Si dice che Roma è il cinema e Milano è la musica. In parte è vero: la città capitolina è sede di Cinecittà, la maggior parte dei film vengono girati lì, un gran numero di registi, sceneggiatori, attori risiedono li, ma se si parla di musica, le cose cambiano. Milano è sede delle principali etichette discografiche, è sede di uno dei più importanti centri di formazione musicale (CPM), è sede dello stadio San Siro (definito da tutti il tempio del rock), è sede di numerosi club e locali, dove numerosi artisti stranieri e non vengono per esibirsi. Non è un discorso generalista, ogni città ha le sue caratteristiche diverse e comuni: ma quello che Roma non ha mai avuto e non avrà mai è, o è stato, il Rolling Stone.
C’era una volta il ROLLING STONE: il locale storico di Milano
# Sotto le bombe nasce il Cinema Ambrosiano
Siamo nell’ultima fase della seconda guerra mondiale, per la precisione nel maggio 1943. Milano è una città che ancora sta soffrendo, ma ciò non toglie il desiderio di costruire e di inaugurare nuovi luoghi dove i milanesi possano trascorrere qualche ora di svago. Per queste ragioni in Corso XXII Marzo 32 viene aperta una nuova sala cinematografica: il Cinema Ambrosiano. Una sala che ha una capienza di 2800 persone, aria condizionata e area fumatori. Per l’epoca un’avanguardia. La vita del cinema è però subito tempestosa: qualche mese dopo gli Alleati cominciano a bombardare Milano, tutte le attività di svago vengono sospese e l’Ambrosiano dovrà aspettare la fine della guerra e la rivalutazione del quartiere per poter riaprire.
# 1979: la virata verso la musica con lo Studio 54
Malgrado l’inizio turbolento la vita del cinema va avanti fino al 1979, quando i tre proprietari decidono di puntare sulla musica. Chiudono il cinema, lo ristrutturano e aprono lo Studio 54 per omaggiare la discoteca omonima a New York, che ai tempi dettava mode e stili. Ma Milano non è New York. Col tempo si scopre che i lavori di ristrutturazione erano stati fatti male e il locale, non avendo superato i controlli della sicurezza, va incontro a una prima inesorabile chiusura da parte della magistratura. Si tratta solo della prima di una lunga serie: lo studio 54, durante gli anni, alterna continue aperture e chiusure. Finché cambia la musica, quando la disco music viene soppiantata dal rock. In questo periodo si affaccia sulle scene Enrico Rovelli.
# 1981: nasce il Rolling Stone, la “discoteca rock”
Già verso la metà degli anni settanta, girava voce che David Zard (storico promoter musicale) accarezzasse l’idea di realizzare una discoteca rock. Ma è Enrico Rovelli (storico manager di Vasco Rossi), nel 1981, a rilevare lo Studio 54 e a trasformarlo nel Rolling Stone. L’idea è vincente da subito: tra i primi a esibirsi sono gli Iron Maiden in un inedito doppio concerto stile jazz, uno alle 16, l’altro alle 21.30. A loro seguono artisti di grande calibro come: New Order, Ramones, Simple Minds, Bryan Adams, INXS, Nick Cave and the Bad Seeds, Bad Religion, Beastie Boys, dEUS, Richard Ashcroft e tanti altri ancora. Verso la fine degli anni ottanta diventa la sede dello spettacolo 1,2,3 Jovanotti e anche di alcuni eventi della Milano Socialista.
# Il gemello del Rolling: l’Alcatraz
Il locale, che ha mantenuto lo stile di un cinema, viene apprezzato particolarmente per la sua acustica difficilmente ricreabile in spazi più grandi quali il Palatrussardi, prima, e il Forum di Assago, poi. Per questa ragione, artisti italiani e stranieri si contendono il palco del Rolling Stone. Anni dopo lo stesso Rovelli, che nel frattempo aveva portato Vasco Rossi a San Siro, apre un altro locale: l’Alcatraz che si rivela un altro grande successo. La differenza tra i due va ricercata nel sentimento: il Rolling Stone ha una magia che difficilmente si può ricreare altrove, nonostante i vari club che negli anni novanta aprono a vista d’occhio come il Legend, il Circolo Magnolia o l’Alcatraz stesso.
# 2009, la fine: il Rolling diventa un condominio
Nonostante i novanta concerti l’anno, nonostante un pubblico di affezionati, il 30 gennaio 2009, Enrico Rovelli annuncia su un articolo apparso su Corriere della Sera, il rompete le righe: la chiusura del Rolling Stone e il suo successivo abbattimento in favore di un condominio di 12 piani. Rovelli annuncia che è intenzionato a riaprire il locale in altra zona, forse in Mecenate, ma alla fine non si fa nulla. Rimangono i ricordi, la gente, ma soprattutto l’amore (quello vero e non posticcio) per la musica rock.
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MICHELE LAROTONDA
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