Nella lista dei 100 film italiani da salvare (stilata nel 2008 dalle Giornate degli autori), lui compare con quattro pellicole: “Poveri ma belli”, “Una vita difficile”, “Il sorpasso” e “I mostri”. Basterebbe questa citazione per dimostrare la grandezza del regista Dino Risi, una delle figure milanesi più popolari e apprezzate a livello internazionale.
DINO RISI, uno dei grandi della commedia italiana
# Una laurea in psichiatria, ma la vocazione per il cinema
Nacque all’ombra della Madonnina il 23 dicembre 1916, figlio del medico Arnaldo Risi e di mamma Giulia Massocchi, figlia di un garibaldino. Dopo aver conseguito la maturità classica al Berchet, si iscrive a Medicina e si laurea in psichiatria. Ma la vocazione cinematografica è più forte di quella per la scienza, così a ventiquattro anni collabora con Mario Soldati nella realizzazione di “Piccolo mondo antico”, mentre due anni dopo è aiuto regista in “Giacomo l’idealista” di Alberto Lattuada.
# Le sue prime opere: Barboni e Fabbrica del Duomo
La sua prima opera è “Barboni”, una pellicola sulla disoccupazione nella città meneghina, quasi contemporaneamente gira “I Bersaglieri della Signora”. Siamo appena fuori dalla Seconda Guerra Mondiale e Dino Risi si esercita con i cortometraggi, realizzandone una ventina in cinque-sei anni: tra questi troviamo “La fabbrica del Duomo”, ovvero la storia e l’attività dell’ente che provvede alla conservazione e al mantenimento dei beni della Cattedrale di Milano.
# Il debutto come regista di un lungometraggio fino al Sorpasso
Nel 1952 esordisce come regista di un lungometraggio con il film “Vacanze col ganster”, una commedia avventurosa che vede l’esordio sul grande schermo di Mario Girotti, in arte Terence Hill. Dopo il film drammatico “Il viale della speranza”, Risi si specializza nella commedia all’italiana diventandone uno degli storici esponenti. “Pane Amore e…”, “Poveri ma belli”, “Il vedovo”, sono tra i titoli più popolari. Nel 1961 torna al genere drammatico, guidando Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi e Lina Volonghi in “Una vita difficile”. Nel 1962 arriva quel capolavoro de “Il sorpasso”, con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant. “Con Gassman? Sono molto legato, con lui ho realizzato sedici film, l’ho portato giù dall’olimpo del teatro, facendolo diventare un attore anche di cinema”, disse Risi nel 1998 in un’intervista rilasciata a Doriano Fasoli.
# 53 film per il cinema e 7 per la televisione
Con “I mostri”, del 1963, il regista milanese si dà al genere grottesco, per tornare a fare il mattatore della commedia all’italiana con opere del calibro di “Operazione San Gennaro”, “Straziami ma di baci saziami” e, più avanti, “Il commissario Lo Gatto”.
In tutto Dinio Risi ha girato 53 film per il grande schermo e 7 per la Tv, vari documentari e fu sceneggiatore di gran parte delle pellicole da lui dirette. “Quando si cita un film, si parla sempre del regista e degli attori e mai dello sceneggiatore -confidò in un’intervista di fine anni novanta- questo non è giusto, perché se c’è un bel copione è più facile fare un bel film”.
# Quali furono le pellicole da lui dirette a cui rimase più legato
A questa domanda Risi rispondeva citando “Il sorpasso”, “Una vita difficile”, “In nome del popolo italino” e “Profumo di donna”. Per la Tv rimase molto legato allo sceneggiato “Il vizio di vivere”, la storia realizzata nel 1988 su Rosanna Benzi, la ragazza costretta a vivere in un polmone d’acciaio a causa di una poliomielite bulbo-spinale.
Dino Risi morì a Roma il 7 giugno 2008, nell’appartamento del residence Aldrovani al quartiere Parioli, dove dimorò per diversi anni.
Era padre dei registi Claudio (deceduto tre anni fa) e Marco.
FABIO BUFFA
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