante sulla presunta colonizzazione linguistica del nord 

Un post riproposto su Facebook da un autore napoletano (Delgado), prende spunto dalla vittoria di Gattuso da sempre orgoglioso di pensare nel suo dialetto calabrese prima di parlare e di essere orgoglioso della sua provenienza meridionale, e ha messo in luce un fatto: il sud punta il dito contro il nord per una presunta colonizzazione linguistica.
Il concetto che si vuol far passare è che siccome parte dei cittadini del mezzogiorno che viene al nord decide di uniformarsi linguisticamente nei confronti della città di arrivo, questo processo sia un’imposizione voluta dai milanesi per rendere la loro “parlata” uno standard nazionale a qualsiasi latitudine cancellando ogni tipo di inflessione e cadenza diversa.
Ecco cosa scrive Delgado:
Siamo così abituati all’accento, all’inflessione, alla cadenza del Nord, che non ci accorgiamo di quanto la lingua italiana si sia plasmata intorno a un modo di parlare settentrionale diventato pressoché standard. Dalle radio milanesi alle tv di Cologno Monzese, passando per Sky e finendo con le pubblicità, è tutto un “perchè” e “settimana prossima”: le parole scorrono velocissime sulla bocca dei commentatori sportivi e dei giudici di X Factor, sempre rapidi, precisi, efficienti.
La parlata, la cadenza, l’accento meridionale, al contrario si ascoltano in contesti comici, spesso stereotipati, nelle fiction sulla malavita (perché la Mafia al Nord non esiste), nelle pubblicità su mozzarella e altri prodotti tipici, nei comici made in sud, insomma dal Lazio in giù quando si apre la bocca in tv o si fa ridere o si minaccia di commettere un crimine.
E il risultato è che molti meridionali camuffano maldestramente il proprio accento, soprattutto in quei contesti in cui bisogna dimostrare di essere efficienti e professionali. Penso a quei pochi ex calciatori meridionali che commentano le partite, magicamente perdono l’accento e ne assumono uno nuovo, un modo di parlare che li fa somigliare agli ex colleghi del nord, una mimesi linguistica che racconta di una sudditanza di lunghissimo corso. […]
In un Paese dove la “parlata” settentrionale è percepita come sinonimo di professionalità, e quella meridionale è inferiorizzata per prassi, io uno come Gennaro Gattuso lo stimo. Va alla conferenza stampa di presentazione del Napoli e rivendica le sue origini, sbattendo in faccia a tutti il suo persino pensare in calabrese.
Mi ha ricordato chi portava avanti una sua personalissima battaglia linguistica e contro gli stereotipi, il gigante Massimo Troisi quando durante un’intervista disse: “io penso in napoletano, sogno in napoletano, vi dovete sforzare di capire il napoletano”.
 
I commenti a riguardo del post sono ancora più pesanti e di disprezzo:
  • “nessuno sa parlare bene in italiano come i Siciliani, che tra l’altro possono essere considerati bilingue dal momento che il siciliano è una lingua (che andrebbe valorizzata, ma ci si sta lavorando). Questo per dire che non bisogna credere a certi stereotipi, non è vero che al Nord conoscono meglio la lingua italiana…”
  • “A me non piace la parlata milanese, non sempre voglio dire. Il più delle volte è fastidiosa..”
  • “Concordo. Sono fiorentino e il dialetto napoletano mi piace da morire. La mia prima volta a napoli ho perso la voce da quanto ho riso parlando coi napoletani. Non mi piace che alla TV si parli meneghino. Riguardando programmi degli anni 70 scopro che i conduttori e giornalisti non avevano inflessioni. Dei veri professionisti!”
  • “E il ” Tutto bene” usato come fastidioso intercalare …..”
  • “Al nord non conoscono i congiuntivi..”
  • “anche il passato remoto….se parlano di quando erano bambini usano comunque il passato prossimo”
  • “Questo vezzo di dire: “settimana prossima” senza l’articolo è una milanesata recente, fino ad un paio di anni orsono non esisteva, è parente stretto di “assolutamente si”, “assolutamente no”, “un attimino”, “piuttosto che” e di tante altre cacofonie utilizzate in quello slang insopportabile da apericena sui navigli che però fa tanto figo e lascia sottintendere chissà quali grandi dinamismo, modernità e fregnacce simili.”
Fonte: facebook

# Una spiegazione dal Comitato per la salvaguardia dei patrimoni linguistici

Nell’analisi della contrapposizione linguistica nord contro sud il CSPL, il Comitato per la Salvaguardia dei patrimoni linguistici, prova a dare una spiegazione di questo fatto: “Sappiamo tutti che in media l’economia del Sud è più povera di quella del settentrione. Pertanto, il fatto che al Nord, grazie ad esempio al maggiore sviluppo economico e all’immigrazione da altre regioni, si sia affermato maggiormente l’uso della lingua italiana ha fatto sì che le lingue regionali del Meridione pur avendo un maggior numero di locutori rispetto a quelle del Nord Italia siano generalmente associate all’arretratezza economica e culturale. Si può dire quindi che anche dal punto di vista linguistico ci sia contrapposizione tra il Nord industrializzato e maggiormente italofono e il Sud.” La conclusione è che: “Questo spiega, ad esempio, il fatto che molti emigrati dal Sud, specialmente in Lombardia, cerchino rapidamente di fare proprio l’italiano regionale del posto, e in particolar modo quello milanese, considerato tra gli “italiani regionali” più prestigiosi del Paese a causa del ruolo economico di Milano.”

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Quindi se c’è una colpa di questa “predominanza linguistica”, a chi va ascritta? Ai milanesi e lombardi o a chi cerca di perdere la sua tradizione culturale?
E vista la sequela di attacchi, non è questa una delle occasioni con cui si riversa contro Milano e contro la Lombardia, un astio poco dignitoso visto il momento che sta passando la Lombardia?
Da ultimo, se si parla di diffusione della lingua parlata sui media, siamo così sicuri che il servizio televisivo nazionale, la Rai, sia così colonizzata dalla “parlata settentrionale”. 
Perchè la sensazione a Milano è proprio l’opposto: quella di una esagerata diffusione dell’intercalare romano. Anche se per nessun motivo al mondo scadremmo con il definirla una colonizzazione linguistica. O sbagliamo?
 

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.