La band milanese fu una tra le espressioni più significative del beat italiano.
I BALORDI, i precursori della “canzone demenziale”
# Scrissero la prima versione di “Non è Francesca”
La prima versione di “Non è Francesca” non fu di Lucio Battisti (che comunque la compose con Mogol), bensì di un gruppo musicale milanese che, nel 1967, uscì con un disco contenente la canzone poi portata al successo dal cantante reatino. Questa band meneghina si chiamava “I Balordi” e, inizialmente, ospitò anche Marco Ferradini (quello di “Teorema”), cambiò alcuni assetti, per formarsi definitivamente con quattro componenti: Gianni Muratori (voce e chitarra), il fratello Andrea (chitarra e flauto), Beppe Panzironi (batteria) e Bruno Pellegrini (chitarra). Sono tutti ragazzi nati tra il 1948 e il 1946, milanesi, tranne il romano Panzironi. Arrivavano tutti da esperienze musicali assai eterogenee tra loro, per incontrarsi in un connubio che fu tra le espressioni più significative del beat italiano. La band precorritrice de “I Balordi” era “I Pazzi”, poi, dopo alcuni cambiamenti, prese il nome definitivo.
Tutto iniziò in una cantina di Porta Venezia, poi il sodalizio musicale si spostò a provare in un circolo a San Siro. I loro esordi davanti ad un pubblico avvengono in piccoli locali milanesi, per arrivare all’estate del 1965, quando “I Balordi” mutano leggermente l’organico e vanno a suonare in Romagna, esibendosi nelle discoteche di Cervia, Bellaria e Riccione.
# La specializzazione nel genere beat
Tornati a Milano si ricomposero nella formazione prima citata, con la dotazione di una mandola elettrica e una Fender Stratocaster di Pellegrini. I quattro si specializzarono, come già accennato, nella cosiddetta British Invasion, fenomeno musicale certamente influenzato dalla tournèe italiana dei Beatles nel giugno 1965.
Il genere beat dei Balordi toccava argomenti sentimentali, come la già citata “Non è Francesca”, a generi legati alla voglia di ribellione di quegli anni, come in “Domani devo fare una cosa”, in cui la band canta, “devo cambiar l’umanità; allora ho pensato ad una bomba e tutto il mondo salterà”. Per passare infine al demenziale, come in “Vengono a portarci via ah ! aah !!”, anche se in quest’ultima canzone c’è la velata “denuncia” di come, appena hai un comportamento innocuo ma non aderente alle convenzioni sociali del momento, vieni preso per matto e…ti portano via. Magari al manicomio.
“Noi siamo i nuovi artisti del rumore, i veri artisti e nessuno sa fare baccano così”, è un passaggio di quest’ultimo brano.
# La vittoria al Festival di Napoli
Nel 1967 “I Balordi” cantano al Festival di Napoli, con il brano ” ‘O matusa”, di Palomba e Alfieri: vincono, proponendo una canzone un po’ in italiano e un po’ in un napoletano con una marcata cadenza nordica. Comunque è un pezzo che viene premiato anche perché sa raccontare le dicotomie generazionali.
# Famosi per il “travestitismo” e per essere stati i precursori della “canzone demenziale”
Forse furono i primi artisti musicali italiani a travestirsi in modo assai eccentrico: diverse esibizioni venivano effettuate con i quattro che indossavano abiti femminili, oppure con un componente travestito da antico romano, un altro da Superman, un altro ancora da marinaretto, oppure da anziana nobildonna.
Con alcuni loro brani, sono stati i precursori della così detta “canzone demenziale”, che allora veniva definita, “nonsense”, con uno spiccato umorismo paradossale.
FABIO BUFFA
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