Dopo due anni di pandemia, la ripresa della stagione turistica non potrà mai essere la stessa. Tra i tanti cambiamenti intervenuti in un biennio passato prevalentemente nell’isolamento delle mura domestiche, c’è da annotare sicuramente l’accresciuta importanza dell’intrattenimento televisivo on demand, in particolare quello delle serie TV. E per ritrovare e rivivere i luoghi di un film o uno sceneggiato che abbiamo particolarmente amato, non c’è niente di meglio che andare a visitarli direttamente sul posto.
Personalmente subisco particolarmente questo fascino, e nel libro Bandiere per Tutti si narra di quando visitai un centro commerciale a Jakarta, Indonesia, per pranzare nel ristorante della fenomenale pellicola horror The Raid 2. Considerando che siamo prossimi all’assegnazione dei premi Oscar, andiamo allora a scegliere 7 pellicole tra quelle candidate alle statuette, per analizzare e dettagliare il fenomeno del cineturismo, dal trend assolutamente crescente.
IL CINETURISMO: un trend da Oscar
#1 King Richard
Se siete fan delle sorelle Williams, eterni astri del tennis statunitense, oppure se amate Will Smith, il grandissimo attore di Men in Black, potrete trovare in questa pellicola (non eccezionale, a dire il vero) la vostra ispirazione del momento. Largamente ispirato al fenomeno del biopic, il film narra il ruolo fondamentale di Richard Williams nel portare al successo planetario le figlie, attraverso gli inizi difficili di ogni storia hollywoodiana.
La maggior parte delle riprese si svolge a Compton, città della Los Angeles metropolitana, nelle classiche stradine di villette basse, mentre i vari terreni sportivi che si vedono nel film sono quelli di Irvine (un campetto di basket di periferia per bulli), Burbank (il primo torneo di tennis vinto) e Claremont (i primi allenamenti professionistici). Tutte località della contea di Los Angeles o nel caso di Irvine, appena fuori dai limiti della città metropolitana, che si potranno aggiungere a tutte le attrazioni che la città degli angeli può offrire, tra cui lo straordinario LACMA (Los Angeles County Museum of Art).
#2 Il potere del cane (The power of the dog)
Pellicola da consigliare certamente a tutti gli appassionati di western, questo dramma a tinte fosche (pure troppo, forse) ha ben quattro attori candidati per i rispettivi ruoli di protagonisti o non protagonisti (tra cui Kirsten Dunst). Tratta fedelmente da un romanzo dello scrittore statunitense Savage, narra tra le righe la difficoltà di vivere l’omosessualità nel 1925 (e anche nel 1967, anno di uscita del libro).
Nonostante la trama sia (anche nella pellicola) formalmente ambientata in Montana, USA, i luoghi delle riprese vengono dalla terra della regista, la rediviva Jane Campion di Lezioni di Piano. È quindi la Nuova Zelanda il posto da raggiungere per ritrovare la narrativa del film, nelle valli interne dell’Otago (teatro di più riprese sull’incedibile statale che attraversa formazioni rocciose), dove il ranch della famiglia fu ricostruito direttamente come quinta in una zona senza segni di presenza umana. Altre location del film sono la cittadina dal nucleo conservato di Oamaru e la splendida stazione ferroviaria di Dunedin, che si possono facilmente abbinare nel giro turistico dell’isola del sud neozelandese alla favolosa località lacustre e montana di Queenstown.
#3 È stata la mano di Dio
Tra le pellicole selezionate per l’Oscar di miglior film internazionale che premia le pellicole girate in una lingua diversa dall’inglese, in questa edizione del 2022 campeggia anche il nuovo film di Sorrentino, uscito in esclusiva per Netflix. La storia è totalmente autobiografica, rendendo la pellicola poco interessante dal punto di vista narrativo, mentre molto bella è la resa scenica dei posti narrati tra Napoli e dintorni nei mitici anni dell’arrivo di Maradona e del primo storico scudetto nel campionato di calcio per la squadra della città partenopea.
Conosciamo le meraviglie dell’Italia e la fotografia eccezionale della pellicola selezionate per noi. Già in partenza si apre una sorta di Grand Tour delle attrazioni principali: dalla Piazza Plebiscito alla Galleria Umberto I della vecchia capitale del Regno delle Due Sicilie fino alla balconata delle ferie estive del regista ragazzo sulla Costiera dalla località poco nota ma meritevole di Vico Equense. Altre scene che definiremmo quasi quinte teatrali portano alla ribalta le rovine romantiche di Cuma ai Campi Flegrei e la notissima piazzetta centrale dell’isola di Capri, quasi irriconoscibile in regime di assenza di turisti. Se siete venuti fino a qua sulle tracce del regista, non dimenticate di visitare il Vomero, quartiere collinare di Napoli dove Sorrentino ha realmente vissuto prima di prendere il treno per Cinecittà.
#4 Drive My Car
In questo caso parliamo di un film che risulta candidato sia come miglior film internazionale che come miglior film di lingua inglese, dovuto al fatto che parte dei dialoghi sono in questa lingua nelle prove di un gruppo di attori teatrali giapponesi, coreani, cinesi e filippini. La storia è tratta nientemeno che da un racconto del grande Murakami, e narra (tra le altre trame accessorie del film) del rapporto profondo che si instaura tra una giovane autista e un uomo di mezza età segnato dagli eventi della vita, in una pellicola interessante che dura un po’ troppo per l’attenzione di un pubblico medio.
