Intervista di Venanzio Postiglione a Stefano Boeri sul Corriere. Il grande architetto milanese l’idea che appartiene a molti di noi: “Milano deve andare oltre i suoi confini amministrativi. Anche dal punto di vista politico e giuridico”.
Boeri: “Milano deve andare oltre i suoi confini amministrativi, anche dal punto di vista politico e giuridico”
# Che cosa sta succedendo a Milano?
“Era sbagliato questo eccessivo entusiasmo sulla capacità attrattiva di Milano, ed è sbagliato oggi un pessimismo che si alimenta di gelosie esterne alla città. Milano è straordinaria, rappresenta l’Italia: ha dentro tutte le virtù e anche tutti i vizi di questo straordinario paese”. “Questa città ha delle risorse straordinarie per superare i problemi che già aveva quattro anni fa, una città che non sa riconoscere di essere diventata una metropoli, e che dunque deve anche dal punto di vista politico, giuridico fare i conti con una dimensione diversa. Senza i più di 130 comuni dell’hinterland Milano non ha senso, non ha futuro. Senza una idea di metropoli a livello globale, capace di continuare ad attrarre i giovani, dare case, dare servizi, dare futuro ai giovani questa Milano non ha futuro. Ma questo non può essere giocato solamente limitandosi ai confini comunali.”
# Milano sta diventando una città per ricchi?
“Il rischio è di diventare una città per anziani agiati. Milano negli ultimi dieci anni ha perso quasi 400mila persone, ma ne ha acquistati 500mila. Milano è una città in crescita ma è una città che ha cambiato il suo DNA. Chi abbiamo perso? Sicuramente giovani, famiglie non in grado di accedere ai costi della casa, questa è una sfida e noi abbiamo tutte le risorse per poterla superare. E’ una città dove il mondo delle imprese, il mondo del terzo settore, il mondo delle famiglie, il mondo delle libere professioni, questi quattro grandi soggetti, sono capaci di un’innovazione e di una generosità straordinari.”
“C’è una politica sulla casa che va fatta con più attenzione per quella fascia di domanda che sta sopra l’edilizia popolare e sotto il mercato dell’edilizia libera e che è la fascia più vitale e giovane della popolazione. Ci sono dei progetti importanti da fare. Un progetto di riuso di un numero altissimo di edifici del terziario che potrebbero essere dati a basso affitto ai giovani. Ma in generale serve riconoscere che Rozzano, Sesto San Giovanni, Magenta sono una parte di Milano e che hanno una qualità della vita spesso superiore a quella dei quartieri esterni della città sarebbe anche questo un salto importante, politico e culturale”
# La città green è soltanto un sogno?
“E’ un’ipotesi necessaria. (..) L’aria che respiriamo è una delle peggiori delle arie presenti nelle grandi metropoli del mondo. Il verde è la forma più democratica, più efficace e meno costosa per fare i conti con questo tema che è un problema fondamentale perché la mortalità a Milano per malattie polmonari è altissima (…)”
# Qual è la vocazione di Milano adesso?
“La vocazione di Milano è quella di una metropoli insieme grande come capacità attrattiva perché ha delle qualità uniche e le ha perché in fondo è anche una città piccola come dimensioni geografiche. Insieme a questo binomio di reciprocità tra innovazione e generosità la rende una città unica. (…) L’intensità di luoghi di eccellenza, di paesaggi culturali, di combinazioni sociali ed economiche che si trovano qui è rarissima”
# Un’idea per la Triennale dei prossimi anni?
“Stiamo lavorando per aprire tutto lo spazio che si rivolge al giardino, al parco Sempione. (…) La novità importante sarà uno spazio importante per la musica. Che tornerà in Triennale con una forma straordinaria.”
# La ricetta del Salone del Mobile è ancora valida?
“Il binomio Rho Fiera- Fuorisalone MIlano è unico. Siamo gli unici a offrire questo doppio movimento, uno più commerciale l’altro più culturale, ma simultaneo, non possiamo perderlo, ma dobbiamo ragionare con coraggio sul fatto che una fiera in quel modo con i grandi stand forse comincia a traballare, avendo una città dove ci sono gli show room delle stesse aziende che hanno una capacità commerciale potente”
