Una, cento, mille Milano: Milano caotica, Milano da bere, Milano che non dorme mai. Milano dove tutto è possibile perché è la New York d’Italia e San Babila è la sua Time Square. Eppure appena dietro a San Babila ed ai suoi negozi, ai suoi cantieri infiniti ed al suo rumore esiste una serie di vie e palazzi che per la pace e la tranquillità di cui sono permeati sono detti Il Quadrilatero del Silenzio.
Con questo nome viene designato il quartiere racchiuso tra via Serbelloni, via Mozart, via Cappuccini e via Vivaio e che ha avuto tra i suoi estimatori Manzoni, Parini, Beccaria e Stendhal.
È già bello anche solo lasciarsi andare e perdersi tra queste vie, a piedi o in bicicletta, perché il traffico è rarefatto, ma, volendo visitare almeno gli imperdibili, ecco i sei luoghi imperdibili da mettere in elenco.
Il QUADRILATERO del SILENZIO: i suoi SEI TESORI
#1 Villa Necchi Campiglio e le sue atmosfere di inizio novecento
Entrate da Piazza Duse, che io trovo la più delicata tra le piazze milanesi, con il suo affaccio sui Giardini Montanelli, i bar e le latterie vecchia Milano dove prendere un cappuccino con calma: meravigliosa. Poi girate a sinistra verso Via Mozart. La prima delle bellezze da visitare è, anche per fama, la Villa Necchi Campiglio che si trova in Via Mozart 14. La villa fa sfoggio di tutto quello che di modernissimo aveva il liberty. Ho avuto la fortuna di organizzarci diversi eventi tra il 2009 e il 2014, ma ogni volta che torno a vederla mi rivela un qualche particolare in più, che sia il mosaico dei bagni o gli armadi del guardaroba, che invidio spudoratamente. Progettata dall’architetto Piero Portaluppi, la villa è stata donata dalle sorelle Necchi al FAI ed è quindi visitabile: entrare qui è come fare un tuffo nell’atmosfera milanese di inizio Novecento, con la veranda, il campo da tennis e la piscina esterna (che fu tra le prime private in città). All’interno, poi, si trovano arredi déco, oggetti d’uso quotidiano e molte importanti opere d’arte. Il giardino da solo vale la visita ed in primavera è uno splendore.
#2 Villa Mozart, il palazzo giardino
Non lontano, in Via Mozart 9 è Villa Mozart. Oggi è sede della Maison di alta gioielleria di Giampiero Bodino, ma quando sono arrivata a Milano, nel 1996, una parte era la sede di rappresentanza del Rotary e per me è fonte di tanti ricordi, cene, speaker interessanti, aperitivi e gioventù rotaractiana, tra le sue sale di marmi lucidi e barocchi. L’esterno è totalmente rivestito di edera verdeggiante.
#3 Invernizzi, la villa dei fenicotteri
In Via Cappuccini 9 si trova invece Villa Invernizzi, famosa soprattutto per il giardino segreto più conosciuto di Milano. La villa è privata non visitabile, ma se vi trovate al cancello e sbirciate sarà possibile vedere dei fenicotteri rosa e non avete bevuto troppi Negroni sbagliati: sono veri e abitano da queste parti dagli anni 70. Ci stanno benissimo e sono stati adottati da Milano e dai milanesi.
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#4 L’esoterismo di Palazzo Berri Meregalli
Appena prima, in Via Cappuccini 8, si trova Palazzo Berri Meregalli, esuberante esempio di architettura eclettica: un edificio che combina elementi romanici, gotici e liberty in un risultato dall’effetto dirompente. Particolarmente rappresentativa è la sua facciata d’angolo, ma se ci si affaccia nell’androne si può ammirare anche la “Vittoria Alata” dello scultore milanese Adolfo Wildt, attivo nei primi anni del Novecento.
#5 L’orecchio dei desideri di Palazzo Sola-Busca
Sempre dello stesso artista si trova, non distante, l’orecchio di bronzo posto accanto alla porta d’ingresso del Palazzo Sola-Busca (che da qui ha preso il nome di “Ca’ de l’Oreggia”), in via Serbelloni 10. L’opera era originariamente il citofono della magione, oggi invece serve a dare speranza ai turisti che vi bisbigliano un desiderio, perché si narra che si avveri. E visto che non costa nulla perché non provare?
#6 Il dialogo nel buio
Nota a parte, in via Vivaio 7, merita l’Istituto Italiano Ciechi. All’interno è possibile fare un’esperienza unica: il dialogo nel buio. Questo percorso si differenzia da un’esposizione tradizionale per l’assenza totale di luce e per il fatto che i visitatori per esplorare gli ambienti devono affidarsi esclusivamente ai sensi del tatto, dell’udito, dell’olfatto, del gusto.
La visita avviene in gruppi di massimo 8 persone e va prenotata. I visitatori compiono un percorso nel buio della durata di un’ora e 15 minuti. Si passa per alcune ambientazioni che richiamano situazioni di vita quotidiana, tutte diverse, da scoprire attraverso i sensi e il dialogo con la guida non vedente, svelando «un altro modo di vedere». Dopo aver attraversato i diversi ambienti, l’ultima tappa è un bar dove, sempre nell’oscurità più totale, si commenta l’esperienza vissuta. Tutti i visitatori ne escono cambiati. Vale la pena farlo primo o poi.
Ancora pochi passi e da un lato si torna a San Babila, dall’altro c’è Corso Venezia ed i suoi giardini nascosti verso Via Senato. Un altro degli angoli di Milano che adoro.
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SIMONA FRIGNANI
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