In tutto il mondo si sono avute manifestazioni di protesta contro lockdown, misure restrittive e, in generale, contro la perdita delle libertà fondamentali.
L’effetto di tutte queste manifestazioni è stato di rafforzare la politica delle restrizioni. L’esempio più evidente in Italia è stata la manifestazione dei gilet arancioni guidati da Pappalardo che ha avuto come seguito la denigrazione e la squalifica di qualsiasi pensiero non allineato.
Sul fronte opposto non si registra in nessun paese al mondo una manifestazione pro lockdown o per inasprire le misure di restrizione.
A questo punto l’idea vincente per esorcizzare questa paura e per mettere in evidenza i veri estremismi potrebbe essere proprio questa: di indire una manifestazione di pandemisti, ossia di terrorizzati dal virus che sostengono le politiche più restrittive.
Proviamo a immaginare, migliaia di manifestanti che si tengono a grandissima distanza, sospettosi gli uni verso gli altri, tutti bardati di più strati di guanti e mascherine, separati da plexiglass, immersi in nuvole di disinfettanti, procedere a cadenza di slogan tipo: “We want lockdown!”, “Zone rosse per tutti!”, “Isolamento totale!”, “Passaporti sanitari!”, “Morte agli untori!”. Che inveiscono contro chi vedono in giro e appongono scritte o adesivi sulle auto e sui negozi per denunciare chi vuole circolare o lavorare.
Come in una dimostrazione ab absurdum, vedere manifestare l’estremismo pandemico potrebbe fare ragionare le persone e indurle a un atteggiamento più moderato e tollerante verso chi non la pensa come loro.
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MILANO CITTÀ STATO