La vita del genio milanese dei fumetti.
GIANLUIGI BONELLI, il creatore di TEX WILLER, sempre in lotta contro il POTERE
# L’eroe del West ispirato dalle Dolomiti
Tex Willer per gli italiani fu il primo contatto di massa con il selvaggio West. Il volto di questo eroe fu ispirato inizialmente a Gary Cooper e i paesaggi furono “inventati” dal suo primo disegnatore, Aurelio Galleppini, sognando l’America e ispirandosi alle rocciose alture della Sardegna e alle Dolomiti.
Il padre di Tex fu Gianluigi Bonelli, nato a Milano il 22 dicembre 1908: figlio di un reduce della prima Guerra Mondiale e di una casalinga, Bonelli appena dopo l’adolescenza è un giovane impiegato nel settore dei tessuti, con una grande passione per tutto ciò che è “avventura”. Ma era appassionato anche della scrittura. A vent’anni manda le proprie poesie al “Corriere dei piccoli”, poi si dedica ai racconti, collaborando per “Il Giornale illustrato” e per “L’Audace”. Scrive romanzi di avventura, poi passa ai fumetti, diventando direttore di “Jumbo”, “Rin Tin tin” e della stessa “Audace”, tutti giornalini d’avventura. Acquista i diritti di quest’ultima testata e fonda “Redazione Audace”, una casa editrice.
# Un fenomeno di massa con picchi di 700 mila copie vendute al mese
Dopo la seconda guerra mondiale, Bonelli si separa dalla moglie, le cede le quote dell’Audace e continua a collaborare per la stessa casa come dipendente, creando personaggi dei fumetti avventurosi come “Il giustiziere del west”, “la pattuglia dei senza paura”, “Occhio Cupo” e “Tex Willer”. Per tutti questi eroi del selvaggio West si affida alle matite creative di Cossio, del milaese di nascita Piffarerio, del milanese d’adozione Bonato e di Uggeri. In particolare chiede la collaborazione di Aurelio Galleppini, che da giovanissimo aveva collaborato, come disegnatore, per una fabbrica tedesca di proiettori e aveva realizzato le scene nei libri dei “Tre Moschettieri”, de “Le Mille e una notte”, dei “Promessi Sposi” e di Pinocchio. Tex parte in sordina, ma presto, grazie anche alle idee innovative di Bonelli, diventa un fenomeno di massa, con picchi di 700 mila copie vendute al mese, senza parlare dell’importanza dei numeri per i collezionisti.
L’attività di sceneggiatore di fumetti, Bonelli non la riserva solo a Tex, ma anche ad altri personaggi da lui stesso inventati, come Plutos, col costume da diavoletto e dalla figura fantomatica, Rio Kid, con ambientazioni nel west, Yuma Kid, alle prese con duelli con gli indiani e Hondo, diventato poi film e telefilm.
# Una famiglia di editori e creativi
Bonelli ebbe poi nel figlio Sergio, in arte Guido Nolitta, un degno erede artistico che, oltre a proseguire le avventure di Tex, si dedicò alla realizzazione, tra gli altri, di Zagor, de “Un ragazzo del far west” e de “Il giudice Bean”.
Raccontando di Gianluigi Bonelli, non si possono quindi trascurare le figure del figlio Sergio, come infatti abbiamo citato e dell’ex moglie, Tea Bertasi: si rivela un’eccellente editrice, tanto da far diventare le edizioni Audace un punto di riferimento fondamentale nel panorama dei fumetti d’avventura. Pensate che recentemente il Comune di Mulazzo, in Lunigiana, le ha dedicato una piazza.
Nel 1957 Tea passa il testimone al figlio Sergio, le edizioni cambiano nome diverse volte, per diventare la Sergio Bonelli Editore, ora guidata dal nipote di Gianluigi, Davide. Una famiglia di editori e creativi, capaci di trasformare una follia, come è il fumetto, in una realtà che ha sfornato innumerevoli personaggi di fantasia, che a distanza di decenni rimangono famosi. Famosi col passare delle generazioni.
# Capace di mettersi contro il potere
Colui che iniziò la dinastia era capace di mettersi contro il potere, anche quando il “potere” era quello pericoloso del regime fascista: era infatti il dicembre del 1941 e il Ministero della Cultura Popolare spedisce per “raccomandata espresso” alla direzione de “L’Audace”, che si trovava in via Rubens 10, una comunicazione che sapeva di ultimatum, in cui si scriveva che, “dopo i ripetuti richiami e gli avvertimenti, codesto giornale continua a mantenere un tono assolutamente contrario a quanto è richiesto dalle necessità generali della stampa giovanile“. In pratica il partito fascista chiedeva al direttore Gianluigi Bonelli di “abolire le fisionomie dei personaggi americaneggianti, di riservare il 30% dello spazio a prose narrative o a temi di attualità, sottoponendo le bozze – prima di essere pubblicate – al Ministero della Cultura Popolare“. Naturalmente la lettera finiva col sottolineare che, se entro la fine dell’anno 1941, il giornale non avesse cambiato linea, ci sarebbe stata la sospensione delle uscite.
# La morte del genio dei fumetti
Gianluigi muore ad Alessandria 22 anni fa: era infatti il 12 gennaio 2001 quando si spense in una clinica della città piemontese. Sergio è invece mancato nel 2011, mentre la madre Tea nel 1999. E’ rimasto il figlio minore Giorgio, che dopo un’esperienza da sceneggiatore, da diversi anni è albergatore.
Concludiamo con le parole di Claudio Villa, fumettista che disegnò per Bonelli le avventure di Tex, ma anche realizzatore delle storie di Martin Mystère e Dylan Dog, alla morte di Gianluigi Bonelli: “Lui ha inventato, per primo, il difensore delle minoranze, si è schierato dalla parte di un popolo, gli indiani, sino ad allora considerati come brutti e cattivi. Il suo essere anticonformista nella vita gli ha permesso di creare un personaggio come Tex di grande modernità. Bonelli aveva l’abitudine di immergersi fisicamente nelle mappe dei luoghi in cui ambientava le avventure di Tex. Esattamente come Salgari (…)”.
FABIO BUFFA
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