E’ stata una campagna strana in cui i fautori del SI e del NO si sono polarizzati in modo assoluto e dove le opinioni hanno spesso preso il posto dei fatti. Per Milano Città Stato il risultato conta poco: non lo eravamo prima, non lo siamo neppure adesso. I fautori del NO dicono che almeno si è frenata la tendenza centralista della riforma, che avrebbe potuto tarpare le ali a ogni rivendicazione di maggiore autonomia. A questo i paladini del SI contrappongono il fatto che riducendo il potere delle regioni si sarebbero potute creare nuove forme di autonomia, in particolare premiando gli enti locali più virtuosi.
Chiacchiere e strumentalizzazioni a parte, un dato emerge inconfutabile: Milano ha votato in modo diverso dal resto d’Italia.
Già, perchè a Milano la riforma è passata. O, meglio, sarebbe passata se Milano avesse potere di autonomia assoluta sul suo territorio. I SI hanno vinto e largamente se si considera il centro storico o area C. Il risultato di Milano è unico, o quasi. Cerchiamo di interpretarlo abbinando i milanesi a chi ha votato allo stesso modo, per capire se una scelta simile è stata dettata da ragioni comuni.
Perchè Milano ha votato in modo diverso? Tre interpretazioni
#1 Milano come le regioni rosse.
Milano ha votato come le due regioni storicamente più rosse: Emilia e Toscana. In particolare, nelle grandi città, i SI hanno vinto solo a Bologna, Firenze e Milano. Questo potrebbe indicare che l’onda lunga di Pisapia e Sala si sta consolidando, diventando una vera e propria piena. In questo senso l’interpretazione del referendum sarebbe che Milano potrebbe essere diventata la nuova Stalingrado d’Italia, roccaforte del PD e della sinistra riformista.
Milano potrebbe essere diventata la nuova Stalingrado d’Italia, roccaforte del PD e della sinistra riformista.
#2 Milano come l’Alto Adige.
A parte le regioni considerate “rosse”, gli unici che hanno votato a favore della riforma sono gli abitanti della provincia autonoma di Bolzano. In questo caso l’abbinamento può suonare bizzarro, però ci si può provare. In Alto Adige hanno votato a favore della riforma anche perchè il ridimensionamento dell’autonomia regionale non li toccava. Si potrebbe dunque dire che hanno votato a favore della riforma chi non vede intaccata la propria autonomia: chi perchè ha già un’autonomia massima e intoccabile, come la provincia di Bolzano, e chi perchè non ha nessuna autonomia, come Milano, e quindi non aveva nulla da perderci.
COME GLI ABITANTI DELL’ALTO ADIGE I MILANESI NON AVREBBERO VISTA INTACCATA LA LORO AUTONOMIA: PERCHE’ NON AVENDONE ALCUNA, NON AVREBBERO AVUTO NIENTE DA PERDERE
#3 Milano come gli italiani all’estero.
I SI hanno preso schiaffi in patria ma hanno trionfato fuori dai nostri confini. Nelle quattro circoscrizioni degli italiani all’estero, il SI ha vinto ovunque: in Sud America con il 71,93%, in Europa con il 62,42%, in Nord America con il 62,24% e in Asia-Africa-Oceania con il 59,68%. Milano quindi ha votato sulla stessa lunghezza d’onda dei connazionali che se ne sono andati dal nostro paese, testimoniando in questo caso che la nostra è una vera città internazionale. Una città che ha più in comune con la comunità italiana di Brisbane che con la provincia di Brescia.
MILANO HA VOTATO COME GLI ITALIANI ALL’ESTERO, SEGNO CHE SIAMO UNA CITTA’ INTERNAZIONALE. PIU’ SIMILE A BRISBANE CHE ALLA PROVINCIA DI BRESCIA.
Milano rossa, Milano senza paura di perdere un’autonomia che non ha, Milano come gli italiani all’estero. Sono tre letture a cui un alfiere del NO potrebbe aggiungerne una quarta. Le ricerche dicono che avrebbero votato per il SI le persone più anziane del Paese, in particolare al di sopra dei 60 anni. Milano città vecchia? Questa è un’ombra che non esiste. Ciò che è certo, piuttosto, è la grande voglia di cambiamento promossa dalla nostra città che mai come in questi tempi si sta rivelando diversa. Talmente diversa da dover pretendere, prima o poi, un diverso trattamento.