La pandemia ha posto un freno alla socialità, fatto che ha messo i giovani in serie difficoltà. Una ricerca dell’Università Statale degli Studi di Milano lancia un grido dall’allarme: in forte aumento la richiesta di aiuto psicologico degli studenti.
Crollo psicologico per gli UNIVERSITARI di MILANO: boom di richieste di aiuto
# Il crollo psicologico
Nelle università milanesi esiste la figura professionale del consulente psicoterapeuta e sportelli appositi permettono agli studenti di seguire un percorso che li aiuti ad affrontare situazioni di stress in università e non solo. Da quando è iniziata la pandemia, secondo uno studio dell’Università Statale degli Studi di Milano, il numero di richieste per questo tipo di supporto è aumentato del 75%.
Ansia da esame, stress, spaesamento, senso di isolamento, crollo motivazionale, sono i sintomi manifestati dagli studenti che si approcciano ai servizi psicologici negli ultimi due anni. Ciò porta allo sviluppo di un senso di apatia generalizzata, insonnia, irritabilità, letargia, scoppi di pianto incontrollati e spesso immotivati.
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# I più colpiti sono i fuorisede
A denunciare un senso di smarrimento e solitudine, sono in particolare gli studenti fuorisede, che si trovano lontani da amici e famiglie, e a cui la possibilità di creare nuovi legami grazie all’università, viene preclusa dalle restrizioni e dalle lezioni a distanza. A peggiorare la situazione la limitata possibilità di tornare a casa dovuta a quarantene o restrizioni dei servizi di trasporto.
Parallelamente, chi segue le lezioni a distanza, tornando dalle proprie famiglie di origine spesso si sente intrappolato in situazioni di disagio, dovute a piccoli spazi disponibili, spesso sovraffollati, in cui si vive una convivenza forzata. Tutti questi disagi influiscono sul rendimento dei ragazzi, incapaci di concentrarsi e poco motivati dalla situazione restrittiva.
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# Meno svaghi, maggiore pressione sui risultati scolastici
Il rendimento scolastico risente della situazione psicologica degli studenti, che prima della pandemia potevano svolgere numerose attività sociali: dallo sport alle uscite serali. La cessata attività di questo tipo di ambienti ha inserito negli studenti un’incertezza e un’insicurezza che hanno creato in loro un senso di chiusura. La scarsa frequentazione di ambienti sociali ha fatto in modo che il rendimento scolastico rimanesse l’unico obiettivo della quotidianità studentesca.
Ottenere grandi risultati come unica alternativa ha portato ad un aumento della pressione psicologica nei confronti dello studio. Chi però è soggetto a crisi, non riesce a sostenere un alto livello di concentrazione e quindi i risultati scolastici ne risentono, facendo in modo che lo stress di non riuscire nell’unico ambiente frequentato agisca sulla salute mentale.
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# Aumento dei servizi di sostegno
Le problematiche sono emerse durante il convegno «Uscire dal disagio: l’ateneo e le istituzioni del territorio a supporto della salute e del benessere psicologico della popolazione studentesca», che ha visto come risultato una collaborazione tra l’Università, il Comune di Milano, Regione Lombardia, l’Ufficio scolastico regionale e istituzioni dedicate al disagio giovanile. I quali stanno cercando soluzioni per la tutela dello stato psicologico-mentale degli studenti.
L’Università degli Studi di Milano ha aumentato il numero dei consulenti psicoterapeuti da uno a quattro, per sopperire all’aumento di richieste di supporto. Verrà inoltre aperto uno sportello “fragilità”, per aiutare chiunque avesse bisogno di un aiuto più sporadico e verrà portato avanti un progetto di educazione della comunità accademica sul tema del benessere e della salute mentale. A sostegno di tali iniziative sarà stretta una collaborazione con gli enti territoriali, per rendere i servizi accessibili a tutti.
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SARAH IORI
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