Alla domanda: che cosa sai di Busto Arsizio, il 99% dei milanesi non sa cosa rispondere. La prima ragione per scendere alla fermata sbagliata del Malpensa Express è scoprire perchè nessuno a Milano sa nulla di Busto Arsizio.
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Busto Arsizio, l’incognita lombarda: 10 buone ragioni per scendere alla fermata sbagliata del Malpensa Express
#1 Per conversare in dialetto bustocco, uno dei più curiosi d’Italia
Il dialetto bustocco (nome nativo büstocu) si differenzia notevolmente sia dal milanese, sia dai dialetti della provincia di Varese così come da tutti gli altri dialetti lombardi. È parlato da circa il 30% della popolazione.
Le principali differenze rispetto al milanese e ai dialetti vicini sono:
– semplificazione di tutte le consonanti doppie (es. balón)
– riduzione del suono /r/ fino alla sua quasi completa scomparsa (es. lauà invece di lavorare, paòla invece di parola)
– riduzione sostanziale delle sillabe finali
– riduzione in diversi casi di una parola lunga ad un semplice vocalizzo (es. sguá invece di volare).
Nel bustocco si ha la conservazione della vocale atona u e i nel finale delle parole, caratteristica unica di tale dialetto: le forme tècc (tetto) e trèdes (tredici) del lombardo occidentale a Busto Arsizio sono téciu e trèdasi.
Al plurale, quasi sempre, si ha la stessa uscita per il maschile e per il femminile.
A metà ottocento Luigi Ferrario scriveva: «Il dialetto di Busto ha un impronta particolare, che caratterizza, per così dire, l’indole degli abitanti i quali nella pronunzia tendono ad allungare in fine quasi tutte le parole»
Un celebre scioglilingua in bustocco recita: “dü öi indüìi in d’u áqua d’Uóna“, che significa: “due uova indurite (sode) nell’acqua dell’Olona”. Non è stupendo?
Per approfondire il bustocco: Il dialetto di Busto
#2 Per respirare in pianura atmosfere liguri
Secondo teorie e studi accreditati, il dialetto bustocco è così diverso dagli altri dialetti lombardi perché in realtà si collega al dialetto ligure. Tracce di questa impronta restano, secondo molti, anche in alcuni aspetti della mentalità dei suoi abitanti.
#3 Per andare a caccia di pelli
Nel Cinquecento Busto Arsizio uno dei centri principali d’Europa nella concia delle pelli. Le origini di quello che fu un centro tessile di primaria importanza sono da ricercarsi nel Medioevo: nel 1375 “quasi in ogni casa batte un telaio”, scrive lo storico Pietro Antonio Crespi Castoldi nella sua storia di Busto Arsizio (De Oppido Busti Relationes). In epoca medievale era conosciuta anche per lavorazione dei fustagni, mentre nell’Ottocento si aggiunsero le tessiture di cotone.
#4 Per capire perché uno dei comuni più popolati della Lombardia non fa provincia
E per capire perché è in provincia di un comune più piccolo: Busto Arsizio ha 83mila abitanti ed è in provincia di Varese che ha quasi 4mila abitanti di meno. Tra le città non capoluogo di provincia è la sesta d’Italia per popolazione.
#5 Per ammirare le ville nel particolare stile “Liberty bustocco”
Molti imprenditori della zona nel primo novecento costruirono le proprie ville nello stile liberty e art Decò che qui ha preso una sua forma distintiva.
#6 Per visitare le sue Chiese
Tra cui il Santuario di Santa Maria di Piazza.
#7 Per fare un tour delle cascine
Busto Arsizio è la città delle cascine: ce ne sono 80, in gran parte risalenti al sette-ottocento. Tra le cascine più interessanti ci sono: Cascina Bernasconi (a forma di L), Cascina Brughetto, Cascina Burattana, Cascina dei Poveri.
#8 Per andare a tifare le ragazze della pallavolo
A Busto Arsizio gioca una delle squadre di pallavolo femminile più forti d’Italia: la UYBA Volley Busto Arsizio, vincitrice di uno scudetto, tre coppe europee, una coppa Italia. La squadra gioca nel PalaPiantanida, impianto da 5.000 persone.
#9 Per riscoprire la Manchester United del varesotto
L’importante testimonianza del Liberty bustocco ricorda gli antichi sfoggi di una grande potenza industriale che fu chiamata la “Manchester d’Italia“. Come la città inglese un tempo Busto Arsizio era rinomata in ambito calcistico: la Pro Patria era uno squadra di livello nazionale che negli anni trenta e quaranta giocava stabilmente in serie A (in totale 14 partecipazioni). Nella Pro Patria ha giocato anche Peppino Meazza, uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi. Nel 2000 la Pro Patria è arrivata seconda nel prestigioso concorso del “Guerin Sportivo”, sulle maglie più belle delle squadre d’Europa.
#10 Per fare un falò
Busto è la città del fuoco: Arsizio viene da ardere e sembra che la città sia stata distrutta più volte dagli incendi. Addirittura il primo incendio che l’ha rasa al suolo risalirebbe al re celtico Belloveso, fondatore di Milano. Lo stesso gonfalone della città ha due B maiuscole: la prima sta per Busto, la seconda per Bruciata e sta al di sopra di una fiamma. L’ultimo giovedì di gennaio la Giöbia, un fantoccio di paglia vestito di stracci, viene bruciata per esorcizzare l’inverno.
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Ho avuto rapporti di lavoro con i bustesi per 26 lunghi anni nel settore conciario/calzaturiero. Innanzitutto l’appellativo “bustocchi”con venatura dispregiativa e’ stato affibbiato ai bustesi dai lombardi invidiosi dei paesi circostanti. I miei rapporti sono stati con persone di grande laboriosita’ e parsimoniosita’, attaccamento al lavoro spirito di sacrificio, correttezza nei rapporti di lavoro e grande capacita’ di risparmio. Ricordo con piacere le mangiate di polenta e ” brusciti ” specialita’ che esula dal contesto lombardo.
Buongiorno e grazie per la pubblicità che fate alla mia città! C’è però un errore abbastanza importante nel vostro articolo, ossia la denominazione di Busto Arsizio come Manchester d’Italia attribuita alle sue glorie calcistiche. In realtà veniva così chiamata perché aveva un numero enorme di industrie tessili, così come Manchester, culla delle rivoluzioni industriali.
Partentamenti (tieni a mente che non devi assolutamente occuparti di quella cosa. Una parola per una frase, bustoccho in sintesi.
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