L’Emilia-Romagna può vantare musei di ogni tipo. Lasciando da parte quelli più classici, si può andare alla scoperta di luoghi che espongono oggetti unici, curiosi e divertenti.
Figurine, odori, escrementi: i 5 MUSEI più STRANI dell’Emilia-Romagna
#1 Il Museo Profumalchemico di Modena: “segui il tuo naso, ha sempre ragione”
Non sempre il senso principale da esercitare in un museo deve essere la vista. Il Museo Profumalchemico di Modena ne è la dimostrazione, trattandosi di un’esposizione sensoriale olfattiva. Il motto della sua fondatrice, Anna Rosa Ferrari, è “segui il tuo naso, ha sempre ragione”. Lei stessa ha realizzato questo ambiente con l’intenzione di renderlo anche un luogo di studio e di ricerca degli odori.
Proprio come l’antica scienza dell’alchimia, qui l’obiettivo è fondere varie essenze per trovare risultati nuovi e inaspettati. I visitatori possono percepire come ogni odore riesca a entrare in sintonia con il proprio corpo e la propria mente in maniera diversa. Nel museo sono conservate più di 200 essenze combinate in modo artistico e formate da oli essenziali e materie prime naturali. Un invito è rivolto a tutti i curiosi che vorranno fiutare queste nuove sensazioni.
#2 Il Museo della Figurina di Modena: cielo, cielo, cielo (non manca mai)
Chi da bambino, almeno una volta, non ha avuto una figurina in mano. Tra quelle dei cartoni animati o degli animali, le più famose rimangono senz’altro quelle dei calciatori. Il Museo della Figurina di Modena nasce proprio dalla volontà di Giuseppe Panini, fondatore della celebre casa editrice dell’album dei calciatori. All’interno è presente una sala espositiva permanente con grandi pannelli e album da sfogliare per ripercorrere la storia della figurina. Nelle teche, inoltre, sono presenti stampe e oggetti originali che farebbero invidia a qualsiasi collezionista. T
uttavia, non si parla solo di calcio ma di tutti più importanti esponenti che hanno contribuito al mondo delle figurine, tra cui Heidi, E.T., i Puffi e alcuni cartoni Disney. Il modo migliore per riassumere questo luogo magico è sicuramente attraverso il suo stesso slogan: “Un viaggio inaspettato tra memoria e fantasia”.
#3 Il Museo delle macchine da caffé di Modena: 100 per 100 anni
Rimanendo a Modena, un’altra esposizione è dedicata ad una tradizione molto radicata nel nostro Paese. Il Museo delle macchine da caffè è nato dall’idea di Giorgio Cavallini ed è stato arricchito grazie al contributo di Caffè Cagliari, storica azienda di torrefazione della zona. Il percorso del museo è ben studiato e diviso in 9 sale che ripercorrono in ordine cronologico l’evoluzione di questi cimeli. Ad aggiungere valore sono anche manifesti e poster d’epoca con le pubblicità del settore che hanno lasciato il segno. In totale, ci sono ben 100 macchine da caffè conservate per un totale di 100 anni di storia.
#4 Il Museo della bilancia di Campogalliano: per non perdere l’equilibrio
La bilancia è sempre stato un oggetto affascinante, simbolo di equilibrio e di giustizia. Proprio per questo motivo, a Campogalliano, in provincia di Modena, è situato il Museo della bilancia. Si tratta di un luogo interamente dedicato all’oggetto in questione che ripercorre la sua storia e le varie forme che ha assunto nel tempo. L’esposizione è aperta fin dal 1989 e permette di scoprire tanti segreti e curiosità, come vari tipi di misurazione con i piatti. All’interno è possibile visitare anche una ricca biblioteca con tutti i libri sull’argomento, dando anche un supporto all’attività di ricerca e restauro.
#5 Il Museo della merda di Castelbosco: l’arte degli escrementi
Per ultimo, ma non meno importante, ritroviamo forse l’idea più fuori dagli schemi di questa lista. Il Museo della merda di Castelbosco, in provincia di Piacenza, ha un nome volutamente provocatorio e non punta semplicemente a rendere lo sterco una forma d’arte. Il progetto vuole sensibilizzare al tema del riciclo e della condanna agli sprechi. L’esposizione si trova all’interno di un castello medievale e il suo ideatore è Gianantonio Locatelli, proprietario di una grande azienda agricola che alleva bovini.
Proprio con i prodotti di scarto dei suoi animali, che ammontano quasi a 1.000 quintali al giorno, Locatelli prepara materiali come mattoni e intonaco. Nel percorso museale, però, non ci sono solo le creazioni del suo ideatore, ma anche la cultura legata a questo materia prima. Si parte dagli scarabei stercorari fino ad arrivare all’utilizzo degli escrementi nelle opere architettoniche delle varie popolazioni. Un monito che dimostra che anche ciò che potremmo ritenere più inutile, in realtà, nasconde un suo particolare scopo.
Fonte: travelemiliaromagna.it
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MATTEO GUARDABASSI
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