Esperienze milanesi: a cinema con papà

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“Il primo che arriva prende i biglietti”. Appuntamento all’Anteo, anzi al Palazzo del Cinema. Obiettivo: vedere Oltre la Notte di Fatih Akin.
Arrivo poco prima delle 17, coda. Lo spettacolo inizia alle 17.20. Il telefono vibra. E’ papà.
“Sono qui in coda ma non ci sono più biglietti”
“Sì, lo vedo sono dietro di te”.
Che facciamo? Gli altri film li ho già visti o non mi interessano.
Andiamo a quello dopo
“Ok”
“Due biglietti per Oltre la notte, alle 19.30”
“Sono rimasti solo due posti in prima fila, altrimenti tre posti ma separati”
Ci guardiamo. Ormai l’Anteo è diventato come La Scala.
Tarantino dice che i film vanno visti in prima fila. Ok, prendiamoli”.

In Corso Como

Prendiamo i biglietti e decidiamo di fare due passi per fare trascorrere queste due ore e mezza. Piove e fa freddo, anche se Burian non è ancora arrivato.
Camminiamo in corso Como. Papà mi parla di un parente che a 93 anni si è rotto il femore.
“Se la vecchiaia diventa perdita di autosufficienza per me non ha senso”, mi dice.
Gli racconto di Gillo Dorfles che fino a 107 anni camminava come un ragazzino.
“L’ho intervistato tre anni fa e mi ha stupito per la forza. Mi ha detto che l’unico rimpianto della vecchiaia era di non poter più sciare. Mi ha detto di aver smesso attorno ai 90 anni”
Papà ha studiato anche lui a Trieste, ma Dorfles non l’ha mai incrociato.
“Anche perchè aveva trent’anni più di me”.
“Però ho conosciuto Magris e il fratello di Padoa Schioppa”.
Prima sosta dalla Tesla.
“Almeno fa caldo”.

Alla Tesla in Gae Aulenti

Model S e Model X, il Suv. Papà entra nel modello S e si siede al volante, io al suo fianco.
Sul display gigante si vede quello che succede sul retro. “Beh, anche nella mia Toyota vedo cosa succede dietro, anche se lo schermo è più piccolo”.
Si guarda a fianco un po’ perplesso. Non c’è il cambio!
“E come si fa ad andare indietro?”
Lo chiediamo alla commessa che dice che i comandi sono sul volante.

Da Reds

Seconda fermata da Reds, il bar libreria della Feltrinelli. Guardiamo qualche libro, poi ci sediamo. Mi faccio raccontare un po’ del suo lavoro. A 80 anni fa il consulente commerciale di una ditta di export di rifiuti industriali. Si occupa di questo settore da una vita, è stato un autentico precursore in Italia, anche se si è laureato in ingegneria elettronica a Genova. Mi racconta un po’ di storie sulla situazione in Italia e sul vero problema: l’eccesso di discariche e lo smaltimento abusivo. Decido che dalle sue storie scriverò un articolo.
“Andiamo a mangiare un boccone prima del film?”
“Buona idea”
Riscendiamo lungo corso Como ed entriamo da Eataly. Al primo piano c’è una specie di rosticceria con piatti pronti. Prendiamo il merluzzo con sugo di pomodoro, melanzane.
Si va al cinema.

Oltre la notte

Siamo gli ultimi ad entrare, le luci sono già spente, qualcuno dal fondo sgrida in modo un po’ scontroso a papà dicendogli di chiudere meglio la tendina dell’ingresso.
Inizia il film. Del cinema tedesco mi piacciono la recitazione senza fronzoli e i dialoghi secchi.
E’ un film molto crudo. Akin è molto bravo a rappresentare nei suoi film lo Zeitgeist latente, uno spirito dei tempi ancora non manifesto.
La trama non mi convince troppo, ma credo che il film si presti anche a una seconda lettura, più profonda e simbolica. Se si prende la protagonista, la straordinaria Diane Kruger, come immagine della Germania di oggi, quello che emerge dal film è un quadro complesso e inquietante. C’è il rapporto contraddittorio con gli immigrati, un estremismo che fa paura, il superIo di famiglia e tradizioni, ci sono pure il greco disonesto e l’italiano che per essere carino con la protagonista fa molti danni. Praticamente tutte le paure dei tedeschi. Ma su tutto si erge forse il fattore più potente e forse più pericoloso della società tedesca: la sovrastruttura di uno Stato che è incapace di proteggere e non punisce chi dovrebbe. Da tutto questo non può che uscirne un finale tragico, wagneriano, espressione di un desiderio di dissoluzione collettiva che fa parte del lato più oscuro e inconfessabile della cultura germanica.
“Bello”, è il commento di papà.
Ci separiamo sotto la pioggia.
“Ci vediamo al prossimo film”, è il suo saluto.

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ANDREA ZOPPOLATO


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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.