San Maurizio al Monastero Maggiore è una delle più belle chiese di Milano, è “la Cappella Sistina di Milano”, per qualcuno della Lombardia intera, ma nasconde un mistero: cosa ci fanno due liocorni a bordo dell’Arca di Noè?
La scena affrescata da Aurelio Luini, figlio del pittore-star del Cinquecento Bernardino, è nota: Noè ha preparato l’arca per salvare coppie di animali e la sua famiglia dal Diluvio Universale.
Ma non può non suonarci nella testa quella canzoncina della scuola materna: “solo non si vedono i due liocorni”.
Qui invece sono stati affrescati, e si presuppone che chi li ha dipinti l’abbia fatto a ragion veduta. Quindi nella versione di Luini Noé non ha dimenticato i liocorni!
Per capire la questione, bisogna fare un passo indietro nella storia.
PERCHé “AL MONASTERO”? Siamo nel cuore della Milano romana, in quello che oggi risponde al numero 13 di Corso Magenta. Proprio accanto all’ingresso del Museo Archeologico di Milano, sin dall’età carolingia è documentato un monastero femminile benedettino. E’ San Maurizio, per questo “al Monastero Maggiore”: dall’esterno anonimo, con un interno preziosissimo, venne eretto riutilizzando in parte alcuni edifici romani di cui oggi restano una torre poligonale proveniente dalle antiche mura di Massimiano, e un’altra quadrata, che in origine faceva parte del circo romano.
Nel XVI secolo la potente famiglia dei Bentivoglio ne commissionò il rifacimento.
I BENTIVOGLIO. Era un Bentivoglio Alessandro, governatore di Milano già figlio del Signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio. Sua moglie era Ippolita Sforza, figlia di Carlo Sforza, un figlio illegittimo del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Della loro progenie, “quattro delle loro figlie furono destinate al convento di san Maurizio, e Alessandra ne fu per sei volte badessa” riporta Wikipedia. Vero on no, parliamo di una famiglia importante con una commissione importante.
E a chi avrebbe mai potuto affidare uno dei suoi lavori di maggiore rappresentanza se non all’artista -star del momento, quello più gettonato dall’aristocrazia di allora, Bernardino Luini?
Dal suo pennello arrivarono le raffigurazioni dei membri del casato Bentivoglio e della badessa Alessandra accanto ai santi patroni del convento; la sua scuola e i figli si divisero navate, coro, e abside.
LA SCUOLA DEL LUINI. Proprio i “Luini junior”, Giovan Pietro, Evangelista e Aurelio Luini terminarono l’opera nella seconda metà del Cinquecento.
A loro andarono le scene dell’aula, quelle della Deposizione dalla croce, la Flagellazione, l’Ultima Cena e la Cattura, insieme alle due scene dipinte sulla parete divisoria sopra l’arcone.
Fu il terzo fratello, Aurelio, con uno stile fiammingo e molto attento ai particolari, a lavorare alle scene vivaci e movimentate, rendendo ancora più vivi i racconti delle Storie di Adamo ed Eva, dell’arca di Noè, e dell‘Adorazione dei Magi
I DUE LIOCORNI. Con uno stile che attinge dalla propensione tutta nordica per le leggende e i dettagli dei racconti, ecco i due liocorni affrescati da Aurelio Luini nella scena dell’arca di Noé.
Ma i due liocorni non erano spariti? Da dove ha saputo o sentito dire, in quale racconto ha tratto la notizia che si sarebbero salvati dal Diluvio Universale?
Alla scuola materna noi cantavamo con una certa sicurezza, e tramandando oralmente la verità della storia di Noé:
“E mentre continuava a salire il mare
e l’arca era lontana con tutti gli animali
Noé non pensò più a chi dimenticò:
da allora più nessuno vide i due liocorni”
Ma se dallo scoop di Luini, i due liocorni si sono salvati, allora resta il mistero: dove sono finiti i due liocorni!?!?