Milano è la città dei grattacieli in Italia ma, tenendo conto di quello che è stato realizzato nel mondo, fino a quale punto potrebbe osare?
I grattacieli di Milano: quale potrebbe essere il progetto più spettacolare?
# I progetti di grattacieli più ambiziosi mai realizzati
Già nel 1956 il famoso architetto Frank Lloyd Wright progettò per Chicago un grattacielo alto un miglio, di ben 528 piani, che però non è stato mai realizzato: nell’’edificio di acciaio e alluminio erano previsti uffici per 100.000 impiegati, un parcheggio per 15.000 automobili e perfino piazzole per l’atterraggio di numerosi elicotteri, ma problemi di ogni genere allora irrisolvibili ne avrebbero impedito la realizzazione.
Questo progetto è da qualche anno in fase di rielaborazione dallo parte dello studio KPF per una possibile realizzazione in Giappone: è lo Sky Mile Tower un grattacielo di 1700 metri, tramite sofisticati software i quali ne prevedrebbero anche un’elevata sostenibiltà, e sarebbe del doppio del Burj Khalifa a Dubai, attualmente il più alto al mondo.
Anche la proposta di Asymptote Architetture, che ha vinto il concorso per il World Business Center Busan del 2007 in Corea del Sud, appare avvincente: una torre di 560 metri composta da tre alti corpi separati e affusolati che si innalzano da un edificio base a partire dal 50° piano e sono raggruppati per garantire la loro resistenza strutturale.
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# A Milano il problema del suolo: il primo edificio oltre i 50 metri
Il sottosuolo di Milano è di natura sabbioso-argillosa, tale da impedire di costruire alti edifici dal peso enorme, che inoltre necessiterebbero di maggior spazio libero intorno e al di sopra di una certa altezza il costo di costruzione tenderebbe a crescere talmente da non essere relazionabile alle quotazioni immobiliari.
E sarà pure per aspetti culturali e sociali, diversamente da come è avvenuto a San Geminiano quando storicamente aveva ben 72 torri, che in città si è dovuto attendere fino agli anni 1932-35 per la realizzazione del primo edificio di 50 metri ovvero di un grattacielo, la Torre Rasini, destinata ad abitazioni di lusso.
# Pirellone e Torre Velasca
In seguito nonostante le raffinate sperimentazioni formali del Pirelli e i ricercati riferimenti goticizzanti della Torre Velasca, entrambi, costruiti a metà degli anni 50 e poi divenuti dei simboli della città, sono stati accusati dalla critica internazionale di essere frutto di una cultura nostalgica, antimoderna. È innegabile che il primo non sia stato originato da un progetto urbanistico mentre il secondo, pur più congruente con altri edifici moderni di Milano, sembra emergere con fatica dalla sua piccola piazza, circondata da edifici.
I grattacieli di Milano da tempo stanno sviluppando sempre più anche la destinazione residenziale. Tuttavia, solo alcuni edifici sono ben disegnati e coerenti con il contesto cittadino, mentre altri ne appaiono estranei, dalle forme improbabili e nessuno sembrerebbe rappresentarla come pure molti in via di costruzione.
# Porta Nuova e Citylife
A Porta Nuova il celebre Bosco Verticale rappresenta si una geniale idea di marketing urbano, per rendere anche da noi “friendly” i grattacieli residenziali, più che un’architettura, o le Torri Solaria e Aria opere di buon professionismo internazionale, che potevano essere costruite qui come in qualsiasi altro luogo urbano.
Il noto quartiere di City Life è certo definito secondo moderni criteri urbanistici, anche se presenta un eccesso di volumetria e la volontà, dovuta al marketing attuale, di sottolineare i tre grattacieli con marchi fortemente diversi, vistoso quello che limita la pregevole Torre Hadid, esprimendo così un carattere di casualità ed estraneità nei confronti della città circostante.
# La Torre Pluralista: il progetto più spettacolare per Milano
Un cenno infine alla Torre Pluralista, un progetto visionario del 1987 dell’artista-designer-architetto Gaetano Pesce, vissuto a New York, che sempre in quell’anno con il “grattacielo vegetale” ha ispirato Boeri Studio per il Bosco Verticale. Questo è edificio, di 40 piani, ciascuno dei quali da realizzarsi da un architetto diverso, che si pensa di costruirlo in Brasile: è un’evoluzione in verticale derivata dalla storica proposta dell’Immeuble-Villa di Le Corbusier. Magari si potrebbe augurare che diventi una provocazione utile anch’essa come spunto per i progettisti degli “spettacolari” edifici milanesi, per andare oltre il solito cliché ideando davvero un nuovo autorevole landmark per la città.
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GUIDO ANGELINI
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