L‘Italia è a libertà limitata. Siamo come un debitore che è caduto nella spirale del fare debito per ripagare i debiti, consegnandosi così nelle mani dei creditori. E’ comprensibile che i creditori esercitino le loro pressioni ma è altrettanto comprensibile che il debitore faccia valere tutte le sue ragioni. E nel caso dell’Italia, forse, alcune di queste ragioni non le abbiamo fatte valere abbastanza. In particolare queste cinque.
E’ comprensibile che i creditori esercitino le loro pressioni ma è altrettanto comprensibile che il debitore faccia VALERE tutte le sue ragioni. E nel caso dell’Italia, forse, alcune di queste ragioni non le abbiamo fatte valere abbastanza.
Cinque verità sul debito italiano che non piaceranno ai TEDESCHI
Premessa: l’autorete del maggiore deficit
Prima di vedere i nostri punti a favore, vorrei smitizzare la nostra principale rivendicazione con l’Europa: l’allentamento del vincolo di deficit del 3%. Maggiore deficit significa maggiore debito e quindi dover pagare ancora di più ai creditori. E’ un’autorete non solo perchè ci danneggia ma perchè va a favore proprio degli interessi dei creditori: più debito per loro significa ricevere più interessi e, soprattutto, poter esercitare su di noi ancora più potere.
Proprio perchè è un’autorete sono anni che con l’Europa si discute su questo punto senza che per questo siano saltati governi o bocciati ministri. Sarà un caso?
Vediamo invece cinque verità che potrebbero queste sì tutelare i nostri interessi.
#1. Chi ha tradito Maastricht?
Le regole stabilite dal trattato di Maastricht ci inchiodano. Eppure questo non è stato sempre valido. Anzi. Non parlo di quando altri paesi, come Francia o Germania, hanno violato alcuni parametri. Parlo proprio del momento in cui si è partiti con l’euro. Il trattato era molto chiaro: nessuno Paese con un debito superiore al 60% avrebbe potuto entrare nella moneta unica. E allora perchè si è lasciato entrare anche Paesi come Italia e Grecia che avevano un debito quasi doppio rispetto al limite massimo?
Farci entrare non è stato un atto di generosità: tutt’altro. Fare entrare due paesi molto più indebitati degli altri, come Grecia e Italia, in uno spazio di affari comune significa già sapere che tutti avranno le stesse condizioni tranne i due indebitati che, non solo partiranno con un debito maggiore e dunque dovranno destinare più risorse per rimborsare il debito, ma addirittura dovranno pagare tassi di interessi più alti degli altri.
E’ stato come se in un gara di velocità avessero accettato che due concorrenti gareggiassero con delle zavorre ai piedi. Ovvio che gli altri hanno acconsentito, scemi noi ad accettare. E soprattutto scemi oggi a non sottolineare che averci permesso di entrare nella moneta unica è stata una furbizia scellerata che ci ha danneggiato, perchè l’Italia oggi è in crisi non per quello che ha fatto dopo l’entrata ma a causa di quello che ha fatto prima di entrare e che ai tempi era stato considerato ok.
l’Italia oggi è in crisi non per quello che ha fatto dopo l’entrata ma a causa di quello che ha fatto prima di entrare e che ai tempi era stato considerato ok
2. Tassi di interesse sui bond
Accettare l’ingresso nello spazio comune di due paesi più indebitati degli altri avrebbe avuto senso se a essere comune fosse stato anche il debito degli Stati. Invece l’eurozona consiste nella stessa moneta, stessa unione commerciale, ma con tassi di interesse diversi sugli stessi titoli.
Lo stato italiano paga e, nel corso degli anni, ha dovuto sempre pagare tassi più alti rispetto ai tedeschi su titoli emessi sulla stessa moneta.
Per capire la distorsione che questo ha creato sarebbe come se si fosse stabilito che gli euro emessi in Germania avessero un potere di acquisto superiore rispetto agli euro emessi in Italia. Questo avrebbe portato più merci in Germania, esattamente come lo squilibrio nei tassi dei bond pubblici ha portato più soldi nel paese tedesco.
A parità di condizioni, l’Italia è stata così penalizzata due volte: perché ha più debito (quindi più interessi da pagare) e perchè deve pagare un tasso di interesse più alto sulla stessa valuta (quindi interessi più alti).
