Il ladro balbuziente, il malavitoso romantico, l’imbucato al matrimonio principesco. Chi sono i 7 criminali più famosi della mala milanese?
I 7 CRIMINALI più famosi e romanzeschi della MALA MILANESE
#1 Renato Vallanzasca, il “Bel Renè”
Renato nasce nel 1950 in via Porpora a Milano, zona Lambrate, ma la vita già tumultuosa in giovane età lo porta a vivere in vari quartieri di Milano tra affidi e altro. Sfacciato oltre misura e dotato di una bellezza che non passa inosservata al fascino femminile il “Bel Renè” cresce di statura e di ambizioni fino a diventare il re della mala milanese. Nonostante la scaltrezza non ha l’abilità di intrecciare rapporti con altri tessuti criminali e creare qualcosa in più di una semplice, per quanto famigerata, banda di criminali. Epica la sua rivalità con Turatello, altro malvivente legato per alla mafia, che diventerà poi amico al punto di essere suo testimone di nozze officiate nel carcere di Rebibbia.
Riesce a accumulare una pena di 4 ergastoli e 295 anni di carcere e, nonostante questo, otterrà alcuni permessi e un regime di semilibertà compromesso da un futile furto. Autore di rapine e sequestri di persona è responsabile di almeno 6 omicidi tra poliziotti e gente comune. Schiavo di una incontenibile esuberanza è anche ricordato per le sue spacconate e le sfide fatte a Forze dell’Ordine e acerrimi nemici oltre che per le sue rocambolesche evasioni compresa quella da un traghetto. Celeberrima la frase che scrisse su un muro e dedicata all’allora nemico Turatello: “Te fu il paltò de legn”, ti faccio il cappotto con le assi di legno inteso come bara. Sborone milanese.
#2 Luciano Lutring, il “solista del mitra”
Chiamato il ladro gentiluomo per la sua classe e la sua educazione quasi da lord il piccolo Luciano è attratto dai bulletti del quartiere ma cresce con una sana educazione impartita dai genitori. Studierà il violino del quale conserverà soprattutto la custodia. Infatti in essa nasconderà spesso un mitra e da qui il suo secondo e più famoso soprannome: “il solista del mitra”. Metterà a segno oltre 500 rapine anche se sparare rimarrà sempre l’ultima carta da giocare. Metterà a segno anche dei colpi all’estero ed è in Francia che si arrende dopo una sparatoria nella quale rimarrà gravemente ferito.
Inizialmente condannato a 22 anni di carcere ne sconterà 12 per poi essere graziato dal presidente Pompidou. Sconterà anche del carcere in Italia fino alla grazie ricevuta dall’allora Presidente Sandro Pertini. In carcere scoprirà la vocazione all’arte e alla letteratura. Non era raro incontrarlo in centro a Milano e farsi raccontare delle sue avventure. La vita gli riserverà anche l’enorme dolore di perdere un figlio dodicenne per un banale incidente durante un allenamento di tennis. Luciano morirà nel 2013 a 75 anni. Un lord.
#3 Ezio Barbieri, il “Robin Hood della Ligera”
Nato nel 1922 e cresciuto nel quartiere Isola Barbieri si rende protagonista di numerose rapine e furti, specialmente ai danni di industriali e commercianti che ricorrevano al mercato nero per acquistare merce sottocosto con la “Banda della Aprilia (Lancia ndr) nera” targata 777 come le auto della Polizia e per questo utilizzata perché traeva in inganno le persone. Gran parte del bottino veniva ridistribuito tra la povera gente del quartiere che ricambiava con una omertà mai scalfita. Una sorta di Robin Hood della ligera, diventato celebre per la sua eleganza specie nei vari processi che lo videro protagonista. Finirà a vivere tra carcere e evasioni varie fino all’arresto finale con relativa condanna a 30 anni. Cambierà vita diventando, scontati oltre 25 anni di pena, un rispettabile commerciante in Sicilia. Muore nel 2018. Un bandito gentiluomo.
