Fino a poco tempo fa viale Padova era simbolo di degrado.
Ma Milano è fantastica perchè cambia di continuo e luoghi un tempo malfamati possono diventare di tendenza. E’ successo per l’Isola, per Lambrate e ora sta accadendo per la prima periferia nord di Milano che non solo ha cambiato volto: ha cambiato anche il nome. Ora si chiama NoLo, che vuol dire North of Loreto. Very international, very cool.
Per capire la portata rivoluzionaria di questa riqualificazione urbana ripercorriamo in breve la storia di questa parte di Milano.
Ai primi del ‘900 via Padova era l’arteria che portava alle osterie e alle case affacciate sul naviglio, in direzione Monza.
Negli anni ’60 è cresciuta come quartiere operaio, popolandosi di immigrati provenienti soprattutto dalle zone meridionali d’Italia.
Negli ultimi due decenni si è persa al punto da diventare una specie di area 51, la grande kasbah di Milano con un melting pot di etnie di paesi in via di sviluppo e covo di rifugiati in fuga dalla disperazione.
Una via lunga e popolosa, teatro di micro-macrocriminalità in cui era considerato pericolo addentrarsi di sera.
Ad abitarla quasi interamente c’era una popolazione così compatta e talmente poco incline alla integrazione da aver prodotto [ERRATA CORRIGE] * una sorta di ghettizzazione autonoma dei cittadini stranieri. Così massiccia da portare al progressivo abbandono della zona da parte degli italiani, lo sprofondamento della via e di quelle limitrofe in un progressivo stato di degrado fino alla drastica riduzione dei valori degli immobili. Insomma: dalla zona a nord di Loreto ci si teneva alla larga.
L’area intorno a via Padova ha preso il nome di NoLo, crasi di North of Loreto, a nord di Loreto, e sta diventando un luogo di tendenza.
Se solo ieri il Parco Trotter era un luogo noto per il problema della droga, oggi è il fulcro intorno a cui ruotano hipster, florist designer, bikers e biciclettai, artisti di ogni genere con lunghi cappelli e cappelloni, baffi, come vuole la moda 3.0.
Un’intera generazione di artisti e creativi che ha riconquistato l’area.
I muri solitari sotto il sole imbrattati di scritte e graffiti si sono tramutati in vivaci strade con eventi di quartiere, laboratori di creativi, gallerie d’arte e persino uno spazio di coworking (Talent Garden).
NoLo è oggi un posto dove gli immigrati di nuova generazione collaborano con i cinesi locali. Dove gli artisti producono oggetti anche dalle forme erotiche più palesi e solo a pochi passi dai luoghi di preghiera dei musulmani locali. NoLo è dove il miracolo dell’integrazione non è più tanto tale, perché sta diventando un dato di realtà. E’ dove i giovani architetti scommettono e progettano. Si inaugurano locali, mercatini e attività terziarie.
NoLo, un quartiere di passaggio che ben testimonia la nuova rinascenza di cui è protagonista in questi anni Milano. La leva è stata simile a quella che ha determinato il rilancio di Berlino: l’abbinata di ambiente internazionale e prezzi bassi degli affitti ha attirato giovani creativi e costituito un terreno fertile per le start up.
A raccontarlo via social ci sono Susanna Tosatti e Elena Biagi dalla pagina Facebook YoLo in Nolo, ovvero “You only live once in NoLo”, che hanno postato le foto (sopra).
Un angolo di Milano fino a ieri dimenticato e di cui un po’ ci si vergognava, che oggi è paragonata a New York e che tutti cominciano a riscoprire.
Una nuova fotografia di Milano che, numeri e foto alla mano, è stato oggetto di un ben documentato reportage firmato D.Repubblica nell’articolo di Francesca Sironi con immagini di Andrea Frazzetta, come questa
- 79.796 È il numero totale dei residenti nella zona via Padova/Loreto.
- Se Milano negli anni si è spopolata, qui la densità è aumentata, rispetto ai 69mila residenti del 2003.
