Quando si parla di periferie si hanno sempre immagini un po’ tristanzuole in mente. Io vivo in periferia, ma la mia fetta di Milano di triste non ha nulla. È ben servita, pullula di ospedali, scuole e mezzi pubblici ed è anche bella. Ad esempio oggi vorrei accompagnarvi in una passeggiata nella mia zona, la Zona 3. Ho immaginato questa passeggiata in un fine settimana primaverile o estivo, con il tempo per camminare o andare in bicicletta e direi la bici sia l’opzione migliore, poi capirete il perché.
La camminata si può iniziare da Lambrate station, ma invece di uscire verso Piazza Bottini bisogna dirigersi sul lato che va verso Via Rombon e camminare in direzione tangenziale. Dopo circa 400 metri vi troverete davanti ad una piccola gemma “fuoriluogo”.
Villa Busca Serbelloni e Via Folli
È Villa Busca Serbelloni, detta anche “La Palazzetta“, un edificio storico di Milano, situato in via Rombon, 41. La villa era ed è della famiglia Serbelloni, quindi non è visitabile, ma merita una sbirciatina curiosa, perché è molto bella.
Questa villetta dà l’immagine di quello che era Milano nel ‘600. Il Duomo lontano, questa residenza di campagna era situata su una collinetta vicino al Lambro, che scorre poco lontano. In questa zona ci sono altre belle case e cascine, come in via Dardanoni e via Folli, che si trovano appena al di là della stradone.
Negli ultimi anni la zona ha visto un recupero architettonico e culturale e in Via Folli ora c’è un bellissimo complesso nuovo con giardinetti “segreti”, ma pubblici, annessi. Amo fermarmi a leggere sulle panchine di questo parco mignon in perfetto silenzio.
Il Ventura District e Via Conte Rosso
Poco lontano c’è Via Ventura, famosa per il Ventura District, che diventa impraticabile sotto Fiera del Design perché vi si tiene un fuori salone molto affollato. In questa zona si trova una Cappelletta votiva, edificata nel 1527, dopo la peste che tre anni prima aveva devastato Milano.
Da Via Ventura percorrete Via Conte Rosso. La via totalmente restaurata due anni fa è a mobilità rallentata. I vecchi negozi sono stati recuperati ed ora ospitano negozi di vinili, trattorie, bar, enoteche. Fare uno stop qui per un caffè è fortemente suggerito. C’è l’atmosfera della vecchia Milano e del quartiere che vive, ma allo stesso tempo c’è un glamour internazionale. Vi vivono diversi stranieri e non distante c’è uno studentato con ragazzi provenienti da tutto il mondo.
Da un lato di Via Conte Rosso si ha Viale Rimembranze di Lambrate, che è una rotonda ed è in realtà un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, dall’altro proseguendo ed oltrepassata la bella Chiesa di San Martino in Lambrate, dei primi del 900, si giunge in Via Gaetano Crespi.
Qui trovate lo spaccio dolciario delle Tre Marie e questo era il motivo per cui suggerivo venire in bicicletta: una volta entrati è impossibile uscire senza per lo meno due panettoni e qualche altro dolce.
Le Tre Marie
Lo spazio produttivo de Le Tre Marie è fortemente legato a questa parte di Milano. La Pasticceria Tre Marie nacque a Milano nel 1896. La specialità della casa era il panettone, dolce tipico della tradizione natalizia. Agli inizi degli anni Sessanta, con l’Italia in boom e la voglia di far conoscere la qualità della propria produzione anche fuori Milano, i proprietari di Tre Marie decisero di ingrandire la produzione. Furono così scritte a mano centocinquanta lettere per proporre alle migliori pasticcerie d’Italia l’esclusiva dei dolci Tre Marie nella propria zona di competenza. Un’idea di successo, una delle prime iniziative di comunicazione, che sancì l’ingresso di Tre Marie nel mercato dell’alta gamma. La produzione venne così organizzata su scala più ampia.
Il primo stabilimento sorse in zona Lambrate, dove si trova ancora oggi la sede Tre Marie. Ancora oggi una parte della produzione è rimasta a Lambrate, in via Crespi 9. Verso i primi di ottobre iniziano a sfornare i panettoni che poi andranno sulle tavole di tanti italiani e non solo e alla mia finestra arrivano zaffate di zucchero vanigliato che mi dicono che è quasi Natale.
