ETS è l’acronimo di Emission Trading System: gli appassionati delle questioni ambientali ne avranno sicuramente sentito parlare. È un meccanismo che prevede un sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione Europea nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione. Nato nel 2003 per contrastare i cambiamenti climatici, oggi è diventato il primo mercato mondiale della CO2.
Come funziona in estrema sintesi? Il meccanismo è di tipo “cap&trade”, ovvero viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra emessi dagli impianti che rientrano nel sistema.
Entro questo limite, le imprese ricevono o acquistano quote di emissione: possono scambiarle tra di loro oppure acquistare crediti internazionali da progetti di riduzione delle emissioni di tutto il mondo (compensazione). Poiché il quantitativo complessivo di quote disponibili per gli operatori (cap) diminuisce nel tempo, si impone di fatto una riduzione delle emissioni di gas serra nei settori ETS. Se un’impresa riduce le proprie emissioni, può mantenere le quote inutilizzate per coprire il fabbisogno futuro, oppure venderle a un’altra impresa che ne abbia bisogno*.
Se funziona per le imprese, potrebbe funzionare anche per i cittadini?
L’idea sarebbe di assegnare a ciascun cittadino maggiorenne la propria quota di emissioni consentite. La quota individuale verrebbe conteggiata, ad esempio, sulle emissioni di:
– impianti di riscaldamento (caldaie, stufe e caminetti, che sono responsabili di più del 60% delle polveri sottili): ad esempio le emissioni della caldaia condominiale verrebbero ripartite tra i condomini in base ai consumi effettivi di ogni appartamento/numero abitanti maggiorenni;
– mezzi di trasporto a motore (macchine; motocicli; barche; velivoli; etc): le emissioni verrebbero elaborate sulla base dei km effettuati, computati in sede di revisione del veicolo, per il consumo di ciascun tipo di motore;
– utenze di luce e gas domestiche: i consumi delle bollette (chi si approvvigiona da fonti rinnovabili, a parità di consumo, beneficerà di emissioni ridotte).
Si andrebbe quindi a definire una “carbon footprint” del Cittadino, avviando un percorso per classificare e standardizzare le misure necessarie a definire quanto necessario, presso un Ente preposto.
Chi avrà un conteggio totale superiore alla propria quota di emissioni consentite potrà:
– acquistare quote da altri cittadini (il prezzo verrebbe definito in modo analogo a quanto implementato per le quote dell’ETS);
– acquistare quote da progetti di riduzione delle emissioni a livello locale (questo incentiverebbe un mercato locale di progetti ad hoc);
– acquistare quote da un ente pubblico che destinerà i proventi al potenziamento di misure volte a favorire il miglioramento della qualità dell’aria (esempio: mezzi pubblici, piantumazione del verde urbano, sussidi per il rinnovo del parco auto e caldaie, etc).
I vantaggi andrebbero così a favore di chi gestisce al meglio la propria quota di emissioni, ad esempio:
– chi emette poco può vendere le proprie quote a chi invece ne utilizza molte;
– chi ha un’auto vecchia, ma la usa poco, non sarà costretto a cambiare auto, perché percorrendo pochi chilometri potrebbe comunque rientrare nel proprio tetto di emissioni consentite o magari trova più conveniente acquistare poche quote a compensazione;
– chi emette molto con il proprio mezzo di trasporto, ma si approvvigiona di fonti rinnovabili o vive in abitazioni energeticamente efficienti, potrebbe bilanciare autonomamente le proprie emissioni/quote.
I cittadini diverrebbero maggiormente consapevoli e responsabili della propria “carbon footprint”, incentivando comportamenti ecologicamente sostenibili.
Non esiste un diritto a inquinare gratis: chi inquina paga, chi non inquina ci guadagna!
* Credits https://ec.europa.eu/clima/
MICHELA PARLATO
Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore
Leggi anche:
* 10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
* Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
* Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
* Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
* “Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato
VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO?
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)