Dopo due anni di pandemia, ci si chiede quale sia veramente la normalità. Fin dall’inizio si è parlato di un ritorno alla vita pre-Covid, ad una normalità tanto desiderata, ma siamo sicuri che questa pandemia non abbia definitivamente e irrevocabilmente cambiato la vita di tutti? Sarà ben difficile tornare indietro nel tempo, fare finta che nulla sia successo e rivivere la vita di tutti i giorni con quella spensieratezza pre-Covid. E se la vita delle persone è cambiata, quella delle città che le ospitano non è da meno. Potremmo mai tornare alla tanto veloce e dinamica Milano di un tempo? Questo il grido di allarme nell’editoriale di Alessandro Rovellini, direttore di Milano Today.
Bar chiusi, ristoranti vuoti, negozi trasformati in temporarystore: MILANO IRRICONOSCIBILE. Si riprenderà?
# Una Milano vuota
Milano non è, e non sarà, la città disegnata 5 anni fa. È irriconoscibile! Bar vuoti, serrande abbassate, strade generalmente super affollate dove ora riesci a camminare tranquillamente, senza farti spazio tra un signore che parla al telefono e una donna che beve il caffè con in mano una borsa più ingombrante di lei. Tra i migliaia di contagiati e chi fa quarantene preventive, Milano si è completamente svuotata. A risuonare nel silenzio della città ci sono i riders, che sfrecciano da una casa all’altra per portare il pranzo, la cena o addirittura l’aperitivo e la merenda.
# Una città rallentata
“Il Covid sta cambiando Milano sotto i nostri occhi”, denuncia Rovellini, citando l’esempio emblematico di Antares in via Vittor Pisani è chiuso da tempo e che non si sa quando e se aprirà. Ma allora chi darà da mangiare a chi lavora negli uffici che popolano la via? Antares infatti è uno dei principali self-service sempre pieno di lavoratori, ora il suo dehors è rifugio per senzatetto. Il vero problema è che molto probabilmente la metà di questi lavoratori non avrebbe più bisogno di andare da Antares, perché avrà un piatto caldo pronto a casa sua. Sì perché il famoso smartworking, tanto osannato e apprezzato, in realtà svuota la città. E allora, milioni di caffè, di pause pranzo e di aperitivi post lavoro in meno. Rovellini cita altri casi, come le difficoltà di Starbucks e, in generale, locali in difficoltà soprattutto nelle zone più centrali e più ricche. Ma in difficoltà appare non solo il presente della città, ma anche il futuro. Con i nuovi progetti che vengono ritardati.
# Le inaugurazioni rinviate
In più, mentre alcuni progetti pre-pandemia vengono portati a termine, altri, come quello del grattacielo Scheggia di Coima, che svetta tra Gae Aulenti e Gioia, non hanno una data di inaugurazione. Lo stesso accade per la linea M4 con l’inaugurazione rinviata ormai da un anno all’altro. E pure i nuovi progetti programmati per le Olimpiadi a questo punto ci si chiede se abbiano ancora senso. Il Covid ha creato una nuova normalità, fatta di abitudini diverse, ma che hanno reso Milano un’altra città. Il paradosso? È che mentre i grandi grattacieli della nuova Milano si spopolano, i negozietti di prossimità dei quartieri dormitorio, i piccoli comuni dell’hinterland hanno invece nuova vita. Che stiano diventando questi, conclude Rovellini, il cuore pulsante del nuovo vivere quotidiano di Milano?
Fonti: milanotoday.it
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BEATRICE BARAZZETTI
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