Maranza e tamarro sono termini che indicano soggetti che certo non spiccano per eleganza, Ma che cosa li distingue dai milanesi alla moda?
MARANZA, TAMARRO e SCIURA GLAM: cosa li distingue dai MILANESI alla MODA
# Il maranza di periferia
Uno tra tutti, il maranza di periferia, perché da essa proviene. Una categoria mal vista, spesso si tratta di soggetti che si muovono in branco poco inclini alla contaminazione. Tuta acetata occhialoni e borsello sono i suoi tratti distintivi.
Imperversano con atteggiamento spavaldo e sopra le righe in corso Como, sui Navigli o nei pressi della Stazione Centrale, salgono sui mezzi, ridono sguaiatamente, si appropriano senza ritegno delle zone nevralgiche e spesso centrali di Milano.
# Il tamarro (o maranza cittadino)
Il maranza cittadino, in senso lato anche tamarro, va invece valutato in una dimensione più canzonatoria, ironica e beffarda, che lo vede in affanno nel disperato tentativo di imitare lo stile glamour e unico del ben vestire milanese. Il tentativo è goffo e mal riuscito oltre che volgare.
A Milano essere fashion o glamour o più semplicemente eleganti, non significa riempirsi di lustrini, sfoggiare borse giganti con improbabili logo altrettanto giganti, ingioiellarsi senza più lasciare uno spazio di pelle libero di respirare o truccarsi il volto come una maschera di carnevale.
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# La sciura glam
A Milano essere glamour è un modo di essere, con cui si nasce e che è connaturale a sé. Una vera filosofia di vita che non ha nulla di studiato ma che con leggiadria e spontanea leggerezza, comincia dal dove si compra, con che classe innata lo si indossa e con che naturalezza lo si vede per strada. Il che non necessariamente coincide con gli acquisti in negozi di lusso.
La sciura glam ama scovare chicche preziose anche ai mercatini. Si sa che possiede quel gusto innato nello scegliere le cose più chic. Lei scova e trova. Lei non chiede consigli, sa. Naturalmente e senza sforzi.
# Milanese vs tamarro
Il milanese non esibisce ma è, non è in mostra ma il suo look esiste, è lì…come l’aria che si respira. Si nota per il suo esplicarsi in modo spontaneo, appena accennato e quasi silenzioso che proprio per questo colpisce e si ammira ancora di più. Il milanese considera tamarro proprio questo atteggiarsi, questo esibire ciò che non si è e senza nemmeno crederci troppo tra l’altro e considera tamarro chi lo fa.
È tamarro questo inutile impegno alla ricerca di una forzata esibizione che risulta poi ridicola nella sua portata innaturale e caricaturale, ed insopportabile nella risata sguaiata o nel parlare, ergo urlare, ad alta voce.
Il milanese accoglie con garbo chiunque si integri si impegni e lavori con energia. Chiunque si faccia risucchiare dal vortice cittadino, chiunque voglia farne parte davvero, perché Milano va vissuta e non subita. Purché con garbo, se no è tamarro.
È dunque? Dunque diffidare dalle imitazioni o al limite, alla vista di un tamarro, che ci si ridà un po’ su. Non sguaiatamente.
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ALESSANDRA GURRIERI
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