Durante il ventennio fascista Milano è stata protagonista di diversi episodi importanti per la Storia, ma anche luogo di progetti e costruzioni architettoniche che sono rimaste fino ad oggi.
Le 3 OPERE MEGALOMANI che si volevano realizzare nella Milano “fascistissima”
# Le OPERE FASCISTE a Milano
Lo stile dell’arte e architettura durante l’Italia fascista consiste in un incrocio tra il razionalismo e il classicismo neo-romano, quindi un’architettura esemplare e dogmatica, dalle linee decise e dimensioni imponenti, monumentali. Dei chiari esempi sono la Stazione Centrale e il Palazzo di Giustizia.
# La Milano “fascistissima” del Podestà Belloni: grandi viali, tram e Idroscalo
Il primo podestà di Milano fu Ernesto Belloni, legatissimo al regime e intenzionato a lanciare molti progetti di realizzazione di opere pubbliche nella città. Lui volle far diventare Milano “fascistissima”: oltre a voler espandere la città incorporando i comuni limitrofi, l‘idea principale del podestà era quella di risolvere i problemi di traffico nel centro cittadino e di pianificare grandi viali e grandi piazze in cui potessero sorgere monumentali palazzi ed edifici.
Diede il via alla costruzione dell’idroscalo, del Palazzo della Mezzanotte come nuova sede della Borsa, eliminò il Carosello Tranviario di piazza del Duomo e approvò la progettazione dei nuovi tram Carrelli, quelli che circolano ancora oggi. Progetti tutti a debito del popolo milanese.
# Le opere “fascistissime” mai realizzate: il quartiere monumentale, le torri gemelle e l’anello verde attorno a Milano
Tante le idee che invece non videro mai la luce. le tre principali furono:
#1 la realizzazione di un quartiere monumentale in zona Cà Granda
#2 le torri gemelle di piazza Duomo
#3 la realizzazione di un anello di verde che circondava totalmente Milano.
# Il tramonto della Milano del Podestà Belloni
Lo stesso fascismo fu la mano che impedì a Belloni di continuare con i suoi piani di restaurazione milanese: la lotta intestina tra i fascisti fedeli a Mussolini e i fascisti squadristi di vecchio stampo vide il culmine proprio in questi anni. Il podestà di Milano venne accusato da questi ultimi, tra varie cose, di essere il destinatario di tangenti e quindi di approvare progetti non necessari con il solo scopo di guadagnare. In seguito ad un processo giudiziario venne costretto a dimettersi e al confino forzato nella piccola Vetri, in Campania.
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ALICE COLAPIETRA
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