- 33% È la percentuale degli stranieri (27.105 persone) fra gli abitanti, della zona. Mentre gli autoctoni sono diminuiti, gli extracomunitari sono raddoppiati.
- +107. I neonati stranieri sono più dei coetanei: 1.166 contro 1.059.
- È “sorpasso” anche fra i 25 e i 34 anni: gli extracomunitari sono 6.326, i milanesi 5.570.
- Sono invece solo 400 gli stranieri con più di 65 anni. Le provenienze più frequenti sono dall’America Latina (maschi e femmine in ugual misura), dall’Africa del nord (i maschi immigrati da lì sono il triplo delle donne) e l’Asia orientale (dalla Cina arrivano più donne che uomini).
NoLo sta diventando metafora di una Milano che non ha paura di cambiare e di puntare in alto, non solo con i grattacieli, ma anche con la creatività.
*”la cosiddetta ‘gentrificazione'” > ERRATA CORRIGE. Come correttamente fatto notare dai lettori, il termine ‘gentrificazione’ è stato inserito in modo inappropriato. Mi scuso con loro e ringrazio per la segnalazione.
le gentrificazione è il processo inverso a quello che hai descritto tu… è quando i ricchi si comprano le case dei poveri…
e comunque la descrizione che dai del quartiere è veramente fantasiosa e scollata dalla realtà
Paola, la “gentrificazione” non è “una sorta di ghettizzazione autonoma dei cittadini stranieri. Così massiccia da portare al progressivo abbandono della zona da parte degli italiani”, ma il suo esatto contrario: è il cambiamento urbanistico di un quartiere che porta a una rivalutazione del valore commerciale della zona e a un cambio della popolazione: via la classe operaia e popolare, dentro i benestanti. Te lo dico in modo che tu possa aggiornare l’articolo. Dopo di che posso dirti che questo rischio “gentrification” è più raccontato che reale.
Bel pezzo.
Se non fosse per quella “gentrificazione” il cui significato è esattamente l’opposto di quanto indicato!
“Gentrification: processo complesso che comporta il miglioramento fisico del patrimonio immobiliare, il cambiamento della gestione abitativa da affitto a proprietà, l’ascesa dei prezzi, e l’allontanamento o sostituzione della popolazione operaia esistente da parte delle classi medie”.
Articolo di fantasia che rispecchia più le speranze di chi lo ha scritto che la realtà…
Basta fare un giro in una qualsiasi delle agenzie immobiliari della zona per scoprire la verità; nessuno, in particolar modo gli stranieri vuole stabilirsi in via Padova… quando si parla di via Arquà non vanno nemmeno a vedere gli appartamenti perchè sanno che non li venderanno.
Per non parlare di tutte le iniziative abortite per la troppa instablità sociale della zona; ricordo il mercatino di Natale con pista di pattinaggio al Trotter, progetto pronto, ma giudicato troppo pericoloso; o l’installazione “artistica” davanti alla farmacia, dopo le foto di rito con i politcanti di turno è stata spostata da un’altra parte.
Quand’è che qualcuno avrà il coraggio di fare un vero articolo?
Paola, ti scrivo dal Social District di NoLo, la mappa che avete allegato confonde le idee. Il quartiere ha caratteri molto diversi e la mappa allegata da voi include persino Cimignano/Gorla le quali hanno una loro diversa storia. So che sono uscite molte mappe, tutti ne tracciano una, ma la verita’ ad oggi e’ che NoLo sta ancora prendendo forma nel suo essere quartiere e forse solo con il tempo i suoi confini saranno piu’ facilmente tracciabili.
Non ho parole, una sfilza di stronzate scritte così, bellamente, come se veramente avessero un senso od un qualsiasi fondamento. Geografie fantasiose, cenni di storie inesistenti, addirittura il commentatore del social nolo che chiama Cimiano come fosse un borgo toscano: Cimignano.
Cazzo, gli extracomunitari di via Padova sono più integrati di voi. Ma vivete veramente a Milano? Forse era Misano?
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