Il coronavirus me l’ha portato via. La sua passione politica vivrà con me

Il ricordo di mio nonno: dalle sponde del Fiume Po, una testimonianza che non avrei mai voluto raccontare

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Mi ritorna in mente l’ultimo momento con lui. Due mesi fa, la sua solita risata, l’abbraccio forte ma forse non abbastanza, la mia promessa non mantenuta di rivederci dopo qualche settimana a causa del “lockdown”.

Il coronavirus me l’ha portato via, ma la sua passione politica mi sarà da esempio

# Il ricordo di mio nonno, dalle sponde del Fiume Po, una testimonianza che non avrei mai voluto raccontare

Ricordo una persona dall’animo gentile, discreta nella sua presenza, autoironica, dalla battuta dissacrante a smorzare anche le situazioni più drammatiche, sempre disponibile con me e miei fratelli. Il legame con lui era speciale, forse perché ci somigliavamo sotto tanti aspetti sia caratteriali che nel modo di vedere la vita. Tifoso nerazzurro da sempre, una passione condivisa, ha visto la Grande di Inter di Helenio Herrera e ha vissuto con me il Triplete di Mourinho.

L’altra sua passione era la politica, quella locale del piccolo paese, intesa come servizio alla comunità: Sindaco in due paesi del Polesine, nel Veneto più povero, Canaro e Occhiobello dove è ancora ricordato per il suo impegno disinteressato. Il Comune di Occhiobello, noto alla cronache come luogo in cui nel ’51 il Fiume Po ha rotto gli argini causando la più grande alluvione dell’epoca contemporanea in Italia, è anche quello dove mio nonno ha trascorso quasi tutta la sua vita e dove il suo impegno politico e sociale è stato attivo fino a che la “malattia che porta a dimenticare le cose quotidiane” ha preso il sopravvento. Questo era mio nonno, ora non c’è più.

Ricoverato per una brutta caduta e poi contagiato dal coronavirus nell’ennesimo focolaio ospedaliero, di cui nessuno era conoscenza, è stato trasferito in un centro covid-19 dove ieri è venuto a mancare dopo quasi un mese senza la visita di un famigliare. La lontananza da rispettare dovuta alle misure di prevenzione imposte agli ospedali non ci hanno consentito nemmeno di seguire l’ambulanza al momento del ricovero e a causa del “lockdown” vivendo in Lombardia non potrò accompagnarlo nel suo ultimo viaggio in Veneto: la sensazione di abbandono che mio nonno avrà provato nei suoi momenti di lucidità, l’impossibilità di fargli avere non solo la nostra presenza ma nemmeno qualche “straccio” in più di quei pochi avuti con sé al momento del trasporto in ambulanza è straziante.

# La necessità di nuova responsabilità politica

Il dito puntato dai politicanti contro noi cittadini è inaccettabile e insopportabile, a fronte di una loro totale irresponsabilità nel preservare la salute delle persone più fragili e degli operatori sanitari impegnati in uno sforzo sovrumano senza protezioni, nell’incapacità di pensare ai sentimenti negati di famiglie che non hanno più notizie dei loro cari ricoverati fino al giorno della loro dipartita. Non riuscirò a mettermi il cuore in pace finché non avrò profuso ogni sforzo per contribuire a cambiare il paradigma di una politica che ha smarrito la bussola e lasciato gli uomini soli a combattere disarmati contro le stesse istituzioni che dovrebbero esser al loro fianco.

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Lo devo ancor di più oggi per onorare le memoria di mio nonno, a tutti coloro a cui è stata tolta la dignità di morire circondati dai loro affetti e a tutte le famiglie allontanate dai loro cari negli ultimi giorni della loro vita.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.