Sessant’anni fa nascevano “I Gufi”, il gruppo musicale, dialettale e cabarettistico milanese più famoso di sempre. Era infatti il 1964 quando iniziavano le prime mosse per la composizione (casuale e decisa dal destino) di un quartetto che, dopo un brevissimo periodo di rodaggio, ebbe da subito un successo straordinario.
I “Gufi”, il gruppo musicale, dialettale e cabarettistico milanese più famoso di sempre
# Composto da un calabrese milanesizzato e tre milanesi doc
Era composto da un calabrese milanesizzato e tre milanesi doc: Roberto Brivio, classe 1938, che si era diplomato all’accademia d’arte drammatica, Nanni Svampa, classe 1938 pure lui, laureato in Economia alla Bocconi, con genitori nati sul lago Maggiore, papà sul versante piemontese, mamma su quello lombardo, poi c’era Gianni Magni, classe 1941, nato in una famiglia circense, si specializzò nell’arte del mimo. Infine c’era Lino Patruno, nato a Crotone nel ’35 e, per amore della musica, arrivato a Milano. Patruno era l’esperto di Jazz.
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# Come è nato il gruppo
Ma come sono nati i Gufi? A seconda del punto di vista, che la si veda dalla parte di Patruno, di Svampa o degli altri due, cambia la prospettiva e la narrazione, un po’ come una di quelle figure a doppio riflesso che troviamo in regalo nelle patatine. Arduo, ma ci proviamo: Brivio, dopo l’accademia d’arte drammatica, si mette a cantare, venendo ingaggiato dalla Ricordi e lì conosce Patruno, che alla Ricordi ci lavorava da qualche tempo. Brivio gli dice di avere delle canzoni “macabre” da proporre, Lino le ascolta e invita Roberto a cantarle in un concerto che il gruppo musicale “Riverside Jazz Band” avrebbe tenuto a Chioggia. Nella “Riverside” suonava proprio l’artista calabrese. Brivio, davanti al pubblico veneto, canta “Vorrei tanto suicidarmi” e “Quando sarò morto”. È un successo.
Lino Patruno conosceva Nanni Svampa, che faceva cabaret e che aveva avuto una discreta esperienza con il gruppo dei Peos. Propone a Brivio di andare a vedere l’esibizione di Nanni al Capitan Kidd, un nightclub milanese, così da due diventano tre. Roberto Brivio in quegli anni collaborava con Cino Tortorella (il Mago Zurlì) in Tv e Tortorella era amico di Gianni Magni, che era noto per la sua bravura come mimo. Magni era perfetto per mimare le canzoni macabre e renderle divertenti. E così arrivano a quattro.
# I Gufi propongono grottesco e politico, popolare e paradossale
I Gufi si esibiscono per la prima volta al Boccaccio di Milano, lo spettacolo va bene ed è la dimostrazione che il quartetto funziona. Nella kermesse che faranno a Torino attirano consensi superiori alle più rosee aspettative: propongono le canzoni macabre, quelle popolari e brani di denuncia sociale. E’ un mix perfetto, nella metà degli anni sessanta, per avere successo, per far rumore. Rumore in un mondo, della musica e della canzone, un po’ troppo ingessato. I Gufi propongono grottesco e politico, popolare e paradossale. Qualcuno oggi definirebbe molte delle loro canzoni “demenziali”, ma erano qualcosa d’altro. Il gruppo canta “Porta Romana bella” e “Contently becchin story” (la storia del becchino contento), “E’ la domenica il giorno del Signore” e “Si può morire”, una canzone di denuncia sociale contro le morti sul lavoro, gli omicidi per motivi religiosi, razziali e ideologici.
# Un centinaio di brani in 4 anni di attività
Dal 1965 (anno di uscita del primo disco, “Milano canta”), al 1969, (anno del primo scioglimento del quartetto), i Gufi incidono un centinaio di brani, tra cui “La Balilla”, “A l’era sabet sera”, “Fischia il vento”, “Bella ciao”, “Va Longobardo”, “Addio Monella” e “Sant’Antonio allu desertu”, una canzone popolare abruzzese che i Gufi elaborarono in una versione considerata blasfema e si presero una denuncia, poi archiviata in sede di giudizio.
# La partecipazione a Sanremo prima dello scioglimento definitivo
Dopo la chiusura del progetto artistico, avvenuta nel ’69, si rimisero insieme nel 1981, conducendo, su Antenna 3 Lombardia, la trasmissione “Meglio Gufi che mai”, sotto la regia di Beppe Recchia. In quell’anno partecipano al Festival di Sanremo (ma come ospiti) con il brano “Pazzesco”, una canzone solo apparentemente leggera. Si esibirono anche in alcune trasmissioni Tv, tra cui Domenica In. Il gruppo si scioglierà definitivamente nel 1982.
Dei quattro artisti è rimasto solo Lino Patruno, proprio il più anziano: Magni fu il primo a lasciarci, nel 1992, Svampa nel 2017 e Brivio nel 2021, sconfitto dal Covid.
FABIO BUFFA
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