Il Palazzo del Senato in via Senato 10 è un luogo curioso. Per i suoi numerosi cambi di casacca e per la strana installazione opera di Mirò. Ma procediamo un passa alla volta.
I mille volti del Palazzo del Senato
Il palazzo è una tra le poche opere realizzate dagli spagnoli quando governavano Milano ancora visibili in città. Nasce come “Collegio Elvetico”, istituzione fondata da San Carlo per la formazione del clero svizzero, costruito a inizio del seicento su un preesistente monastero per volontà di Federico Borromeo: «per ospitarvi studenti svizzeri, provenienti da terre appartenenti alla diocesi di Milano, i quali vi erano preparati a svolgere la funzione di parroci in Valtellina e nei Grigioni, terre « infette » di eresia».
Le forme grandiose e solenni rimandano ai principi della controriforma. L’edificio si articola attorno a due cortili porticati molto scenografici, con due ordini di logge architravate: qello inferiore è dorico mentre il superiore è ionico.
Alle corti classiche si contrappone l’originalità della facciata concava, opera nel 1632 di Francesco Maria Richini (1632) che anticipa il Barocco.
Quando gli Austriaci arrivarono in città soppressero il collegio riconvertendo il palazzo da luogo religioso a politico. Lo trasformarono nel palazzo di governo (1786), mentre Napoleone lo rese il palazzo del Senato del Regno d’Italia, fino al 1814.
Dal 1886 è diventato la sede dell’archivio di Stato di Milano, uno dei più importanti per il patrimonio conservato.
Di fronte alla facciata è collocata la scultura in bronzo “Mère Ubu”, che venne donata alla città dall’artista spagnolo Joan Miró.
Curiosità: il palazzo del Senato ospitò, durante l’età napoleonica, la prima buca delle lettere di Milano.
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