#4 Ugo Ciappina, il “malavitoso romantico”
Partecipò alla Resistenza durante la seconda guerra mondiale, fu catturato dai fascisti, condotto a San Vittore e quindi torturato barbaramente senza che riuscissero ad ottenere una sola informazione. Questa fama di duro gli valse anche l’entrata di diritto nella Banda Dovunque, una gang di professionisti del crimine che portarono a termine numerose rapine nel nord Italia. Quello che però rese famoso Ciappina fu la Rapina di via Osoppo nella quale pare abbia avuto un ruolo di primissimo piano. La rapina divenne famosa perché architettata in modo che non ci fu spargimento di sangue e perché fruttò la bellezza di 580 milioni in un’epoca che lo stipendio di un operaio si aggirava intorno alle 50.000 lire.
Quasi sempre sfuggito alle maglie della legge per cavilli legali si ripeté nella rapina di Piazza Diaz ai danni della Cariplo ma anche in questo caso uscì indenne dal processo. Mai sparato un colpo di pistola in vita sua Ciappina fa parte di quei malavitosi romantici. Personaggio solitario e schivo che vive oggi nell’anonimato. Un vero dritto.
#5 Francis Turatello, l’efferato principe delle tenebre
Francesco Turatello nacque in Provincia di Vicenza nel ’44. La madre era una sarta veneta mentre del padre non si sa alcunchè. Qualcuno sostiene che potesse essere Frank Coppola famoso con il soprannome di 3 dita ma non esistono fondamenta per poter effettivamente sostenere questa sorta di paternità. Prima del ’50 si stabilisce a Milano in zona Lambrate. Iniziò la carriera di pugile che abbandonò presto per quella del crimine. Divenne il più grande gestore a Milano di prostituzione ma soprattutto delle bische che proliferavano negli anni 70. Quelle che non aprì lui diventarono sue con la forza. Per tutta la vita dimostrò di essere un duro.
Una sera una delle sue “ragazze” ebbe un problema e si rifugiò in un bar ma venne buttata fuori. La sera dopo Turatello, da solo, si recò al bar e picchiò chiunque ci fosse dentro tra gestori e clienti. La sua affermazione nella criminalità milanese gli costò la vita durante uno dei suoi soggiorni carcerari. A Badu ‘e Carros in quel di Nuoro 42 coltellate ne martoriarono il corpo. Nonostante tutto, impossibilitato di difendersi, ricevette l’ultimo fatale colpo alla giugulare stando in piedi affrontando i carnefici. Sicuramente più organizzato di Vallanzasca riuscì a creare un impero all’ombra della Madunina che nessuno mai ha eguagliato. Efferato.
#6 Otello Onofri, la primula di Grace Kelly
In realtà nulla di che come criminale tranne che un giorno si inventa di imbucarsi al matrimonio tra Grace Kelly e il Principe Ranieri. Con documenti falsi e molta faccia tosta si intrufola nei festeggiamenti e per tre giorni alleggerisce vari ospiti fino a rubare il diadema della futura principessa. Scoperto per il miagolio di un gatto pare che si in realtà fece catturare per creare un diversivo ad un complice che se la diede a gambe con la refurtiva. Al posto giusto nel momento giusto.
#7 Bruno Brancher, il ladro babuziente
Non un criminale di livello ma senza dubbio originale. Per un certo periodo si dedicò alle rapine senza però considerare che uno aveva un piccolo problema: era balbuziente. Da qui la decisione che avrebbe continuato a delinquere ma in altro modo. Si dedicò agli svaligiamenti ma soprattutto alle spaccate ai danni delle gioiellerie. Da analfabeta seguì il percorso che lo portò a diventare scrittore con un decreto successo. Impegnato nel sociale partecipò negli anni di carcere alle varie sommosse nel tentativo di rendere più dignitose le condizioni dei detenuti. Morì nel 2019 dopo aver definitivamente svoltato vita. Redento.
ROBERTO BINAGHI
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