La vita di un milanese doc. Un personaggio unico: cantautore, cabarettista, attore e, prima di tutto, cardiologo.
ENZO JANNACCI, il cardiologo chansonnier
# Dieci anni senza Enzo Jannacci
Sembra ieri, ma sono già dieci anni che Milano non ha più Enzo Jannacci. Però, Enzo esiste ancora, attraverso le sue canzoni, le interviste, i film, gli spettacoli di cabaret. Bastava guardarlo per star meglio, magari all’ora di cena dopo una faticosa giornata di lavoro, oppure la domenica sera, per alleviare il traumatico pensiero di iniziare la settimana il giorno dopo.
Jannacci vive ancora, anche grazie al lavoro certosino del figlio Paolo che, soprattutto negli ultimi anni di vita, lo ha accompagnato, invertendo i ruoli, come una padre accudisce amorevolmente il figlio. È stato un accudimento artistico, quello di Paolo Jannacci verso papà Enzo, che ha reso ancor più struggente la notizia rimbalzata la mattina del 30 marzo 2013: “ieri sera è morto Enzo Jannacci”. Si spense presso la clinica Columbus la sera del giorno 29, sconfitto dal cancro.
# Cantautore, cabarettista, attore e…cardiologo
Jannacci era un personaggio unico: cantautore, cabarettista, attore e, prima di tutto, cardiologo. Tutto ciò che ha realizzato lo ha fatto al fianco dei più grandi: negli anni cinquanta ha inaugurato il Rock italiano insieme a Celentano, Tenco e Gaber, ha suonato il Jazz con Chet Baker, Franco Cerri e Gerry Mulligan, nel cinema è stato diretto da Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Ettore Scola e Lina Wertmuller. Perfino nell’attività di medico si è formato con il “top” del settore, visto che, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, entrò nell’equipe di Christiaan Barnard, il primo chirurgo a realizzare un trapianto di cuore.
# Le canzoni di successo
Le sue canzoni di maggior successo le conosciamo tutti, “Vengo anch’io/no tu no”, “La fotografia”, “Se me lo dicevi prima”, “Ci vuole orecchio”, “Allora andiamo”, “L’importante è esagerare”, “Ragazzo padre”, “Quelli che”, “Vincenzina e la fabbrica”, ha saputo raccontare la Milano di un tempo, emozionando chi l’aveva vissuta, quella Milano, e affascinando i giovani, che tramite le sue canzoni la sognavano.
Jannacci aveva la capacità di emozionare sia quando era struggente, che quando era ironico, addirittura comico. Con quella voce così spigolosa e aspra, sapeva raccontare situazioni e persone con un’efficacia unica, come “El purtava i scarp de tennis”, che lui, nel 1964, raccontava così: “le mie canzoni parlano di gente strana, particolare, gente che si veste come capita, col paltò d’estate e la giacchetta d’inverno, ma non perché sono degli originali. Sono dei nullatenenti che a Milano chiamano “barboni”. Parlano sempre da soli, in milanese e, pur non essendo degli sportivi, portano le scarpe da tennis”.
# Il debutto a teatro
Poco prima aveva debuttato a Teatro ne “Milanin Milanon“, poi lo troviamo ne “El barchett de Boffalora”, con Milly e Piero Mazzarella. dimostrando tutta la sua giovanile capacità di tenere il palco.
Era nato a Milano il 3 giugno 1935, parallelamente all’attività di medico ha sempre esercitato quella di uomo di spettacolo, tra musica, canzoni, cabaret e cinema. Ogni impegno lo ha sempre svolto con passione, “forse ciò che ha sempre permesso a mio padre di rendere al massimo è stata quella sua propensione a non sentirsi mai totalmente soddisfatto di ciò che faceva, non si è mai sentito sugli allori“, raccontò alcuni anni fa il figlio Paolo.
# La famiglia e gli amici
La sua famiglia gli è sempre stata vicina e lo ha sempre incoraggiato: certamente la moglie, Giuliana Orefice, è stata tanto riservata quando preziosa nel badare ad un nucleo famigliare ovviamente impegnativo, con la presenza così “speciale” di una persona come Enzo. Il figlio Paolo, come abbiamo detto, oltre a diventare un riferimento della musica italiana, ha saputo accompagnare il papà con amore e rispetto professionale. Poi c’erano gli amici: Cochi e Renato, Gaber, Dario Fo, Massimo Boldi, Teo Teocoli…ma quali sono stati, per lui, i più empatici? Certamente Beppe Viola e Carlo Hintermann, che con Jannacci hanno avuto un forte legame che andava al di là della professione.
“Nelle favole le fanciulle aspettano sempre il Principe Azzurro, ma un operaio azzurro no? E un contadino blu?”. Parola di Enzo.
FABIO BUFFA
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