La sua gioventù fu particolarmente impetuosa, visto che a sedici anni aveva già lasciato la propria città natale, Milano, si era trasferito a Roma con la famiglia e si era arruolato nella Legione Cacciatori del Tevere: quest’ultimo era uno dei gruppi armati che combattevano il cosiddetto brigantaggio postunitario nello Stato Pontificio, una forma di banditismo che spadroneggiava sul territorio papale a partire dagli ultimi mesi del 1860, fino al 1870, spalleggiato (anzi foraggiato) dalle forze antiunitarie, che avevano in Papa Pio IX un fervente sostenitore.
GAETANO SBODIO: il guerrigliero del dialetto
# Gli inizi: la parte dell’amoroso
Parliamo di Gaetano Sbodio che, con la presentazione che gli abbiamo riservato, parrebbe un guerrigliero, senza macchia e senza paura, al servizio della legalità. In realtà fu uno degli attori del teatro dialettale milanese più apprezzato.
Nacque a Milano il 10 dicembre 1844. Dopo le peripezie sopra descritte, da Roma si sposta a Torino, dove si guadagna da vivere svolgendo lavori saltuari. Decide di tornare nella sua città natale, dove fa l’orefice. Ma il richiamo dell’arte è troppo forte così, la sera, viene chiamato in vari teatri milanesi per recitare la parte dell’amoroso, ovvero il ruolo classico nel teatro comico, che nella commedia diventa il ruolo di primo attore giovane.
# Fonda una compagnia teatrale
Nel 1867 decide di dedicarsi solo alla recitazione, entra nella compagnia Codognola, dove esordisce nella commedia di Paolo Giacometti “La donna”. I primi anni di lavoro in teatro per Sbodio sono difficili, caratterizzati da scarso successo e da miseri guadagni. A 25 anni viene scritturato nella compagnia di Cletto Arrighi, uno scrittore nonchè giornalista milanese, che nel 1848 aveva partecipato alla Cinque giornate e alla Prima Guerra d’Indipendenza.
Arrighi (all’anagrafe Carlo Righetti), prende Sbodio nel proprio gruppo teatrale, che aveva già ingaggiato gli attori meneghini Edorado Ferravilla, Emma Ivon, Edoardo Giraud e Giuseppina Giovannelli. Sbodio, con Arrighi, recita le opere principali di quest’ultimo, come la “El Barchett de Buffalora”, “Milaneis in mar” e “Sabat gras”. Nel 1890 Sborio fonderà una propria compagnia, con Davide Carnaghi, altro significativo rappresentante del teatro dialettale milanese, tornerà poi con Edoardo Ferravilla, per chiudere la propria carriera nel 1907.
# L’ultimo periodo in via Cerva
Alcune tra le opere recitate da Gaetano Sbodio sono state “Ona s’cenna del la vita”, On cereghett del ’48”, “El sur Galbusera”, “In Viarenna”, “La balia” e “La collana della Mamin”. In zona Lambrate è presente via privata Gaetano Sbodio, mentre la casa dove il nostro artista ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, si trova in via Cerva n. 20, ed è indicata da una lapide in cui troviamo scritto: “in questa casa Gaetano Sbodio, sommo sulle scene dialettali, visse in cecità gli ultimi giorni e vi spense a 76 anni, il 31 maggio 1920″.
FABIO BUFFA
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