Dopo il matrimonio- infelice- con il principe di Belgioioso, Cristina Trivulzio inizia il suo peregrinaggio a sostegno dei Carbonari.
Fu prima a Genova e poi per dieci anni a Parigi, dove il suo salotto divenne punto di riferimento per esuli e mazziniani. Finanziò i movimenti di liberazione italiani e rientrò a Milano per sostenere le cinque giornate, insieme a una piccola armata di 150 soldati da lei stipendiati per combattere contro gli austriaci. Carlo Cattaneo la definì nel 1860 la “prima donna d’Italia”.
Nel 1866 Cristina scrisse Delle presenti condizioni delle donne e del loro avvenire, un articolo che è considerato un’avanguardia del femminismo, in cui auspicava che le “compagne” e le “madri” dei signori “sian tenute seriamente come creature ragionevoli, dotate di potenze intellettuali”, “speciali, ma non inferiori a quelle dell’uomo”.
Dall’unità d’Italia fino alla sua morte, avvenuta nel 1871, nelle sue tenute di Locate sperimentò un socialismo illuminato sul modello di Charles Fourier.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
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