# 10 anni del Bosco Verticale. Ha in mente un altro grattacielo superstar o è un’epoca diversa e superata?
“Gli edifici alti sono nel futuro del mondo perché occupano poco suolo, perché riducono i costi su infrastrutture e servizi. La sfida è renderli accessibili. Abbiamo realizzato un paio d’anni fa un primo bosco verticale in social housing in un posto dell’Europa molto vicino come caratteristiche, Eindhoven è una città importante, ricca, abbiamo dimostrato che è possibile avere un edificio, innovativo, verde, a prezzi calmierati per i giovani”
Qui l’intervista completa: Milano come stai? L’archistar Stefano Boeri: «La città esca dai confini comunali» (di Venanzio Postiglione – Corriere della Sera)
Continua la lettura con: 5+1 cose che non sapevi sulla Triennale
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Condivido il concetto che l’area metropolitana milanese debba evolvere a livello amministrativo per diventare un unico soggetto organizzato e omogeneo in tutte le sue funzioni, economica e sociale (non sto dicendo un unico comune).
Tuttavia, la strada per arrivare a questo traguardo (che si estende su centinaia di comuni e 6 provincie) personalmente la vedo irta di ostacoli, a partire dal fatto che la popolazione sul territorio non sembra predisposta all’idea di perdere, o magari vedere solo intaccata una sua precisa identità storica e culturale. Prova ne è che la provincia di Milano ha perso in pochi decenni i territori di Lodi e della Brianza milanese, più un milione di abitanti, per precisa volontà di quelle popolazioni, e si è persino sentito parlare pochi anni fa di una ipotetica Olonia sull’asse del Sempione, tra Rho e Gallarate grossomodo.
Non basta una conurbazione e un sistema di trasporti baricentrico su Milano (come del resto lo ha Roma, che però è un enorme comune con poche città satelliti) a fare un organismo funzionale come ad esempio è Parigi. I trasporti, poi, sono quello che sono: le linee S non sono nemmeno lontanamente paragonabili alla RER parigina o alle linee S tedesche, per frequenza di corse, efficienza, puntualità, garanzia e integrazione con i servizi del comune di Milano, pur nella più recente riorganizzazione.
Citare Magenta poi, un comune a 25 km dal centro di Milano, in piena campagna e a due passi dal Ticino (quindi dal Piemonte), al pari di Sesto S.G. (che confina con Milano senza soluzione di continuità tanto da apparire la stessa città) personalmente quantomeno lo dibatterei, e anche andrei a chiedere ai magentini se si sentono milanesi a Milano.
Per l’obbiettivo di una città dai confini amministrativi estesi all’area metropolitana, io metterei in massima priorità il coinvolgimento, operato dagli enti locali, delle popolazioni delle centinaia di comuni in una consultazione regolare, sistematica, frequente, sui temi cardine della costituzione del nuovo soggetto; città-stato o meno che sia. E questo sito deve farsi promotore presso gli enti locali di questa consultazione, portando gli argomenti che tratta nei servizi. Quando tutta la popolazione nei diversi comuni avesse chiaro il progetto, si potrà avere chiaro il suo orientamento ad accettarlo, supportarlo oppure respingerlo.
A seguire: il sistema di trasporti è l’infrastruttura principe che fa vivere una metropoli delle dimensioni che immaginiamo; così inefficiente com’è, non ne è assolutamente all’altezza. Non parliamo della direttrice Milano-Mortara che, pur ospitando un servizio regionale e una linea S, riesce a esasperare un territorio di 200000 abitanti; ma anche nella citata Magenta nessuno si dice soddisfatto dei servizi che poggiano su una linea come la Milano-Torino.
Sognamo pure altre linee di metrò, la circle line o la super 90-91; ma intanto c’è da rivoluzionare la gestione di quello che c’è (e gli attori si chiamano Trenord, Trenitalia, Ferrovie Italiane sena citare gli enti locali). Le tangenziali vanno potenziate con complanari sul modello del GRA di Roma per fluidificare il traffico agli svincoli, i tre aeroporti devono avere una linea S, una Airports-Express, dedicata che li collega direttamente quando a Orio arriverà la nuova linea ferroviaria. Va potenziato tutto il sistema di piste ciclabili in tutta l’area in questione, fino a farlo diventare una rete di “Linee C”, “Bike Lines”, chiamiamole come si vuole, con le fermate come punti di interesse o di ristoro attrezzate con la mappa della rete e i servizi utili ai ciclisti.
Infine, ma solo per brevità, le iniziative prettamente Milanesi, come le fiere, le settimane della moda o del design, dovrebbero coinvolgere tutto il territorio di cui stiamo parlando; e a Milano si dovrebbe dare risalto alle iniziative dei comuni dell’area metropolitana.
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