Gorlistan, NoMa o South of Sesto: la Silicon Valley di Milano cerca nome

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Dopo aver parlato di NoLo, ecco un’altra area di Milano in grande trasformazione. E’ Gorla, ieri quartiere di fabbriche, oggi micro Silicon Valley costellata di manifatture 2.0.

Due pagine Facebook identificano questo quartiere come SOS – South of Sesto, chi ci lavora la chiama affettuosamente ‘Gorlistaneppure un nome ufficiale ancora non c’è, mentre c’è chi ne vuole proporre uno all’amministrazione. 

Uno dei pionieri di questa trasformazione è Nicola Brembilla (foto a destra).
Architetto bergamasco fondatore dello Studio Hypnos e da dieci anni a Milano, Nicola è titolare dello spazio di coworking Unità di Produzione che ha fondato in via Cesalpino 7. Si trova nell’ex Fabbrica Saviotti, officina che produceva forni industriali a due passi da Viale Monza e dal Naviglio Martesana e che Brembilla ha preferito al più mondano Corso di Porta Nuova.

E’ lui a parlarci di questo quartiere apparentemente anonimo e senza alcun elemento di identificazione: “Gorla è come Milano: è neutra, camaleontica, va attraversata e vissuta per amarla e nicola brembilla milanoquesto è la sua risorsa. Tutte le attività innovative che si sono create all’interno, o gli stessi coworking, dall’esterno sembrano dei capannoni e non si vedono”. 

 

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Le fabbriche 2.0. di Gorla 

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Dentro Unità di Produzione ci sono sale ufficio e sale concerti, sale giochi, si scattano shooting fotografici, si tengono seminari, c’è una guest house. Poco più in là ecco What a Space, web company che è una sorta di airbnb per location, e poi Memethic Lab, società di ricerche di mercato e consulenza. C’è un ufficio stampa di musica e cultura metropolitana, la GPC, c’è Lasia, società di ingegneria industriale, ci sono diverse realtà di design, e ancora We Make, fab lab specializzata nella automazione e nel fare rete, “dove ti insegnano a costruire stampanti 3D, hanno macchinari per la tessitura, c’è una sartoria digitale: “A fondarla è Costantino Bongiorno, è uno degli allievi storici di Massimo Banzi, l’inventore di Arduino (soluzione open source nata nel 2005 a Ivrea per permette, a chi ha la passione dell’elettronica e ha a disposizione una strumentazione di base accessibile, anche economicamente, di creare soluzioni più o meno avanzate, N.d.r.)”, prosegue Nicola, che specifica, “parliamo di progetti sofisticati, ma con uno spirito di apertura grazie al noleggio delle proprie macchine: è la capacità di avviare il manifatturiero urbano in modo open, che è punta di diamante della zona“.

A meno di 200 metri dal suo coworking c’è l’unità di produzione c’è Sherwood di Giulia Trombin, l’airbnb per le attrezzature da utilizzare all’aperto. A 5 minuti a piedi ecco Talent Garden, altro grande spazio del lavoro condiviso in spazi comuni, e il Coworking Login,  coworking tecnologico. Poi c’è TAC, il teatro dentro la fabbrica dismessa che include corsi, gallerie d’arte.

Vive dello stesso spirito ‘sharing’ anche la birreria John Barleycorn aperta da poco in Piazza Aristotele 14 e che permette di inserire delle essenze a scelta nella propria birra: ogni avventore qui si beve una birra unica al mondo.

La nuova Gorla: ecco perché non sarà come NoLo

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Prosegue Brembilla: “Il concetto è dunque quello del ‘tutto all’interno. Noi stiamo cambiando passo per includere chi abita già in Gorla, perché possa continuare ad abitarci. Cosa che non accadrà a Nolo che era nato inteso in due sensi: quello geografico, come “North of Loreto”, quindi tutto quello che sta a nord di Piazzale Loreto, mantenendo quella storica propensione per cui ciò che dista dal centro di Milano vale di meno tanto più aumenta il raggio della distanza dal Duomo; e come “nolo nel senso di noleggio”, ovvero come spazio ad alto contenuto di sharing economy”.

“Di fatto”, prosegue, “il baricentro di NoLo si è spostato ancora più a sud, ovvero nella zona Piazzale Loreto, Piazzetta Morbegno, via Padova, Pasteur, e le vie subito a ridosso di Buenos Aires, delimitate nettamente dal Naviglio Martesana. NoLo ha assunto una connotazione più etnica, una specie di Belleville etnico-milanese rilanciata dalle gallerie e da una certa fetta di borghesi e creativi che stanno colonizzando il quartiere, con il conseguente innalzamento dei prezzi immobiliari e l’espulsione degli abitanti a fronte di un boom del caro vita”, continua Brembilla.

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 Gorla: la call per il nuovo nome. 

“Sull’analisi di quanto visto in NoLo”, SOS o Gorlastan o come si chiamerà “punterà sulla tradizione di lavoro, solidarietà, innovazione che sono sempre esistiti qui: all’interno di Gorla, e nessuno forse lo sa, c’è la casa editrice Bema che assume dentro di sé un coworking, e non molto diversamente si comporta anche l’Internet service provider, Enter“, spiega Nicola.

Valorizzare ciò che già c’è, senza che i suoi abitanti per questo siano costretti ad abbandonarla: ecco come sarà la nuova Gorla. 

Da lì nasce la call informale, che forse diventerà un evento, per coinvolgere tutti, dentro e fuori il quartiere, a dare un nome all’area: “Abbiamo diversi nomi sul piatto che stiamo valutando, da NoMa – Norh of Martesana, a South of Sesto, che ribalta il punto di vista geografico dalla già citata prospettiva Duomocentrica ad un riferimento nuovo. D’altronde, SoHo è South of Houston, mica South of Manhattan”.

L’appuntamento è online o presso Unità di Produzione, Nicola mi farà sapere. Intanto, mi dice: “si accettano nuove idee per allargare e raccogliere fino alle ultime pieghe di creatività sparsa la possibilità di avere un nome efficace”. C’è un mese di tempo.

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Per avere qualche informazione aggiuntiva, sono attive le pagine Facebook SouthofSesto e South of Sesto – SOS.


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Paola Perfetti
Giornalista, content editor, pr, social media manager. Dopo aver avviato alcune start up editoriali ho preso l'arte – in cui sono laureata – e non l'ho messa da parte: nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea.com. Perché sono innamorata cotta di Milano.

2 COMMENTI

  1. Via cesalpino 7 è crescenzago ponte nuovo non gorla. Never trust a hipster.

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