Già dal titolo si intuisce quanto ci sia di road movie in questa storia molto particolare, all’ombra dell’iconica vecchia Saab 900 rossa. C’è quel Giappone che non ci aspettiamo, ma a cui potremmo facilmente rendere omaggio innamorandoci di questa storia, dalla periferia di vita quotidiana di Tokyo alle strade innevate dell’isola settentrionale di Hokkaido, raggiungibile via traghetto (a sua volta presente in una scena pivotale del film). Ma il cuore delle vicende è la città di Hiroshima, raffigurata dai suoi bar di hotel, dal suo centro culturale, dai suoi parcheggi sotterranei, dal suo inceneritore con vista panoramica e soprattutto dallo splendido Akinadao Bridge che conduce a un’isoletta dei dintorni dalle strade costiere sinuose. Combinate la visita con quella di Nagasaki a perenne memoria di quello che non vogliamo vedere mai più, fermandovi anche a mangiare i famosi ramen di Fukuoka.
#5 Licorice Pizza
Torniamo su schermi prettamente di casa per gli Academy Awards, dato che l’ultimo film di Paul Thomas Anderson (il regista di Magnolia, da non confondersi con il Wes Anderson di Grand Budapest Hotel) è stato girato interamente nelle località della San Fernando Valley, un’iconica valle urbanizzata nella contea di Los Angeles definita dalle montagne delle Transverse Ranges che la circondano, dove il regista è nato. Licorice Pizza è la storia del cammino difficile di un amore giovanile ambientato nei favolosi Settanta, ostacolato da differenze anagrafiche che non contano mai veramente nulla. Il fascino della pellicola (riuscita) e delle sue locations darà sicuramente luogo a fenomeni di cineturismo specifico.
Il film ruota attorno ad ambientazioni ricorrenti, tra cui la scuola media di Tarzana con il suo porticato coperto teatro delle vicende della high school del film, il teatro di North Hollywood dove i protagonisti si abbracciano sullo sfondo oppure l’ufficio postale di Encino della campagna elettorale e il ristorante (italiano, in realtà) degli incontri con personaggi oltre le righe interpretati nientemeno che da Sean Penn, Tom Waits e Bradley Cooper. E se il cuore delle riprese è in quell’isolato di Chatsworth dove fianco a fianco convivono i flipper e i materassi ad acqua, la discesa del camion rimasto senza benzina attraverso splendide strade collinari potrebbe sembrare proprio quella di Mulholland Drive, pochi chilometri più a sud, film epocale di Lynch che tra i primi inaugurò il filone del cineturismo.
#6 Belfast
La seconda giovinezza di Kenneth Branagh, autore teatrale e cinematografico formatosi agli esordi con versioni cinematografiche dei capolavori di Shakespeare, passa anche dalle nomination per miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale per il suo Belfast, storia in parte autobiografica dalla sicura presa sul pubblico. Girato quasi interamente in un bianco e nero pregnante, il film ci porta a vivere la fase storica nota come The Troubles, ossia i disordini tra protestanti e cattolici che hanno avuto luogo tra la fine dei Sessanta e la fine dei Novanta del secolo scorso in Irlanda del Nord, quelli che sarebbe opportuno studiare a scuola, magari al posto degli uomini primitivi.
La quasi totalità della pellicola, escluso un volo d’uccello iniziale (a colori) sugli impianti portuali di Belfast, da dove partì la sfortunata avventura del Titanic, è stata girata in un set ricostruito all’estrema periferia di Londra, molto verosimile. Sono stati utilizzati anche i locali della vicina scuola abbandonata di Farnborough, Grove Park nella finzione, teatro dell’amore impossibile tra un bambino di famiglia protestante e una bambina di famiglia cattolica. Se andate a Belfast, però, vedrete interi quartieri dove tuttora si respira l’atmosfera di divisione tra le due comunità religiose, da Shankill Road a Sandy Row, con le tipiche case basse, i murales dell’orgoglio dell’odio e le barricate del film nel frattempo divenute muri divisori.
#7 La persona peggiore del mondo (The worst person in the world)
Chiudiamo questa nostra rassegna con la pellicola che più ci ha impressionati, anche dal punto di vista del suo potenziale cineturistico. Tra i film candidati nella categoria internazionale compare anche questo capitolo finale della Trilogia di Oslo del regista danese residente in Norvegia Joachim Trier (anche qui, nessun rapporto con il più noto Lars Von Trier di Melancholia), che narra in maniera esemplare il fallimento di una generazione rimasta preda di domande a cui non ha voluto mai dare risposta.
La capitale norvegese, che fino ai Duemila era una città che non poteva reggere il confronto con le altre capitali scandinave, oggi riluce di bellezza propria. Innamorandovi di questo film, cosa assolutamente probabile, potreste decidere di prendere il primo volo di una compagnia low cost per inseguire le varie splendide locations dove si muovono Julie, Aksel ed Eivind. Il sito ufficiale del turismo della città non ha perso tempo e (anche se mancano alcune location tra cui la carrellata di finestre abbandonate e gli svincoli autotradali) ha messo a disposizione di tutti un articolo per rivivere i luoghi di questa pellicola acclamata.
Un primo segnale di quello che il cineturismo è destinato a divenire, nel corso dei prossimi anni, quando le località faranno a gara per ospitare le riprese di quel tal film o serie TV. Noi, nel frattempo, cominciamo a partire!
Continua la Lettura con: La classifica dei 7 LUOGHI TURISTICI più SOTTOVALUTATI di Milano (mappa)
LORENZO ZUCCHI
Copyright milanocittastato.it
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.