Il Quartiere Rubattino e il Parco dell’Acqua
Oltre Via Pitteri si estende un quartiere nuovo e in divenire, con i plus e i minus di ogni zona nuova che va crescendo. Il Quartiere Rubattino ha dalle sue una piazza simpatica, Piazza vigili del Fuoco, e un parco che non t’aspetti, Il Parco dell’acqua, dove quando è bel tempo si trovano i bambini della zona a giocare, gli skater a dare spettacolo e dove per anni il magico Ginetto, figura carismatica di Rubattino e dell’Ortica, ha organizzato il festival dei giochi di strada Giro di giostra.
Il Martinitt
Oltrepassato il quartiere si prosegue per Via Pitteri e si trova il Martinitt. Il Martinitt merita un capitolo a sé. La fondazione dell’orfanotrofio dei Martinitt risale al 1532, quando, per far fronte al problema dei tanti bambini abbandonati, il duca Francesco II Sforza fece chiamare il nobile veneziano Gerolamo Emiliani, che aveva già fondato degli orfanotrofi a Bergamo, Brescia e Somasca e che pensò anche ad aprire degli orfanotrofi a Milano. L’orfanotrofio negli anni ha cambiato tante sedi fino a quando fu aperto nei pressi di via Morone, qui trent’anni più tardi sorse la chiesa di San Martino, da cui i ragazzini presero il nome di Martinitt (Martinin al singolare). Dopo varie traversie ed ampliamenti nel 1932 fu inaugurato un nuovo grande complesso nel quartiere Ortica, alla periferia Est di Milano, in cui gli orfani si trasferirono. Dal dopoguerra a oggi il Martinitt ha vissuto una enorme trasformazione: negli anni Settanta sono nate, infatti, le comunità alloggio, ovvero dei piccoli gruppi di orfani che vivono in appartamento di proprietà dell’Ente con i loro educatori quasi come in una vera famiglia. Ricordiamo tra i Martinitt famosi Angelo Rizzoli, fondatore dell’omonima casa editrice Rizzoli Editore, Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica e Edoardo Bianchi, fondatore dell’omonima azienda produttrice di biciclette. Oggi l’immenso complesso dei Martinitt è divenuto un campus universitario ad un teatro /cinema molto attivo.
L’Ortica, i Murales e Jannacci
Ed ora, dulcis in fundo, a un chilometro e 800 metri da Lambrate c’è l’Ortica. L’Ortica è un quartiere storico di Milano. Che sia antico lo testimonia la bella Chiesa dei santi Faustino e Giovita. Recenti ritrovamenti storici hanno fatto supporre che il santuario sia stato eretto verso la fine del XI secolo, quando un piccolo gruppo di milanesi, rifugiatisi lì subito dopo la caduta di Milano per mano di Federico Barbarossa, espresse il voto di costruire una cappella qualora fossero riusciti a tornare alle loro case dopo un anno. Nel 1176 l’imperatore tedesco venne sconfitto a Legnano e gli esuli, vedendo in questo la realizzazione della loro grazia, iniziarono subito i lavori per l’ampliamento della cappella, che di lì a pochi anni divenne uno dei centri spirituali della periferia di Milano. Sotto i Visconti, nel 1370 il complesso venne consacrato con una solenne cerimonia, per poi, nel 1519, diventare una delle proprietà della famiglia degli Este, signori di Mantova. Tutt’oggi è meta di pellegrinaggi.
Davanti alla chiesa un dopolavoro ferroviario è la sede della mitica Balera dell’Ortica, vivacissimo ritrovo notturno per i giovani di ogni età. Intorno il quartiere ribolle di novità e con il progetto OR ME, Ortica Memoria, portato avanti dalle associazioni locali, come il Circolino, e dagli OrticaNoodles è entrato nei circuiti turistici milanesi. Vi è infatti in opera una serie di 20 murales, che vanno a raccontare la storia recente di Milano attraverso i suoi attori, dalla resistenza, ai grandi calciatori, come il murale fuori dello Stadio Scarioni. Passato il Cavalcavia Buccari è già Milano, ma visto che l’Ortica è piena di nuove enoteche e bar storici io vi consiglio di cenare qui. Dopo si può riprendere il cammino, o il bus o la pedalata (c’è la ciclabile) verso il centro, magari fischiettando Jannacci, che all’Ortica faceva il so mestè.
SIMONA FRIGNANI
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