Come molti sanno è possibile seguire l’evoluzione in tempo reale della diffusione del coronavirus nel mondo su questo link: https://www.worldometers.info/coronavirus/.
I dati sono quelli ufficiali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e mostrano la diffusione del virus segmentato per diversi metri di analisi, come le aree geografiche, la suddivisione dei malati, il tasso di mortalità per classi di età e tipo di concausa. In più si trova il continuo aggiornamento delle ultime notizie nazione per nazione. Rappresenta la fonte più esaustiva e oggettiva su quello che sta accadendo nel mondo. Vorrei suggerire alcune riflessioni in particolare su alcuni dati.
Tre cose che si possono capire sul CORONAVIRUS analizzando i dati dell’OMS
#1 I contagi in Italia potrebbero essere di più
Prendendo i paesi dove si è ufficialmente diffuso di più il virus, i dati sembrano discordanti. Si passerebbe da un tasso di mortalità superiore al 3% in Cina allo 0,5% della Corea. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che in Corea è stata adottata la strategia di misurazione a tappeto del virus, procedendo su vasta scala alle analisi con i tamponi anche su chi non ha sintomi. Se si tenesse fisso il valore di mortalità misurato in Corea, forse il più affidabile per presumere il numero reale di contagiati, allora negli altri Paesi i contagiati potrebbero essere molti di più. Se infatti al momento in cui scrivo i decessi a causa del virus in Italia risultano 29, tenendo l’indice di mortalità rilevato in Corea, i contagiati nel nostro Paese potrebbero essere più di 6000, ossia quasi sei volte di più degli attuali.
Qui i dati aggiornati dopo la stesura dell’articolo: https://www.worldometers.info/coronavirus/#countries
Questa ipotesi potrebbe essere confermata anche analizzando il numero di tamponi che sono stati eseguiti nei diversi paesi. Il tasso di positività al tampone è al 5% in Italia contro il 4,3% in Corea. La differenza più rilevante è nel numero di controlli effettuati: 9.462 in Italia contro i 66.652 in Corea. Quindi anche questo dato potrebbe confermare che mantenendo il tasso di positività tra il 4% e il 5% se si aumentassero i controlli come fatto in Corea aumenterebbe anche il numero dei contagi nelle statistiche italiane, così come in quello delle altre nazioni.
Qui i dati aggiornati anche dopo la stesura dell’articolo: https://www.worldometers.info/coronavirus/covid-19-testing/
#2 Essere stati in Italia o il contatto con italiani è considerato un fattore di rischio
Se si verificano le news sugli ultimi dati in aggiornamento (https://www.worldometers.info/coronavirus/#news) molti dei nuovi casi sono collegati a persone rientrate dall’Italia oppure che sono venute in contatto con persone italiane. Si ricava che nel mondo questo costituisce uno dei principali fattori di rischio che richiede un controllo sanitario.
#3 Per i contagiati senza gravi patologie e al di sotto dei 60 anni il virus presenta pochi rischi
Come si vede da qui (https://www.worldometers.info/coronavirus/coronavirus-age-sex-demographics/) il virus risulterebbe pericoloso quasi esclusivamente per la popolazione più anziana. Il tasso di mortalità risulta del 14,8% tra i contagiati che hanno oltre 80 anni e dell’8% tra i settantenni. Tra i cinquantenni è dell’1,3%, sotto i 40 anni dello 0,2%, tra i bambini sotto i 10 anni non si registra al momento alcun decesso. Ma c’è un altro elemento che riduce la pericolosità del virus anche tra persone di età elevata.
L’età elevata da sola non rappresenta però un sufficiente motivo di rischio. Lo è se accompagnata a una grave patologia preesistente al virus. Come si vede qui sotto la presenza di gravi patologie innalza in modo consistente il tasso di mortalità. Il tasso di mortalità su tutta la popolazione non affetta da gravi patologie risulta infatti allo 0,9% che però può arrivare al 13,9% se si hanno patologie cardiovascolari. Pertanto si può dire in base a questi dati che per chi non ha un’età elevata e non presenta gravi patologie, il virus non presenta un fattore di pericolo reale, almeno non di entità differente da quella di una malattia comune. Questo confermerebbe tra l’altro quello che sta accadendo in Italia dove al momento i decessi rientrerebbero nelle fasce di età più elevata e sarebbero legati a gravi patologie pregresse, come ha dichiarato la direttrice del Sacco, per cui non possiamo attribuire unicamente al virus ancora nessun decesso. (vedi: “Nessuno è morto per il virus”)
Qui l’aggiornamento sulla cause dei decessi: (https://www.worldometers.info/coronavirus/coronavirus-age-sex-demographics/)
# Conclusioni
Suggerisco tutti di monitorare i dati OMS per farsi un’idea oggettiva e, nel caso, affidarsi a medici per quanto riguarda la loro corretta interpretazione. Se le mie analisi fossero condivisibili, in particolare sulla maggiore diffusione reale del contagio, specie tra gli asintomatici, e sulla pericolosità reale del virus solo su certe categorie, anziani con gravi patologie, a quel punto forse potrebbe suggerire una considerazione finale.
Forse bisogna essere realisti e dire che ormai il virus si è diffuso molto di più di quanto dicano le statistiche: chiunque potrebbe essere contagioso.
La responsabilità ora è individuale: è chi appartiene alle classi a rischio che se ha paura deve stare al riparo in casa. Bloccare i contagiati (gravi focolai a parte) ormai potrebbe risultare inutile.
La buona notizia è che chi non ha gravi patologie e non ha un’età elevata può vincerlo standosene tranquillamente a casa sua.
Quindi forse bisognerebbe dire con chiarezza che:
1. per chi non ha gravi patologie non si tratta di un virus particolarmente pericoloso
2. i soggetti anziani con gravi patologie se non vogliono correre rischi devono stare in casa perché ovunque ormai sono a rischio di contagio.
ANDREA ZOPPOLATO
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