In Europa si sistemano gli scempi architettonici del dopoguerra, in Italia non se ne discute nemmeno. Milano non fa eccezione.
Gli SCEMPI ARCHITETTONICI del dopoguerra ancora presenti a Milano
# La distruzione di borghi storici
Mentre in Europa si comincia finalmente a guardare con forte spirito critico agli scempi edificati dal dopoguerra in poi proponendo soluzioni per rimediare ai disastri, in Italia pare nemmeno essersi mai aperto un serio dibattitto. Eppure il Bel Paese di orrori ne ha costruiti tanti e non solo dagli anni ’50. Sorvoliamo sulle nefandezze dei savoiardi e del ventennio…
Oltre ad aver permesso il proliferare di agghiaccianti sterminate periferie, (Zen, Vele, Corviale, Ponte Lambro, Cep,…) è stato tollerato ed incentivato l’abusivismo in ogni sua forma e in ogni luogo, tanto poi, un condono arriva sempre…
Uno degli aspetti peggiori di questo disordine urbanistico architettonico frutto di speculazioni e poca lungimiranza, oltre alla cementificazione selvaggia, alla devastazione del territorio e ai conseguenti danni causati da un po’ di pioggia e da qualche esondazione, è stata la distruzione di intere contrade, borghi, antichi palazzi, strade e cascine perpetrato soprattutto nel corso del cosiddetto “boom” economico.
# Milano non fa eccezione
Milano non fa certo eccezione, anzi, con la scusa del risanamento e della crescita sono stati cancellati secoli di storia, stratificazioni di epoche e culture che mai più potranno tornare alla luce.
Dalla demolizione di decine di cascine, alla definitiva sparizione di quanto rimaneva del Bottonuto, a Milano si è fatto scempio con metodica ossessione spesso con il compiacimento dei proprio cittadini soddisfatti di vedere devastate le testimonianze della propria città e sempre con la solita complicità di una stampa serva di interessi affaristici.
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# Cambiano le giunte, cambiano i colori ma gli scempi rimangono inviolati
Ora la mentalità è in parte cambiata un po’ perché da demolire è rimasto ben poco e un po’ perché la sensibilità generale ha raggiunto maggior consapevolezza di quanto sia importante preservare, ma ciò nonostante solo un paio di anni fa hanno provveduto a buttare giù una delle poche case antecedenti l’unità d’Italia miracolosamente sopravvissute in Via De Amicis per lasciare il posto al solito anonimo palazzo. Tutto questo in pieno centro storico.
# La svolta tedesca
In Germania, il Paese che più di tutti ha subito pesantissime devastazioni e dove una frettolosa seppur necessaria ricostruzione non ha badato molto per il sottile e diversamente da quanto fatto in Polonia, dove si è volutamente e minuziosamente ricostruito il più possibile, si vedono sempre più spesso tentativi di ricostruzione con risultati sbalorditivi. Questo ci dimostra che con un po’ di buona volontà si può cambiare volto a piazze, strade palazzi riportandoli a loro antico fascino.
Alcuni esempi di quanto fatto in diverse città tedesche che potrebbe essere da spunto per interventi da noi.
# Dove intervenire a Milano?
Quali zone vie o case potrebbero essere interessate da ristrutturazioni con uno sguardo rivolto al passato? Dobbiamo per forza rassegnarci alla grigia triste edilizia orrenda e anomica completamente avulsa dalla storia della città?
#1 Darsena
Quanto fatto ultimamente per riqualificare la Darsena è davvero modesto, meglio dello scempio ereditato dalla Giunta Moratti ma il risultato è stato deludente.
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#2 Cascina lungo il Naviglio Grande
Oramai ridotta a rudere aspettano solo che crolli per giustificare la costruzione di un palazzo magari tutto vetro e allumino come ne esistono a milioni nel mondo.
#3 L’agghiacciante hotel di Largo Augusto
Questo terrificante edificio, che più brutto non lo si sarebbe potuto pensare, andrebbe fatto esplodere e al suo posto persino una stalla del 1600 sarebbe meglio.
#4 La Torre Velasca
La Torre Velasca pare scontato, ma il distorto senso estetico dei milanesi non permetterebbe mai di posizionare la dinamite nelle sue fondamenta…discorso diverso per gli orrendi edifici anni ’60 intorno, quelli non piacciono davvero a nessuno.
L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito…aspettiamo suggerimenti da proporre al Comune.
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ANDREA URBANO
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