Tenendo ferme tutte le altre condizioni significa per forza che l’Italia sarà perdente e, quel che peggio, destinata ad esserlo sempre di più. La dimostrazione è che il debito che è aumentato in Italia dall’ingresso dell’euro è un debito di interessi: nello stesso periodo l’Italia ha registrato un avanzo primario, quasi sempre superiori agli altri paesi europei, ma che, purtroppo, non è servito.
l’Italia è stata così penalizzata due volte: perché ha più debito (quindi più interessi da pagare) e perchè deve pagare un tasso di interesse più alto sulla stessa valuta (quindi interessi più alti)
3. Debito pubblico + debito privato
Chi garantisce il debito pubblico sono sempre i privati della stessa nazione. Se lo stato non potrà più rimborsare i titoli di stato, questo si ripercuoterà sui cittadini e sulle imprese di quella nazione, bloccando i loro conti, versando più tasse, mettendoci i loro soldi.
A questo punto perché si escludono i risparmi privati nel calcolo del rischio del debito pubblico? I risparmi privati italiani sono di circa 10 miliardi di euro, significa quasi 5 volte di più dell’entità del debito pubblico, un multiplo tra i più alti al mondo.
Gli italiani sono come quei genitori che sono chiamati a garantire il mutuo del figlio in difficoltà economiche. Così come le banche concedono il mutuo ai figli e applicano interessi più bassi se i genitori sono economicamente solidi, così l’Italia dovrebbe pretendere di calcolare anche il debito del settore privato come parametro per il debito: Debito/Pil + Risparmi privati.
l’Italia dovrebbe pretendere di calcolare anche il debito del settore privato come parametro per il debito: Debito/Pil + Risparmi privati
4. Minibond
Quando i nostri governi chiedevano maggiore flessibilità, superando il 3%, la reazione in Europa è stata sempre molto misurata. E abbiamo visto che avveniva perchè la richiesta avrebbe dato ancora più soldi e potere ai nostri creditori.
Ma quando è circolata la voce che il governo lega-5stelle avrebbe voluto introdurre dei minibond per pagare i debiti della PA è cascato il mondo.
Perchè questo terrore verso i minibond?
La verità è che non è detto che siano un pericolo, anzi. Dipende da come vengono fatti. Supponiamo, ad esempio, che i minibond vengano sottoscritti dal popolo italiano pro quota sulla base del patrimonio di ognuno.
Si andrebbe così a sostituire titoli soggetti a tassi di interesse alti o influenzati dai mercati, con titoli con tassi più bassi, certi, e che se fossero a tassi calmierati potrebbero liberare molte risorse, una parte dei 55 miliardi all’anno di interessi, per spese più eque e strutturali.
Un po’ come fa il Giappone che riesce a gestire il suo debito gigantesco, oltre il 230% del PIL, attraverso una limitazione degli interessi grazie all’acquisto di titoli dei suoi cittadini. In pratica dei minibond. Dunque, se gli italiani autonomamente consentissero di abbassare i tassi di interessi pagati dallo stato italiano, dove sarebbe il problema? Forse il problema sarebbe che si toglierebbe uno strumento di guadagno facile, e di esercizio di potere, per i creditori internazionali?
se gli italiani autonomamente consentissero di abbassare i tassi di interessi pagati dallo stato italiano, dove sarebbe il problema? Forse il problema sarebbe che si toglierebbe uno strumento di guadagno facile, e di esercizio di potere, per i creditori internazionali?
5. Giubileo: giustizia e dignità
Lo scontro più grande forse è di tipo culturale. Per i tedeschi debito si dice Schuld che vuole anche dire colpa. Per la lingua tedesca i debiti sono una colpa. Una visione che non solo contrasta con la nostra, per cui i debiti non sono necessariamente una colpa, ma anche principi etici di civiltà.
In Mesopotamia e, successivamente, gli antichi ebrei avevano introdotto “il giubileo dei debiti”, ossia la remissione integrale di crediti e debiti a intervalli di 50 anni. Questo lo stabilirono perché si erano accorti che nel breve tempo i debiti sono una modalità che stimola il commercio ma nel lungo termine si trasformano in uno strumento di schiavitù, perché il debitore finisce in mano al creditore che esercita su di lui un potere che va al di là degli interessi a lui dovuti. Un po’ come sta succedendo all’Italia che pur avendo finora pagato per intero ai creditori il prezzo del suo debito sta progressivamente perdendo la sua libertà.
nel breve tempo i debiti sono una modalità che stimola il commercio ma nel lungo termine si trasformano in uno strumento di schiavitù
ANDREA ZOPPOLATO
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