Le regioni potranno chiedere l’autonomia per tutte le materie previste dall’articolo 116 comma 3 della Costituzione. Vediamo quali sono, come funziona la procedura e cosa cambierà per l’Italia.
APPROVATO il testo dell’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: cosa cambierà per l’Italia e per Milano
# Approvato il disegno di legge per l’autonomia differenziata
Il 2 febbraio 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge, proposto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli, sulla cosiddetta “autonomia differenziata”. Il testo andrà alla Conferenza unificata, chiamata a esprimersi sulla legge di attuazione, poi potrebbe tornare in Consiglio dei ministri per il via libera definitivo e infine la legge seguirà il consueto iter di approvazione parlamentare. L’obiettivo del governo è di raggiungere le prime intese tra lo Stato e le regioni entro la fine dell’anno.
# Le materie oggetto dell’autonomia: tutte le regioni potranno chiedere la competenza esclusiva sulle 23 materie previste dalla Costituzione
Il meccanismo prevede che tutte le regioni a statuto ordinario, Lombardia compresa, potranno chiedere allo Stato la competenza esclusiva su 23 materie previste dall’articolo 116 comma 3 della Costituzione in seguito alla riforma del Titolo V approvata nel 2001.
Tra le materie oggetto della richiesta di autonomia ce ne sono venti a legislazione concorrente:
- rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;
- commercio con l’estero;
- tutela e sicurezza del lavoro;
- istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
- professioni;
- ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
- tutela della salute;
- alimentazione;
- ordinamento sportivo;
- protezione civile;
- governo del territorio;
- porti e aeroporti civili;
- grandi reti di trasporto e di navigazione;
- ordinamento della comunicazione;
- produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
- previdenza complementare e integrativa;
- coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
- valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
- casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
- enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale;
- giurisdizione e norme processuali;
- ordinamento civile e penale;
A queste se ne aggiungono tre di competenza esclusiva dello Stato:
- giustizia amministrativa limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace;
- norme generali sull’istruzione;
- tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
# La procedura per ottenere l’autonomia
La procedura per ottenere l’autonomia prevede che le regioni ne facciano richiesta al presidente del Consiglio e al ministro per gli Affari regionali. Entro 30 giorni quest’ultimo, dopo un confronto con i ministri competenti per le materie oggetto dell’autonomia, avrà facoltà di avviare il negoziato con la regione. In seguito ad alcuni passaggi burocratici ci seguirà l’approvazione definitiva del Consiglio dei ministri e la successiva emanazione della legge per l’autonomia della regione.
# L’accordo può durare al massimo 10 anni
Tra i punti presenti all’interno del disegno di legge c’è l’obbligatorietà di indicare la durata dell’accordo tra la regione e lo Stato, che non può essere superiore ai 10 anni e che si rinnoverà in automatico salvo una delle parti in causa non decida di interromperlo. Nel caso si decidesse di cessare l’autonomia, le cui modalità dovranno essere specificate nell’accordo, questa dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.
# I livelli di prestazioni essenziali
Nel quadro dell’autonomia dovranno essere determinati i LEP, i livelli di prestazioni essenziali che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale, attraverso una cabina di regia con tutti i ministri competenti prevista nella legge di bilancio per quest’anno approvata alla fine del 2022. Dovrà essere anche specificato a quali materie sono riconducibili.
# Cosa cambia per le regioni italiane
Tutte le regioni che otterranno l’autonomia potranno emanare norme e leggi più adatte alla tipologia del proprio territorio, alla struttura socio-demografica ed economica, consentendo di rispondere in modo più efficiente e con una spesa inferiore ai bisogni delle realtà locali.
L’autonomia differenziata prevede inoltre l’attribuzione delle risorse corrispondenti alle materie richieste, che dovranno essere determinate da una Commissione paritetica Stato-regione incaricata di valutare annualmente gli oneri finanziari, coerentemente con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, garantendo sempre l’equilibrio di bilancio. Il finanziamento delle funzioni attribuite avverrà attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali a livello regionale.
# Cosa cambia per Milano
Per Milano l’autonomia della Lombardia potrebbe significare una semplificazione nell’ottenimento di fondi per fare investimenti pubblici, riducendosi la necessità di interfacciarsi con lo Stato centrale, e minori passaggi burocratici per lo sviluppo di progetti per la città. A questo si aggiunge la facoltà della regione di attribuire delle specifiche funzioni, relative alle materie oggetto di autonomia, anche a comuni, province e città metropolitane. Il Comune e la Città Metropolitana di Milano potrebbero quindi ricevere a loro volta un pezzettino di autonomia per poter competere meglio con le altri metropoli europee, con la speranza in futuro di diventare una Città Stato ed essere veramente autonoma.
Senza considerare che il territorio di Milano per numero di abitanti secondo la Costituzione ha le carte in regola per chiedere autonomia, poteri e risorse da regione.
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FABIO MARCOMIN
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