Franca Valeri, al secolo Franca Norsa, nasce a Milano il 31 luglio 1920. La sua prima casa è in via Giuseppe Rovani: il padre era Luigi Angelo, la madre Cecilia Pernetta.
FRANCA VALERI: la signorina snob dello spettacolo
# “Già da bambina mi divertivo a raccontare personaggi che conoscevo, sottolineando i loro “tic””
Luigi era ebreo e prese con grande dolore la notizia delle leggi raziali, evento che portò alla disperazione tutta la famiglia. Franca frequenta il Liceo Parini ma, in quanto figlia di ebreo, in quinta viene costretta a sospendere la frequenza: acquisirà la maturità privatamente. Nel 1944, ospite a Roma di una parente, Franca Valeri partecipa ad un’audizione per entrare all’Accademia d’arte drammatica, ma è esclusa. Conosce Ennio Flaiano e Nicola Ciarletta (critico d’arte). Entra nel mondo dell’arte e della recitazione, facendosi conoscere con sketch comici che convincono la Compagnia di Ernesto Calindri a farla lavorare con loro: “già da bambina mi divertivo a raccontare personaggi che conoscevo, sottolineando i loro “tic” -raccontò in un’intervista circa 40 anni fa- quando andavo con i miei genitori da amici di famiglia o da parenti, mi veniva sempre chiesto di proporre qualche scenetta, quella che andava per la maggiore era quella della ragazza snob”.
# Inizia interpretando la signorina snob
Franca nasce Norsa di cognome, perché decise di chiamarsi “Valeri”, come nome d’arte? “Mio padre non era d’accordo che facessi l’attrice, così, quando venni chiamata a svolgere la mia prima esperienza da attrice, e dovevo scrivere il mio nome per la locandina, scelsi Valeri, per caso, solo perché una mia amica in quel momento stava leggendo un libro di Paul Valery”.
Franca Valeri inizia con la radio, interpretando proprio la signorina snob: saranno 38 le trasmissioni a cui l’attrice milanese partecipa, tra il 1949 e il 2002. Proprio nel 1949 incontra Vittorio Caprioli e Alberto Bonucci e crea “Il Teatro dei tre gobbi”: “debuttammo a Parigi, recitando in francese, poi siamo tornati in Italia”, proponendo spettacoli che non prevedevano l’uso dei costumi, allora era una rarità. Con Caprioli darà vita ad una storia d’amore durata circa 12 anni, culminata col matrimonio, che finì negli anni sessanta. Nel 1963 conosce il direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi (deceduto negli anni novanta), di 17 anni più giovane, avviando una seconda storia sentimentale, che durerà molto tempo.
# “Le donne non sanno far ridere perché hanno un eterno complesso che le fa temere di evidenziare troppo i loro lati ridicoli”
Caprioli la dirigerà in diversi film, commedie che enfatizzavano la sua grade capacità di fare ridere: “le donne sanno ridere di loro stesse– sosteneva Franca Valeri- ma non sanno far ridere: perché hanno un eterno complesso che le fa temere di evidenziare troppo i loro lati ridicoli”. Una considerazione, se vogliamo, un po’ severa verso il proprio genere, ma che sottolineava come “le gabbie mentali” impediscano agli artisti di esprimersi in modo completo. L’antidoto? Il senso della libertà e dell’indipendenza. Virtù che la Valeri ha avuto e ha saputo gestire per tutta la propria vita.
In Tv la dirige Antonello Falqui in trasmissioni come “Le divine”, “Studio uno” e “Sabato sera”, mentre al cinema brucia le tappe con pellicole tipo “Leoni al sole”, “Parigi o cara” e “Scusi, facciamo l’amore”.
# Attrice, comica e cabarettista, drammaturga e regista teatrale
La carriera di Franca Valeri è un ciclone: oltre che attrice, comica e cabarettista, diventa anche drammaturga e regista teatrale: tra il 1971 e il 2003 dirige tredici opere, tra il 1950 e il 2003 è attrice primadonna in 44 film, nel frattempo partecipa a cinquantacinque trasmissioni Tv. In diversi film è sceneggiatrice. A questi lavori vanno aggiunti circa 20 libri in qualità di autrice o collaboratrice.
Franca Valeri aveva personalità e cultura, umorismo e stile, comicità e quella sensibilità essenziale per far propri i tic e difetti della gente, che poi andava a raccontare attraverso i propri personaggi. Ma come si definiva, artisticamente? “Mi considero un comico. Penso che la verità abbia le proprie radici in ciò che è comico”. Morì a Roma il 9 agosto 2020, aveva 100 anni.
FABIO BUFFA
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