Il duo Carnovsky: da Fabio Filzi alla conquista di Singapore

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South Beach (Photo: RENDY ARYANTO/Visual Verve Studios)

Persino a Singapore, la città-stato per antonomasia, Milano gioca un ruolo da protagonista.
Nel JW Marriott Singapore South Beach Hotel, da poco inaugurato nel cuore pulsante della città e fiore all’occhiello dell’architettura cittadina, i muri, i soffitti e i pavimenti degli ascensori sono completamente ricoperti da immagini di un gigantesco calamaro (leggendario spauracchio dei mari di tutti i tempi e i luoghi), realizzate dal duo Carnovsky.

Tutto il fascino e l’eleganza dell’ascensore firmato Carnovsky

Il nome non vi dice niente? Il duo creativo Carnovsky è autenticamente milanese: con sede in via Fabio Filzi, è il nome d’arte scelto per la rivoluzione del bolognese Francesco Rugi e della colombiana Silvia Quintanilla, esponenti del cosmopolitismo meneghino, giovani talenti e pionieristici esploratori dell’iride umana e dei giochi che la luce può giocarle, e giocarci.

Gli interni degli ascensori del Marriott viaggiano per tutto lo spettro del visibile, ammaliando i suoi passeggeri che, assicurano, non vedono l’ora di ripetere l’esperienza.
I loro foulard RGB, che sta per Red Green Blue e sono i colori di uno dei filtri per la codifica delle immagini più usati nei nostri computer, sono stampati di modo che al variare della luce che li illumina cambia il colore percepito della loro superficie.
La parola d’ordine è metamorfosi, a partire dal nome: Carnovsky è l’alter-ego letterario di Zuckerman che è a sua volta l’alter-ego dello scrittore Philip Roth nel suo romanzo Zuckerman Unbound. Giochi di specchi e trasformazioni. I due, poi, sono affascinati dall’idea del mutamento, del perenne scorrere ed evolversi delle cose, dalla sottile linea rossa che univa reale e fantastico nelle antiche incisioni di storia naturale. D’altronde, se fossero un museo sarebbero il rinomato American Museum of Natural History di New York, parola loro.

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“La Giungla”, la loro psichedelica installazione per la mostra “Colore” al MUBA di Milano

Degno di nota è anche il progetto Love ’60, dove radiatori industriali vengono sviluppati come fossero insegne al neon di altri tempi, la massima funzionalità con il massimo dell’ornamento.
Tornando al Marriott, il Carnovsky ha lavorato ad un progetto che ha richiamato professionisti alla stregua di Sir Norman Foster: siamo ai massimi livelli.
Singapore è una realtà a cui Milano deve ispirarsi, ma già oggi ospitiamo impulsi creativi che richiamano l’attenzione delle migliori città del mondo. Qui abbiamo raccontato solo un piccolo esempio, nel mondo senza confine dei dettagli, ma al contempo una prova di quanto valore l’atmosfera milanese sia in grado di generare e di quanta qualità si nasconda nei suoi meandri.


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Giacché questa è la verità: ho abbandonata la casa dei dotti e ne ho chiusa la porta dietro di me.