Pare che le carte siano giunte da noi in Europa venendo dal lontano Oriente, grazie ai viaggi di Marco Polo. Da allora, queste hanno preso sempre più spazio nell’immaginario dell’Occidente, non solo come gioco da tavolo, ma anche come enigmatiche portatrici di simboli e di significati.
Il mondo delle carte e del gioco hanno introdotto tantissime espressioni figurate nella cultura occidentale. Nelle carte si celano tanti simboli e tanti rimandi alla vita degli uomini. Le carte ben presto sono diventate infatti anche un modo di comunicare segreti di una saggezza antichissima, basti pensare ai tarocchi. Moltissimi, e molto differenti tra loro, sono i mazzi di tarocchi.
Alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana in piazza Pio XI, 2 di Milano è oggi possibile ammirare fino al 1°luglio l’esposizione “Ludovico Lazzarelli e i Tarocchi del Mantegna nelle collezioni dell’Ambrosiana”. La mostra vede esposte 50 tavole della celebre serie a stampa realizzata nella seconda metà del XV secolo, verosimilmente nel Nord Italia. Le stampe, incise a bulino, si caratterizzano per l’altissima qualità della loro lavorazione, per la finezza del tratteggio e la cura sopraffina di ogni particolare. Divise in 5 serie, le stampe rappresentano il rapporto tra l’uomo e il suo microcosmo con l’universo e quindi tutto il macrocosmo.
Tutta la collezione è infatti avvolta da un profondo mistero: non si sa dire con precisione da chi vennero realizzate queste stampe, dove e con quale scopo esattamente. L’attribuzione ad Andrea Mantegna è stata da tempo smentita, ma le opere continuano ad essere associate al nome del grande maestro, pittore e incisore veneto della seconda metà del 1500. Inizialmente lo stile delle incisioni era stato ricondotto alla scuola fiorentina, poiché vi si sentiva l’influenza delle opere di Baccio Baldini, ma solo alla fine del Settecento, Luigi Lanzi attribuì origine veneta alle stampe, facendo il nome di Andrea Mantegna. In seguito poi, l’origine delle stampe verrà attribuita a un artista ferrarese e messa in relazione con gli affreschi di Palazzo Schifanoia (in particolare con il ciclo del Salone dei Mesi). Secondo gli ultimi studi di Laura Paola Gnaccolini, curatrice della mostra, le opere sarebbero da attribuire a Lazzaro Bastiani, un miniaturista veneziano contemporaneo di Bartolomeo Vivarini.
Tutta la natura del mazzo di tarocchi è molto misteriosa, pare infatti che la maggior parte delle stampe sia stata conservata in esemplari sciolti, con un formato di stampa e alcuni soggetti molto simili a quelli che si trovano solitamente sui tarocchi. Oggi è possibile ammirare le varie stampe singolarmente, non più rilegate all’interno di libri, anche grazie a un supporto multimediale che mostra in digitale l’esemplare attualmente conservato a Pavia, alla Pinacoteca Malaspina. Gli esemplari esposti in Ambrosiana si distinguono per la loro lavorazione sopraffina, per la decorazione con oro in foglie e il ricorso alle lumeggiature dorate.
In esposizione si trova anche il Crater Hermetis di Ludovico Lazzarelli, umanista nato a San Severino nel 1447. L’autore marchigiano si ispirò infatti ad alcune di queste stampe dei Tarocchi per comporre il suo “De deorum gentilium imaginibus”.
La mostra offre uno sguardo molto interessante su un periodo storico ricchissimo come il primo Rinascimento italiano, svelando molti segreti di un’opera tanto enigmatica quanto affascinante.