Martedì 15 ottobre. Alle 18.30 al Circolo Filologico, Andrea Pezzi presenta IO SONO, il suo nuovo libro edito da La Nave di Teseo, con cui parla di una nuova iniziativa destinata a portare un grande valore sulla scena culturale milanese e nazionale. Figura ispirante per Milano città stato fin dai suoi primi passi, lo abbiamo incontrato per parlarci dell’Uomo e di Milano.
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ANDREA PEZZI e MILANO, “la città vetrina dell’Italia che vuole fare azione”
Dopo qualche anno di silenzio arriva finalmente un tuo nuovo libro: Io Sono.
Il libro è un manifesto che racconta l’idea di uomo che io ho in mente in ogni cosa che faccio. Penso che questa sia una condizione fondamentale per chiunque: ogni volta che facciamo qualcosa abbiamo un’idea di uomo nella mente. Questo definisce le nostre relazioni, le idee, le nostre attività, ogni singolo momento della nostra vita. Il modo in cui lavoriamo, in cui amiamo, in cui ci ammaliamo, il modo in cui facciamo tutto: l’idea di uomo è l’inizio di ogni nostra fortuna o della nostra sventura.
La mia idea di uomo non me la sono inventata ma è quella che ho trovato nei libri della grande cultura umanista che in Italia ha avuto grandi giorni di sole. Ho voluto fare di questa cultura che ho tanto amato un percorso affinché possa ispirare altri.
Perché ritieni così importante riportare in auge la grande cultura classica?
Siamo in un tempo in cui parlare di essere umano è indispensabile perché l’arrivo della tecnologia è una grande opportunità ma anche un grande pericolo: se non parliamo prima di cosa è un essere umano, parlare di robotica o di ogni altra ipotesi tecnologica, non ha alcun senso. Se non riprendiamo in mano questa idea di uomo, entrando nel mondo della cultura viva, rischiamo, nel giro di qualche decennio di costruire una società non più sostenibile per l’umano in quanto tale.
La tecnologia offre comunque una grande opportunità: è un grande esame di coscienza che ci dobbiamo fare tutti e che ci consente di affrontare delle tematiche importanti che abbiamo a lungo trascurato: che senso ha la mia esistenza? Perché i problemi? Perché la gioia? Perché l’amore?
Che relazione ci può essere tra la dimensione individuale e quella della politica, quando investe un’intera comunità?
È importante rendersi conto che quando l’essere umano non si conosce produce dei danni anche per gli altri. Specie se è un leader sociale i suoi limiti ricadono sulla vita anche di quelli che fanno a lui riferimento.
Negli ultimi anni tutte le grandi occasioni perse nella politica italiana sono legate a fragilità individuali, a moti di egotismo controproduttivo, a vizi e debolezze di bassissimo livello, che hanno portato chi aveva l’occasione storica del potere a non essere più in grado di fare il bene comune.
Rapporto con Milano attuale?
Milano città stato mi piace perché dà azione al protagonismo di una comunità. Io sono un sostenitore del progetto di Milano città stato perché credo che l’Italia possa ricominciare a crescere davvero se riesce a fare pace con la sua natura, un concetto che vale ovviamente per gli individui come per le collettività.
La natura dell’Italia è fatta delle sue tante identità. Ogni singola città dovrebbe fare un processo di avveramento, di esaltazione dei suoi fattori fondamentali, perché solo così l’Italia può acquisire il ruolo di laboratorio per l’Europa visto che anche il nostro continente è fondato nella diversità: l’Europa è delle nazioni e l’Italia è dei comuni, dei campanili e delle infinite tradizioni. Milano, tra le tante, è la città che ha saputo con orgoglio declinare la sua identità che non è fatta solo di milanesi: è la Milano di un romagnolo, di una romana, come la mia compagna che ama Milano, dei tanti meridionali che sono venuti qui, Milano è la città vetrina dell’Italia che vuole fare azione. È la meno italiana perché è la meno radicata nella sua storia ed è la più disponibile a proiettarsi in Europa.
Come ti piacerebbe Milano nel futuro?
Vorrei che in futuro Milano potesse avere ancora più forza in questo suo cammino e possa diventare un esempio per tante altre realtà nazionali. Milano città stato lo seguo con empatia dal primo giorno perché parla di autonomia e di maggiore capacità di incidere nella storia da parte di una città che, come ogni città italiana, è cellula primordiale della più ampia comunità che non possiamo fare a meno di amare: l’Italia. Spero quindi che a Milano venga riconosciuta la giusta autonomia, che le venga aumentato il budget amministrato, le vengano date delle disponibilità crescenti in modo da poter fare sempre più e sempre meglio ciò che sa fare affinché possa diventare la città laboratorio dell’Italia di domani.
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ANDREA ZOPPOLATO
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