Una strada sterrata, senza parapetti, guardrail o muretti che delimitino il bordo stradale, costeggiata da precipizi ricoperti da una fitta vegetazione che non permette di vedere il fondo… Insomma, già solo dalla descrizione questo percorso non sembra essere molto sicuro.
Ed è dalle migliaia di persone che hanno perso la propria vita su questo sentiero che deriva il suo nome, per il quale non c’è bisogno di molte spiegazioni: “El Camino de la Muerte”.
Il “cammino della morte”: la STRADA PIÙ PERICOLOSA del mondo
# Un viaggio che sfida il destino sulla strada più pericolosa del mondo
Una strada relativamente breve di circa 60 km è considerata la più pericolosa del mondo. Si tratta della via degli Yungas, il collegamento tra La Paz, capitale amministrativa delle Bolivia, e la selva amazzonica.
Ma c’è un “piccolo” problema: il dislivello è notevole, pari a circa 3600 metri. Questo significa che chi percorre la strada passa da un clima freddo ad uno caldo-umido tipico della foresta amazzonica. E ciò comporta incredibili disagi: infatti, le variazioni climatiche tipiche della Bolivia creano pericolosi banchi di nebbia intervallati da piogge incessanti. La visibilità ridotta, unita alla larghezza della strada di appena 4 metri, trasforma senza alcun dubbio questo viaggio in una sfida contro il destino.
# A causa dell’erosione, ci sono state molte vittime
El Camino de la Muerte fu costruita all’inizio degli anni ’30 scavando lungo i pendii delle montagne. La sua conformazione l’ha sempre resa soggetta alla caduta di massi, pietrame e frane, soprattutto a causa delle piogge e del clima tropicale del luogo.
E questa erosione causata dall’acqua ha provocato molte vittime per cedimento stradale, per l’impossibilità di mantenere il controllo dei mezzi o di vedere chiaramente il bordo stradale.
# Dopo le numerose morti, sul Camino de la Muerte è stata adottata la “guida all’inglese” che ha risolto il problema solo parzialmente
Proprio su questo percorso si è verificato l’incidente più grave della storia della Bolivia che provocò quasi 100 morti.
Era il 1983 quando un autobus precipitò giù dal dirupo mostrando tutta la crudeltà della strada più pericolosa del mondo.
Ma gli incidenti si susseguirono numerosi e sono testimoniati dalle tante croci poste per commemorare i morti. Nel 1990 fu chiara la necessità di apportare modifiche in grado di tutelare la sicurezza dei frequentatori del Camino de la Muerte. Così, si cambiarono le regole della strada: gli autisti devono tenere la sinistra in modo da vedere più chiaramente dove finisce il bordo stradale.
Questa “guida all’inglese” ha diminuito il tasso di mortalità collegato alla percorrenza di questa strada, ma non l’ha cancellato. Infatti, ogni anno si registrano almeno 200 morti, numero in cui sono inclusi anche i numerosi ciclisti che sfidano la strada più pericolosa del mondo.
# Un percorso che mette alla prova le capacità dei ciclisti più esperti: il coraggio è ricompensato dall’impagabile panorama
Dal 2007 l’ultimo tratto della strada è stato sostituito ed è percorribile soltanto in bici con l’aiuto di guide esperte. E, nonostante questo, il suo fascino è rimasto immutato: ogni anno attira numerosi ciclisti esperti che vogliono mettere alla prova le loro capacità sfidando lo sterrato del Camino de la Muerte.
Sicuramente un percorso adrenalinico, ma la bellezza dei panorami è davvero unica: gli alberi della foresta amazzonica e delle Ande ricoprono come un tappeto tutta la superficie.
Continua la lettura con: La STRADA più CORTA del MONDO: 2 metri e 5 centimetri
ALESSIA LONATI
Riproduzione vietata a chi commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Leggi anche: La borghesia milanese s’inchina a Blackstone: 1 miliardo senza gara e i silenzi ai soci dell’ad Scotti
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.