Didi Perego ha dato tutto al mondo del cinema, dalla comicità alla rappresentazione di una straziante sofferenza di vivere. Un’artista milanese purtroppo non ricordata a dovere.
DIDI PEREGO, la Sofia del film italiano candidato all’Oscar
# Un’inimitabile donna dello spettacolo
È stata un’inimitabile donna dello spettacolo, bella e carismatica, formidabile caratterista e, al tempo stesso, donna dotata di una capacità esclusiva nel tenere la scena. Proprio per questo la sua presenza, anche quando non era la protagonista principale, dava un tocco di “sale” al film. Ne “La Parmigiana” del 1963, proverbiale è stata la sua battuta, “guardalo, sembra il tre di bastoni”, oppure “nel matrimonio, l’amore, se c’è passa, se non c’è arriva”, con quel cinismo, a volte amaro, altre goliardico, che caratterizzava molti dei suoi personaggi.
Parliamo di Didi Perego, all’anagrafe Aida, nata a Milano il 14 aprile 1937 e deceduta a Roma il 28 giugno 1993. A dire il vero, la Perego, ce la siamo dimenticata, e non va bene.
Non va bene, perché, una come lei, deve essere un esempio per le nuove generazioni di attori e di attrici, capace di interpretare in modo struggente e drammatico la parte di Sofia in “Kapò” (1960), per poi essere la leggiadra Rosina nella commediola, “Mina…fuori la guardia” del 1961. Passa dal ruolo sofferente, al fianco di Gian Maria Volonté, di Barbara, nel film “Un uomo da bruciare”, tra lotta di classe e interessi di mafia, alla divertente Gisele Dupont in “Arriva Dorellik”.
# Tra teatro e cinema
Didi Perego ha dato tutto al mondo del cinema: comicità, ironia, impegno sociale, l’arte del grottesco e quella della rappresentazione di una straziante sofferenza di vivere. Sempre con abnegazione, lavoro certosino e grande rispetto, per la parte che doveva interpretare e per il pubblico.
Si affacciò al mondo della recitazione iniziando a soli 17 anni all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, avendo avuto come maestri Ugo Tognazzi e, soprattutto, Giorgio Albertazzi. Dopo essersi fatta le ossa nel mondo del cinema, torna a teatro guidata da Giorgio Strehler, che la diresse in “Il campiello” e ne “Le baruffe chiozzotte”.
# Il debutto sul grande schermo
Il debutto sul grande schermo risale al 1959 con “Morte di un amico”, l’ultima volta che l’abbiamo vista al cinema è stata con “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” di Carlo Verdone, nel 1992. In mezzo ha recitato in 78 pellicole. In Tv l’abbiamo vista negli sceneggiati, come “Le inchieste del commissario Maigret”, “Marcovaldo”, “Aereoporto internazionale” e “I promessi sposi”. Innumerevoli sono state le sue interpretazioni nella prosa, con esperienze anche nel doppiaggio.
# La vittoria del Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista
Nel 1961 vince il Nastro d’Argento, come migliore attrice non protagonista, per il film “Kapò”. E’ stata una donna propositiva, dinamica e dal carattere forte e determinato, un’attrice che ha saputo intendere la recitazione come specchio dell’anima, di un’anima a volte drammatica, altre sentimentale, altre ancora comica, sguaiata, irriverente, provocatoria, ma mai banale.
Trentuno anni fa, a portarcela via, fu un tumore.
FABIO BUFFA
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