Le ultime elezioni sono state una rivoluzione. Hanno portato al vertice del potere in Italia due partiti antisistema e non paragonabili a movimenti del passato o di altre nazioni. Un altro elemento non secondario è che Milano è alla testa di questa rivoluzione. Già in passato, infatti, la città è stata protagonista sulla scena politica nazionale ma mai come ora è stata il centro decisionale delle fazioni che si dividono il potere in Italia.
La storia del potere politico di Milano
Le più grandi trasformazioni nella politica italiana sono nate a Milano. Il fascismo e il socialismo italiano a Milano hanno assunto una rilevanza nazionale. Qui è stato fondato l’Unità, il primo quotidiano comunista italiano, e a casa di Enrico Falck è stata concepita la Democrazia Cristiana. Sia l’Unità che la Democrazia Cristiana si sono trasferite poi a Roma e, nel dopoguerra, Milano si è concentrata sull’economia, lasciando alla capitale il dominio esclusivo sulla politica.
Dopo diversi decenni vissuti all’ombra del Parlamento, negli anni ottanta Milano torna protagonista nella politica italiana con Bettino Craxi che, alla guida di un partito di minoranza, mai oltre il 13%, si pone a capo del governo più influente del decennio.
Il partito socialista di quegli anni ha la roccaforte a Milano e rimarrà sempre profondamente milanese anche durante il periodo governativo. La dialettica di quegli anni tra PSI e DC è anche espressione di modi di gestire il potere segnati dalla geografia: il PSI si riallacciava al socialismo europeo mentre la DC era più ancorata a una tradizione tipicamente italiana e, per molti aspetti, romanocentrica.
Milano crea e Milano distrugge. L’inchiesta Mani Pulite del 1992 condotta dal Tribunale di Milano smantella il sistema del finanziamento illecito dei partiti, spazzando via le principali forze politiche che avevano governato il Paese dal dopoguerra.
Da Milano riparte la seconda Repubblica con Forza Italia di Silvio Berlusconi affiancato dalla Lega che, inizialmente, era stato l’unico partito a difendere l’operato dei giudici milanesi.
Milano al potere, ma ancora una volta non è un potere esclusivo, e, piano piano, la politica torna ad essere progressivamente centrata su Roma.
Il paradosso del PD di Renzi: il partito meno milanese è il più amato da Milano
Si approda alla storia recente con l’arrivo al potere del PD che ha guidato il Paese con tre esecutivi consecutivi negli ultimi cinque anni. Si tratta di governi in cui la partecipazione di Milano è stata irrisoria. Il PD aveva sede a Roma e i personaggi più influenti erano di Firenze e dintorni. Milano è stata praticamente assente: niente milanesi nelle più alte cariche dello Stato, né ai vertici dei partiti della coalizione di governo, nè tra i ministri più importanti. Nessuno dei dirigenti del PD milanese ha assunto un ruolo rilevante nel partito o nel governo nazionale. Durante gli esecutivi a guida PD Milano è stata relegata in periferia, almeno dal punto di vista della rappresentanza o dei centri decisionali, eppure è accaduta una situazione paradossale.
Il PD renziano ha perso colpi in tutta Italia ma non a Milano. La città è stata al suo fianco, tra i pochi, al referendum di riforma costituzionale e, tra i pochissimi, alle ultime elezioni nazionali.
Anzi, alle ultime elezioni, Milano ha appoggiato il partito meno milanese della storia repubblicana, voltando le spalle alle due principali forze politiche che hanno conquistato il resto degli italiani: Lega e Movimento 5 stelle. Due forze politiche con molti elementi diversi ma uno in comune: avere la testa a Milano.
alle ultime elezioni, Milano ha appoggiato il partito meno milanese della storia repubblicana, voltando le spalle alle due principali forze politiche che hanno conquistato il resto degli italiani: Lega e Movimento 5 stelle. Due forze politiche con molti elementi diversi ma uno in comune: avere la testa a Milano.
Lega e 5 stelle: nemo propheta in patria
Il centro destra attuale è fortemente milanese. Forza Italia è Silvio Berlusconi, milanese con il quartier generale ad Arcore. La lega, che ha sede in via Bellerio, con Salvini è diventata molto più milanese di quella di Bossi e Maroni: sono milanesi i principali esponenti emergenti della nuova scena salviniana, Morelli, Siri, Borghi, insieme allo stesso capo del partito e candidato premier.
La Lega milanese ha spadroneggiato al nord, tranne che a Milano, rimasta sorda anche alle sirene dell’altra forza politica che ha vinto le ultime elezioni.
Il Movimento 5 stelle ha dominato al sud ed è guidato da Di Maio, campano che ha poco a che fare con Milano. Eppure non è un mistero che il centro di potere del Movimento 5 stelle sia la Casaleggio Associati da cui è partito il movimento.
Ha sede in via Gerolamo Morone, in pieno quadrilatero della moda. Da qui Davide Casaleggio dopo aver ricevuto l’eredità del padre, definisce la linea politica e strategica del movimento e gestisce la piattaforma di partecipazione del movimento, attraverso l’associazione Rousseau, con l’appoggio esterno, ma ancora determinante, di Beppe Grillo.
La rivoluzione del 4 marzo è anche questa: le leve decisionali delle principali fazioni che si dividono il potere in Italia sono a Milano.
Ed è la prima volta nella storia del Paese.
le leve decisionali delle principali fazioni che si dividono il potere in Italia sono a Milano.
Ed è la prima volta nella storia del Paese.
ANDREA ZOPPOLATO