Secondo giorno di forte odore di bruciato a Milano, effetto del rogo dei rifiuti a Quarto Oggiaro e a Novate Milanese. Il sindaco Sala ha dichiarato: «È una situazione tutto meno che piacevole» e “ho visto che in alcune parti della città il problema c’è» ma, ha aggiunto il sindaco, «abbiamo avuto rassicurazioni che è solo questione di odori, per quanto sgradevoli. Dipenderà tutto dal vento». «Non ci sono rischi per la salute», ha concluso il sindaco.
Conferma l’ARPA Lombardia, che si occupa di rilevare gli inquinanti nell’atmosfera: «Si tratta di molestie olfattive ma dalle misure effettuate la sera del 14 ottobre non sono state rilevate criticità rispetto agli inquinanti più pericolosi nell’immediato (monossido di carbonio, ammoniaca, acido solforico, aldeidi, chetoni)».
Quindi tutto a posto? Così sembra. Eppure il cattivo odore sembra quello di plastica bruciata. “Bruciare i rifiuti, soprattutto la plastica, produce inquinanti altamente tossici come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici”. Siamo sicuri che quello che avvertiamo sia solo cattivo odore e non diossina?
“Bruciare i rifiuti, soprattutto la plastica, produce inquinanti altamente tossici come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici”
Se si approfondisce la nota di ARPA a proposito degli inquinanti potenzialmente più tossici che si generano bruciando i rifiuti, le dichiarazioni sono tutt’altro che tranquillizzanti. Scrive l’ARPA che «sono stati prelevati i campioni per le analisi sui microinquinanti – vale a dire diossina e Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), ma si tratta di esami molto complessi e lunghi che richiedono circa 72 ore».
Quindi al momento non esistono ancora risultati certi che la nube non sia tossica. Perchè allora dichiarare che non ci sono rischi per la salute?
al momento delle dichiarazioni non esistono ancora risultati certi che la nube non sia tossica
Ricordiamo cosa produce la diossina sulla salute delle persone in questo estratto pubblicato da ADN KRONOS:
«L’uomo risulta esposto alle conseguenze derivanti dalla presenza di diossine nell’ambiente anche a concentrazioni basse o addirittura bassissime.
I principali danni sono “a carico del sistema immunitario, indotte da diossine anche a dosi molto limitate. Tali alterazioni consistono nella riduzione e nel danneggiamento della popolazione dei linfociti (cellule che svolgono una funzione importante nelle difese dell’organismo e altri microrganismi infettivi). Altri studi evidenziano come l’azione delle diossine può essere particolarmente dannosa durante lo sviluppo fetale, al momento cioè della differenziazione tissutale del sistema immunitario, determinando alterazioni a lungo termine, sia in senso immunodepressivo che ipersensibilizzante. Altri importanti effetti delle diossine si riscontrano a livello del sistema endocrino; tali contaminanti vengono infatti classificati tra i modulatori endocrini, termine che indica “un agente esogeno che interferisce con produzione, rilascio, trasporto, metabolizzazione, legame, azione o eliminazione di ormoni naturali del corpo, responsabili del mantenimento dell’omeostasi (situazione che consente di mante- nere in uno stato di equilibrio biochimico dinamico le condizioni di vita dell’ambiente interno del nostro organismo) e della regolazione dei processi riproduttivi e di sviluppo” . Nei feti esposti a concentrazioni di diossine pari o lievemente superiori ai valori di base durante la fase gestazionale sono stati riscontrati effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e sulla neurobiologia del comportamento, oltre che effetti sull’equilibrio ormonale della tiroide.
Oltre al bioaccumulo sono stati osservati effetti tossici, sia cronici che acuti, che consistono generalmente in una riduzione della fertilità, disturbi della crescita, immunotossicità e cancerogenità in esemplari della fauna selvatica, esposti alle diossine nel proprio ambiente. Tuttavia, fuori del laboratorio, si precisa nella pubblicazione, è spesso impossibile dimostrare chiaramente un rapporto causa/effetto tra l’esposizione alle diossine e i fenomeni osservati.
La tetracloro-dibenzo-diossina (TCDD) è stata riconosciuta quale agente cancerogeno per l’uomo (classificata gruppo 1) dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. La sostanza può determinare effetti, anche in tempi ritardati rispetto all’esposizione, sul sistema cardiovascolare, sul tratto gastrointestinale, sul fegato, sul sistema nervoso e sul sistema endocrino. Contatti ripetuti o prolungati con la cute possono causare dermatiti».
Speriamo di avere presto risultati certi e definitivi. Nell’attesa di questo, l’unico consiglio che ci sentiamo di dare è di non uscire di casa o restare in spazi chiusi.
Vedi anche:
Rogo rifiuti a Milano
Bruciare i rifiuti produce diossina
Gli effetti della diossina sula salute
MILANO CITTA’ STATO
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